Il volume conclusivo della trilogia di Kids with guns riprende la narrazione dal cliffhanger con cui si chiudeva il precedente volume. Ma il tempo a disposizione di Capitan Artiglio è agli sgoccioli, così si corre a velocità indemoniata verso l’inevitabile confronto finale tra Dan, Dave e Duke. I tre fratelli Doolin, figli del fuorilegge Bill “La morte”, avevano da lui ereditato i poteri conferiti dai Teschi di Moloch, artefatti del popolo di “vampiri dello spazio” Xyantu, indigeni del pianeta in cui si svolge l’intera vicenda. Attorno ai fraintendimenti, ai silenzi e alle gelosie dei tre fratelli, assistiamo al destino delle “famiglie” di ognuno di loro: la Bambina-senza-nome, il suo sauro, il Cherubino e Memee “Sinfonia”, legati a Dave; la banda di super-criminali del Mucchio Selvaggio, “ereditata” da Duke e pronta a concludere la conquista del territorio della Valle; Hana, la “sacerdotessa oscura”, e gli abitanti di Xandria, città ricostruita da un redento Dan e ultimo baluardo di libertà.


Accentuando una tendenza in essere sin dal primo volume, la narrazione di Kids with Guns 3: Coda diviene corale. Il primo obiettivo dell’autore è evidentemente chiudere i cerchi narrativi dei personaggi che ritiene principali. Una scelta chiara che, però, paga lo scotto di una foliazione leggermente inferiore rispetto ai precedenti volumi (in particolare rispetto al primo) e della necessità di dover far coesistere le conclusioni individuali con la grande battaglia finale.

Per questo motivo la grande battaglia, a dispetto di quanto suggerito dai personaggi e da una preparazione piuttosto rapida, assume l’aspetto di una serie di duelli e di rese dei conti quasi individuali. Un’espediente che sposta l’attenzione dei lettori e delle lettrici sui tre fratelli Doolin, allontanandosi definitivamente dai punti di vista della Bambina-senza-nome e di altri personaggi secondari. Si tratta di un cambio di marcia sostanziale e di un vero e proprio tradimento del titolo dell’opera – di “kids”, ormai, ne sono rimasti pochissimi. Una scelta che, secondo me, è riconducibile all’esigenza narrativa di liberarsi dei difficilmente gestibili superpoteri dei Teschi di Moloch e porre un freno alla “sindrome di Dragonball” che aveva caratterizzato lo svilupparsi della vicenda.


Questa “sindrome”, cioè l’esponenziale aumento di poteri di alcuni personaggi che li rende eccessivamente al di sopra di altri, è un punto debole che emerge frequentemente in questo terzo volume, sia per le necessità sopraesposte sia perchè, d’altro canto, nel contempo è venuta meno la necessità di delineare le caratteristiche di ambientazione weird western che fosse anche allo stesso tempo uno scenario efficace in cui far agire i personaggi, delineandone . Un lavoro a cui Capitan Artiglio aveva dedicato gran parte dei due volumi precedenti con risultati così ottimi che, sono certo, presto o tardi si presenterà l’occasione per ritornare nella Valle ed esplorare meglio alcuni suoi aspetti profondamente affascinanti. Da questo punto di vista ritengo che la produzione cinematografica italiana, in particolar con gli spaghetti western, possa davvero fornire un ottimo spunto, vista l’affinità di fondo, ma anche uno slancio per costruire vicende meno legate al contesto fantastico e più personali.


Concludendo: spero che Bao Publishing decida prima o poi di riproporre l’intero arco narrativo di Kids with Guns in un unico volume o, eventualmente, in un cofanetto unico – magari accompagnato da una ricca art gallery, sulla falsariga di quanto visto nel secondo volume – in modo da poter apprezzare il racconto senza interruzioni, senza dover “ricordare” chi ha fatto cosa e, soprattutto, in un binge reading che finirebbe per smussare le poche piccole pecche di questo volume finale grazie al ritmo serrato che attraversa Kids with Guns dall’inizio alla fine. 


Kids with Guns 3: Coda
di Capitan Artiglio
Bao Publishing, 2020



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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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