Il mondo della finanza è il diavolo del nuovo decennio. Un inferno di disperati che rincorre soldi e potere, slegato dal mondo reale che viene tempestato dalle ceneri dell’hubris degli ambiziosi arrivisti che distruggono le vite degli onesti lavoratori. Questa è l’idea che l’uomo della strada si fa di un mondo che è prima di tutto molto misterioso. House of Lies cerca di entrare nel mondo che ha portato l’occidente in ginocchio.

Marty Kaan è nato per il mondo della finanza. Non è un banchiere o un investitore, è un consulente finanziario. Secondo la sua stessa ammissione, il suo lavoro è basato sul nulla. Viene chiamato a risolvere problemi in enormi corporazioni che dovrebbero avere i mezzi per capire da sole che cosa stanno sbagliando. È un lavoro che richiede la capacità di capire chi si ha davanti, leggere le loro debolezze, le loro ambizioni, le loro idiosincrasie, i loro desideri. Marty è il campione di questa disciplina. È capace di distruggere chiunque con un paio di osservazioni precise, dopo aver capito esattamente che tipo di persona ha davanti. Magari dopo avere conquistato la sua fiducia.

Marty lavora con tre colleghi nella società di consulenze Galweather & Stearn. È una star: è ambizioso, sicuro di sé, brillante. La sua guida permette al suo team, composto da tre giovani promettenti, di risolvere tutti i casi che affrontano. La vita professionale di Marty è ottima. Quella privata, meno. È un padre single, e la madre di suo figlio è folle, e sua rivale professionale. Ma, grazie tra l’altro anche all’aiuto di suo padre, Marty riesce a dare una buona vita alla sua famiglia, che gli vuole bene. Fuori dalle mura di casa, Marty è un animale sbizzarrito. Gli piace vincere, andare a letto con chiunque, prendere droghe. Finché il suo lavoro, la sua famiglia e il suo privato continuano a mantenere il loro equilibrio, tutto va bene. Quando, però, le tre realtà cominciano a influire l’una con l’altra, la sua vita crolla. E le fragilità di Marty cominciano ad affiorare in superficie, mostrando una personalità molto più complessa di quella che cerca di vendere a chi lo circonda.

Marty Kaan è interpretato da Don Cheadle, un attore enorme da sempre, qui alle prese con un ruolo affascinante, perfetto per un attore del suo calibro. Marty è un attore, nasconde il suo dolore dietro un muro di finta sicurezza che lui stesso costruisce per proteggere un temperamento straordinariamente sensibile, il vero segreto dietro alla sua straordinaria capacità nel leggere le persone. House of Lies, creata e prodotta da Matthew Carnahan, funziona soprattutto grazie alla sua interpretazione, ma anche per uno stile abrasivo, che descrive il mondo che racconta senza sconti sia alla sua miseria che al suo potere di seduzione. Ogni puntata è percorsa da terribili bassezze e da momenti di grande umanità. E da tantissimo sesso, spesso ben poco seducente, il tipo che gente disperata usa per riempire per qualche istante il buco nero nella loro anima. Tutto il cast dà grandi prove, e al fianco di Cheadle spicca Kristen Bell, capace di apparire allo stesso tempo glaciale, seducente, fragile e rocciosa, in un ruolo che gioca molto con quello della donna in un mondo straordinariamente sessista.

House of Lies è una delle serie meglio recitate e più brutalmente oneste che girino in televisione. Ricorda che dietro agli enormi gruppi finanziari, che per molti funzionano come mostri senza scrupoli, ci sono esseri umani. Spesso rotti, ambiziosi, irrazionali, che possono fare crollare una corporazione per un tradimento, un capriccio, o per distruggere un nemico. Non ci sono grandi piani o cospirazioni. C’è solo un cumulo di nervi che tiene in ostaggio mezzo mondo.

L’ultima scena di House of Lies è fatta solo di sguardi, due primi piani che si alternano in un dialogo muto, infuocato. La fine perfetta per una serie che è una lezione continua di recitazione, e una delle più oneste esplorazioni dei desideri umani che si sia vista da tempo.

Questa recensione è tratta da Players 14, che potete scaricare gratuitamente dal nostro Archivio.



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Emilio Bellu

Scrittore, cineasta, giornalista, fotografo, musicista e organizzatore di cose. In pratica è come Prince, solo leggermente più alto e sardo. Al momento è di base a Praga, Repubblica Ceca, tra le altre cose perché gli piace l'Europa.

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4 Comments

  1. veramente più che finanza si tratta di consulenza. Strategia, organizzazione, crisis management etc. Per ovvie ragioni non possono parlare di McKinsey, ma di qualcosa molto simile. Chiunque abbia avuto a che fare almeno 5 minuti con il mondo della consulenza, capirà facilmente che la serie tratta il lavoro del consulente in modo molto molto molto superficiale. House of Lies è una serie in realtà fatta male, un continuo “poteva essere ma non è”. E no non basta buttare qua e la un CAGR e fingere di scrivere diagrammi per fare una serie sulla consulenza.

  2. vi consiglierei di cambiare mckinsey in galweather and stern, così sembra che l’autore del pezzo si sia limitato a leggere il testo su wikipedia.

  3. Hey Giuseppe, grazie per la correzione; in effetti non ricordavo il nome della compagnia, ho controllato sul Wiki e ho preso una cantonata. Ho aggiornato il testo.

    Per il resto capisco che la serie possa essere molto surreale per chi conosce quel mondo, ma questo è il caso per quasi tutte le serie TV, da Entourage a ER. Nonostante questo, credo che riesca a parlare di ambizione e fragilità in maniera molto efficace.

  4. ciao Zion, io in realtà non credo si tratti così tanto di fragilità. Questo tipo di persone sono in realtà macchine costruite per raggiungere quello scopo. Non si tratta di soldi in se (marthy khan è un equity partner ed ogni operazione conclusa gli porta in tasca diversi soldi), ma di potere, capacità di scindere qualsiasi cosa in microtask pur di arrivare all’obiettivo. Il sesso è visto come mezzo per affermare il potere o come semplice “diversivo” antistress. Tanto dalle donne che dagli uomini. La stessa Bell, è in realtà uno squalo in un mondo ipercompetitivo. La scena finale con la rivelazione dello scandalo sessuale (cosa che è MOLTO comune nelle società di consulenza) non mette in luce delle “donne fragili”, ma in realtà dimostra che nelle proprie gambe le donne avessero un arma in più per scavalcare i colleghi maschi. E questo tipo di persone sono spaventosamente reali…

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