Cecilia Kass (Elisabeth Moss) è intrappolata in una relazione violenta con il ricco scienziato Adrian Griffin. Una notte prepara le valigie, disattiva le telecamere e scappa di casa dopo averlo drogato. Ma l’incubo, per la donna, è appena iniziato…

Adattamento del romanzo L’uomo invisibile di H. G. Wells e reboot dell’omonimo film del 1933, The Invisible Man ha un altro padre nobile: l’eccelso L’uomo senza ombra di Paul Verhoeven, che lo supera per humour noir e ritmo, ma che condivide con questa versione il tema dell’ossessione malata di un uomo per una donna. Se nel classico del regista olandese la vicenda che legava Kevin Bacon a Elisabeth Shue era mitigata dalla presenza del gruppo di colleghi scienziati e da quell’atmosfera un po’ trash, tipica della cinematografia sci-fi di quel periodo, stavolta la storia si concentra quasi esclusivamente sulla donna ed il suo rapporto col carnefice.

Proprio in quest’ottica The Invisible Man riesce ad essere allo stesso tempo, un grande thriller, un horror raffinato e anche un film sociale e femminista molto convincente (lo stalkeraggio subito dalla protagonista non è dissimile da quello che potrebbe subire una donna in condizioni normali e in questo senso l’incipit è eccezionale). La regia di Leigh Whannell, che oltre a essere in questo caso anche lo sceneggiatore è stato il co-creatore insieme a James Wan della saga di Saw, risulta particolarmente efficace nell’alternare momenti di quiete apparente ad altri, durante i quali esplode la violenza (la fuga della protagonista dal carcere psichiatrico è una delle migliori sequenze viste di recente) Particolarmente felice è la scelta di Elisabeth Moss come protagonista: l’attrice lavora di sottrazione, presentandosi come donna assolutamente ordinaria ma capace di mostrare una caparbietà e forza di volontà fuori dal comune per di uscire dalla gabbia che il suo stalker le aveva costruito attorno.

Ennesima dimostrazione che, se in messo in buone mani, anche del materiale originale vecchio di quasi un secolo può ancora funzionare bene, The Invisible Man è uno dei migliori film (anche se, ahimè, la concorrenza è ben scarsa, per evidenti motivi) del 2020. Posto abbiate (ancora) voglia di spaventarvi un po’…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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