Che bomba Ashfall, film d’apertura delle 22° edizione (digitale, per quest’anno!) del Far East Film Festival. Una bomba atomica, per la precisione, come quella che il governo di Seul decide di detonare all’interno del Monte Paekdu, con l’intento di scongiurare una quarta e devastante eruzione del vulcano al confine tra le due Coree che raderebbe al suolo l’intera penisola. Il solo problema è che gli ordigni necessari a mettere in atto l’azzardato piano si trovano al Nord, in attesa che la Marina americana arrivi a prenderle in consegna come conseguenza dell’accordo di denuclearizzazione appena siglato. Tocca dunque all’artificiere Jo In-chang (Ha Jung-woo) mettersi a capo di un’improbabile task force di infiltrazione di Nord Corea che avrà il compito di far evadere la spia doppoiogiochista Ri Jun-pyeong (Lee Byung-hun), individuare il luogo in cui si trovano i missili atomici e posizionare il devastante ordigno nel punto esatto all’interno della montagna.

Una trama esagerata che fa da cornice a un’opera che in un paio d’ore ambisce a condensare decenni di cinema action orientale e occidentale. Si parte fortissimo con una Seul squassata da un terremoto da 7.8 gradi sulla scala Richter i cui grattacieli letteralmente si sbriciolano sulla spettacolare fuga automobilistica tra le macerie di Jo In-chang, per continuare con inseguimenti alla Terminator, contaminazioni videoludiche e un finale che omaggia l’epica conclusione di Armageddon. A tenere insieme questa esplosione di azione ci pensa il rapporto tra i due co-protagonisti, l’artificiere e la spia del nord, che si snoda lungo il canovaccio del buddy movie regalando momenti e situazioni al limite del grottesco.

Forse per mascherare passaggi di trama inspiegabili, e dunque semplicemente elisi senza troppi fronzoli, Ashfall fa dell’abbondanza la sua linea guida: un’abbondanza di stili registici, di generi, di lingue e di rimandi  che non riescono deviare la pellicola dal binario che la condurrà a quel finale intuibile già nei primi 10 minuti, ma che aggiungono una vena fracassona che aiuta  a sorvolare anche su qualche passaggio a vuoto.

Il culmine, senza dubbio, è la scena in cui in cui l’ordigno nucleare si trova incastrato e traballante nel baule di un taxi, al centro di un’animata discussione sul suo destino tra la task force sudcoreana, la spia nordcoreana, un manipolo di marines americani e i servizi segreti cinesi, ovviamente ciascuno nel proprio idioma, mentre il timer scorre e sullo sfondo un gigantesco vulcano è sull’orlo di esplodere e radere al suolo un paese intero.

Quel che manca alla pellicola della coppia di registi Kim Byung-seo e Lee Hae-jun è il valore aggiunto, quello che porta alcune opere citazioniste a superare la mera somma degli elementi di cui si compongono, ma resta apprezzabile anche come semplice summa e celebrazione del genere action. Gli elementi ci sono sono tutti: il protagonista buono Jo In-chang che si ritrova in una missione più grande di lui, preoccupato di mettere in guarda l’ignara moglie incinta, ma non del suo destino; l’antagonista che nel tempo diventa co-protagonista, aprendosi e rivelando le sue fragilità che innescheranno la trama paterna del film; il professore che aveva predetto il disastro e che nessuno ha voluto ascoltare; una pioggia di effetti speciali e un evento naturale cataclismatico e all’apparenza inevitabile.

Il tocco in più, almeno per noi occidentali, è lo sguardo in chiave action sul conflitto coreano latente (il Monte Paekdu al confine con la Cina è quello da cui sostiene di discendere la dinastia dei Kim) visto da Sud, che ribalta il ruolo USA-Cina a cui siamo abituato e ci offre un’immagine del Nord comunque filtrata e faziosa, ma più fondata di quella lontana e poco credibile a cui ci hanno abituato i mezzi d’informazione.

Ashfall è destinato a raggiungere le sale italiane distribuito da Minerva, anche se ovviamente vista la situazione non c’è ancora una data. Nel frattempo però per l’intera durata del Far East Film Festival è possibile guardarlo in streaming acquistando un accredito che consente di fruire di tutti gli appuntamenti della manifestazione (proiezioni, talk, incontri con gli autori, etc.) sia on demand sia seguendo la cara vecchia programmazione festivaliera, anche in digitale.

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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