101  Esperienze di Filosofia Quotidiana è un ironico prontuario su come trasformare attività ordinarie in spunti di riflessione, in piccoli eventi che possano incidentalmente ridefinire l’approccio con la quotidianità. Il compendio è messo a punto da Roger-Pol Droit, divulgatore francese di filosofia i cui lavori sono stati tradotti in più di venti lingue.

Devo dire che amo molto questo genere di pubblicazione perché mi permette di unire la mia indole da lettrice a quella parte più giocosa nell’approccio al libro che ciascuno di noi si lascia alle spalle, non saprei neanche dire bene a quale età, ma più o meno quando il testo smette di essere anche un gioco da colorare e ritagliare, per diventare una cosa seria che necessita calma, concentrazione e mani pulite.

101 esperienze di filosofia quotidiana è un compendio, un campionario, una guida composta da 101 consigli per trasformare banalissime esperienze della vita di tutti i giorni in occasioni di piccole indagini filosofiche sul mondo circostante, per essere più presenti a noi stessi e imparare a trovare il lato meno scontato e ovvio di attività ordinarie. Ogni esperienza è corredata da indicazioni di durata, materiale ed effetto. L’esercizio può richiedere pochi secondi o un paio d’ore, a volte non è necessario alcuno strumento, altre una penna, una scala, un cinema. L’effetto a cui l’attività mira può essere, tra gli altri, pacificante, sconcertante, rallegrante. Insomma, un’ampia scelta di situazioni e stimoli per affinare i sensi e far rifiorire l’immaginazione.

Volendo si può seguire l’ordine di impaginazione, ma io ho preferito passare da una voce all’altra, qualche volta aprire a caso, ma soprattutto scorrere l’indice e lasciarmi ispirare dal titolo. Come anticipavo: ho giocato tra le pagine le pagine del libro. I più creativi invece potranno scegliere partendo dall’indice della durata, dei materiali e degli effetti per risalire al tipo di attività.

101 esperienze di filosofia quotidiana

Scorrendo l’indice la prima voce che ho scelto è stata “Camminare al buio”, ma prima di andare a leggere ho formulato tra me e me la spiegazione per cui proprio quell’attività mi ha attirata più delle altre. Il primo motivo è che i colori non esistono al buio, essendo il colore la percezione visiva delle radiazioni elettromagnetiche dello spettro visibile. Non sapevo bene cosa farci con questi ricordi di fisica del liceo, ma è il primo che mi è venuto in mente. Poi ho pensato al fatto che prima di addormentarci spegniamo la luce, ma questo è l’unico momento nella nostra vita in cui lasciamo che la luce ceda il passo al buio. In ogni altra occasione, quando rientriamo a casa la sera, a causa di un blackout, o quando inizia a imbrunire, il gesto istintivo è esattamente quello contrario: dobbiamo far luce per muoverci, stare insieme, lavorare, vivere. Tutto quello che conosciamo lo conosciamo soprattutto alla luce naturale o artificiale, il buio trasforma il quotidiano in un mondo sconosciuto. Formulati questi pensieri sono andata a vedere cosa mi suggeriva l’autore e in effetti l’esperienza del camminare al buio è consigliata proprio per apprezzare la perdita di certezze e di punti di riferimento, per rendersi conto di come la realtà un attimo prima alla nostra portata diventi di colpo insondabile.

Altro esercizio, stavolta davvero inconsueto: “Manifestare da soli”. Si consiglia di camminare per strada come se nulla fosse, ma iniziando a scandire interiormente slogan magari contro il governo e le sue politiche, infervorarsi, sfidare le autorità, reclamare i propri diritti a gran voce ma sempre restando esteriormente indifferenti. A quel punto pensare alle conversazioni interiori che forse anche gli altri stanno portando avanti:

La strada tranquilla dove si incrociano persone che vanno e vengono, dove ciascuno è assorbito nei propri pensieri, seguendo il proprio cammino, è forse il teatro muto di segrete proteste e di impercettibili insurrezioni

Le esperienze spaziano dal “Chiamarsi da soli”, al “Cercare un alimento blu”, oppure “Provare tanti vestiti” partendo dall’idea che l’abito è anche un codice sociale, economico e culturale che si presta a essere usato anche come costume di scena: possiamo non solo vestirci, ma anche provare a immedesimarci in personaggi, evadere da noi stessi, vederci diversi in pochi minuti.

Gli stimoli di Droit sono dunque molteplici, scherzosi, e richiedono solo la volontà di stare al gioco e, perché no, magari prendere spunto per creare una lista di proprie attività da esperire in modo inusuale stimolando la nostra immaginazione e pungolando le nostre capacità analitiche.

Nota

101 Esperienze di Filosofia Quotidiana di Roger-Pol Droit è pubblicato da Blackie Edizioni. La traduzione è a cura di Sandro Mancini



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Mara Ricci

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