Avete presente Andrew W.K.? Quello che si veste sempre di bianco e fa musica rock e con Party Hard ci ha preso il cervello in mano, l’ha fatto leccare da un ipnorospo e poi ce l’ha rimesso a forza nella scatola cranica? Se avessi fatto il bookmaker, vi avrei consigliato di giocare tutto su Andrew W.K. per il futuro del rock americano. E avremmo tutti perso. Perché poi c’è stata l’accusa di frode da parte di un enigmatico “Steev Mike”, i siti con le cospirazioni, il tour motivazionale nelle università, il focus costante sulla positività. Tutti elementi enigmatici e respingenti per il grande pubblico. Sì, ok, qualche grande singolo qua e là… ma parliamoci chiaro: Andrew W.K. è un personaggio sfuggente e misterioso, distante anni luce dall’idea che volevamo farci di lui a inizio carriera. E, nota a margine, è così che nascono le icone.

In questi giorni, data astrale 2020, è uscito un documentario su Andrew W.K. (disponibile gratuitamente su YouTube, ma che non sfigurerebbe su Netflix) realizzato dal filmmaker indipendente Flavio De Feo.

Ma prima, parliamo del realismo. A noi non piace il realismo: non necessariamente. Siamo su un pianeta infetto, incendiato da continue guerre e rivolte, sangue che sprizza in giro, credete che ce ne freghi qualcosa del realismo? Vogliamo i film con tripli salti rotanti, supereroi, mostri, effetti speciali in 3D, musica ad alto volume. O quantomeno, una storia capace di farci dimenticare, fosse anche per un momento, quanto sia faticoso sorridere dietro la mascherina mentre si è in fila per entrare al supermercato.

Ecco, Your Friend Andrew W.K. è esattamente questo: una storia in cui vale la pena perdersi per 50 minuti. La storia di uno sfigato qualunque che è riuscito a emergere dalla massa, fino ad ascendere allo status di “dio del party”. E la spiegazione passo per passo di come sia riuscito nel colpaccio. Un piccolo documentario che contiene grossi spunti di riflessione sul potere della musica, della perseveranza e delle reazioni a catena. C’è quasi del cattivo gusto. C’è sicuramente molta filosofia, ma il punto è quello: Andrew W.K. è così, che ci vuoi fare?

Oh, quasi mi dimenticavo di menzionare un altro particolare vincente: lo stile del documentario. Un ritmo serrato, quasi additivo, nel quale i momenti di respiro vengono centellinati con la giusta cura. Niente effettoni o grafiche sopra le righe, ma solo la volontà di tenere alto l’interesse di chi guarda, con una narrazione stratificata e un montaggio capace di tenere le fila di un insieme di tecniche apparentemente complesse. Bravi tutti.

Your Friend Andrew W.K. di Flavio De Feo è disponibile a questo link oppure direttamente qui sotto:



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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