Amo internet. Ciò che amo di più sono i commenti, perle – spesso involontarie – di cinismo, arguzia, crudeltà e idiozia. Ho il sospetto però che il rapporto di Makkox coi commentatori online sia un po’ più complesso: sarà l’effetto collaterale di anni passati a leggere “Chissà che farai quando non ci sarà più Berlusconi!”, come fosse una battuta divertente.

In una notte di novembre però Berlusconi si è fatto davvero da parte – in realtà era solo nascosto dietro la tenda, ma questo lo avremmo scoperto solo in seguito – e Makkox ha continuato imperterrito nella sua opera di spietata rappresentazione del quotidiano incastrandolo in vignette verticali senza perdere un colpo, tanto che dopo un anno passato in compagnia del suo algido Monti, della Fornero piangente e di un Napolitano naif e pazzariello, verrebbe quasi da chiedersi “Berlusconi chi?!”. Quasi.

Non so se l’abbia presa sul personale spinto dalle risate di quelli che “E mo’ che non c’è più?!”, ma la produzione satirica di Makkox raccolta in The Full Monti sta a dimostrare che le sue strisce funzionano perfettamente anche senza il protagonista principale degli ultimi anni. Parte del merito va anche al cast di comprimari, mai avari di spunti, ma quel che spicca nella lettura del volume è la capacità di Makkox di cogliere fin dalla prima rappresentazione di un nuovo soggetto quel dettaglio che ne incarna inequivocabilmente l’essenza.

Ciò che su carta invece si può cogliere solo parzialmente è l’altro prezioso talento di Makkox, ovvero la sua capacità di rielaborare un format antico, la vignetta satirica, mettendola al servizio di un medium che per sua natura vive costantemente nell’immediato presente. Dico parzialmente perché il formato del libro – stretto e lungo – riesce a dare un assaggio della sua peculiare narrazione pensata per lo scrolling del mouse, ma non può restituire il gusto corposo della lettura a pochi minuti di distanza dall’evento, mentre la notizia è ancora calda. In compenso non si rischia di sputare il caffè sullo schermo.

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Ciao Marco! Oggi non sei più solo quello che gli amanti del fumetto conoscono per Canemucco e Le Divisioni Imperfette, ma anche e forse soprattutto quello delle vignette sul Post, condivise su Facebook e Twitter da tanti che non hanno mai letto un fumetto in vita loro, oltre che un autore televisivo. Nella percezione popolare ciò significa avere svoltato. Dal mio punto di vista invece è la conferma che in Italia col fumetto non si portano in tavola tre pasti al giorno, nonostante il talento. Qual è la verità?

Ti rispondo parafrasando un personaggio de Il sarto di Panama di John Le Carrè, scrittore che adoro: la verità è sempre volgare, posso provare a essere sincero.
Sinceramente, io non ci campo coi fumetti, e so che non è colpa di nessuno: non mia, non della realtà oggettiva che mi circonda. Io e ‘sto mondo del fumetto non combaciamo, o combaciamo non abbastanza in quelle meccaniche che farebbero sì che io viva di parole e disegni senza compromessi, quindi faccio anche altro.
Però non rinnego la mia esperienza di autore televisivo. Scrivere per la tv o per il cinema è qualcosa che ho sempre dichiarato di voler fare. Certo non è come disegnare fumetti. Guardo molti film e tantissima tv, ma passo anche tante ore in automobile e non per questo saprei montare un semiasse.
Che significa tutta ‘sta tirata? Che non ho svoltato.

Nel frattempo, nel fumettomondo italico è esploso Zerocalcare, che seguendo una parabola molto simile alla tua ha piazzato – primo in Italia  due volumi in cima alla classifica di Amazon. Eppure a Lucca gli addetti ai lavori, autori inclusi, lo guardavano come un alieno, una comparsa in un mondo che non gli appartiene. Il successo di Zerocalcare indica che qualcosa sta cambiando, o lo scetticismo degli autori suggerisce che nulla cambierà mai?

Lo scetticismo degli addetti ai lavori, autori inclusi, indica che sono morti.
Zero mi vanto d’averlo prodotto per primo, e l’ho prodotto per incredulità e dispetto. Pur avendo lui già pubblicato sulla rivista Canemucco, che di visibilità ne ha avuta, nessun editore lo aveva contattato. Allora mi son detto: non è possibile, questo è un mostro, lo aiuto ad autoprodursi.

Alla prima presentazione a Roma, in una piccola fumetteria, del libro La profezia dell’armadillo io dissi senza iperbole: Zero spaccherà il mondo, vedrete. Poi l’ho convinto ad aprire e gli ho messo su un blog su cui pubblicare periodicamente le sue storie. All’inizio lui era scettico. Aveva timore che quelle storielle non le avrebbe lette nessuno. Poco dopo fui contattato dal provider che mi segnalò che per loro era impossibile sostenere quella mole di traffico web.

In Italia se vuoi svoltare coi libri, fumetti, narrativa, qualsiasi cosa, devi venderli a chi non li compra. A chi non li compra abitualmente, intendo. Zero vende fumetto a chi non compra fumetto, perché lui racconta storie alla gente, non ai lettori, o ai lettori di fumetto, o ai lettori di fumetto manga stampato assolutamente come in originale al contrario in bianco e nero colle onomatopee originali, che quest’ultimi immagino in tutta Italia costituiscano un bacino utenti di ventitrè ricoverati al CIM.

Zero è uno che ha svoltato grazie al merito, non vincendo X-Factor, non con un jackpot, e questo è un segno di speranza, per alcuni, di sconforto per altri.
È umano che ‘sti ultimi si facciano rodere il culo, dall’oltretomba.

Canemucco n.3

A distanza di un anno dalla prematura conclusione del progetto Canemucco, e dallo strascico di polemiche con l’editore che ne è seguito, come valuti quell’esperienza? La tua produzione più strettamente narrativa si è fermata grosso modo in quel periodo con la pubblicazione di Ladolescenza: c’è un legame tra i due eventi?

L’esperienza Canemucco, che deriva dall’esperienza web di Coreingrapho.com, è stata meravigliosa. Il backstage sanguinoso, si fa per dire, è poca cosa, e volatile nella memoria, almeno nella mia. Il ricordo che ho dell’uomo Francesco Coniglio, più che dell’editore, è buono, una sensazione buona come il pane, alla lettera. Le cose sono andate come sono andate, e ognuno di noi si sarà costruito un proprio racconto assolutorio e abbastanza inutile. Funziona così con tutto.

Concretamente restano le storie e il segno visibile dell’entusiasmo nel confezionare e raccontare storie, assieme a un mucchio di amici, in un contenitore cartaceo che nacque senza una domanda di mercato, ma da una domanda interiore. Anzi, da un’urgenza.

Come minimo, ancora più concretamente resta Zerocalcare, appunto, e per me resta il personaggio di Don Mimì e la sua vita avventurosa, pubblicata a puntate sul Canemucco, che completerò per Bao nel volume I Pescicani, e la consapevolezza di saper mettere assieme una pura fiction di ampio respiro senza dover far finire il Mondo.
Son soddisfazioni, direbbe mia nonna, citando Le Carrè.

Invece la mia vena narrativa non si esaurì a causa della chiusura del Canemucco, ma di quella di Animals, la rivista. Se manca il contenitore mancano i contenuti. Nel web non ho mai prodotto storie molto lunghe, non è adatto, credo. Per Animals ero stimolato a farne. Ne Ladolescenza e in Se muori siamo pari ho raccolto quasi tutto quanto pubblicai su Animals, e tanta roba è restata fuori.

Invece ora gli stimoli a scrivere storie più corpose e strutturate arrivano dagli editori di libri. C’è un sacco di cose in ballo, piccole cose, non da svoltarci eh!

D’altro canto, la tua produzione di vignette satiriche si è contemporaneamente impennata. È stato il clima politico e sociale italiano particolarmente favorevole a stimolarla, oppure semplicemente si è rivelata una forma espressiva a te più congeniale in questo momento?

Mah. Non lo so, sai? Di sicuro le vignette sono una risposta, una reazione. Quindi il clima politico, anzi lo show politico sempre in onda h24 a reti unificate, una parte deve averla avuta.

Però devo dire che ho sempre disegnato vignette con un taglio ironico, sardonico, sarcastico, e via così, ma non sempre a soggetto politico, quindi non è che mi sia inventato un format lì per lì. Poi il feedback endorfinico del web ti indirizza. Le vignette politiche generano più reazioni. I pipparoli del web come me vivono di reazioni, di contatori, sciocco negarlo.

Confesso che la vignetta di satira politica è un mio talento accessorio, come un ballerino che incidentalmente sappia anche cantare. Io adoro danzare, ma la gente non ama vedermi in tutù, preferisce io canti. E io canto.
Però sotto il tavolo i miei piedi fanno il tip-tap.

Nell’intervista che ospitammo poco più di un anno fa accennasti a un progetto ibrido tra autoproduzione ed editoria classica. Puoi dirci oggi qualcosa di più? Quando possiamo attenderci un tuo ritorno alla narrazione a fumetti, magari con quel Canemucco di cui in tanti attendiamo la conclusione?

Il progetto ibrido è diventato un modus operandi, o cooperandi, che cerco di instaurare con gli editori con cui firmo contratti. Devo fare come sto per dire almeno finché non mi daranno un anticipo come a Fabio Volo per un libro. Ovviamente anch’io devo imparare a scrivere come Volo.

Tornando coi piedi in terra, il modus è quello per cui in contratto faccio inserire una tiratura limitata di tot copie del volume che io posso commercializzare in esclusiva e direttamente al mio pubblico web. Questo ci fa tutti contenti: autore, editore, utenti aficionados e Poste Italiane.

Un po’ conservo lo spirito dell’autoproduzione in tutto ciò, no?

Come ti dicevo, il Canemucco come Coreingrapho.com, di cui ogni tanto qualcuno mi chiede la riapertura, sono storia. Pietre su cui edificare, non lapidi. Quindi da lì verranno “

I Pescicani per Bao, poi Partenopeide per Rizzoli (con cui è in contratto anche un romanzo di narrativa pura), e poi altre tante belle cose che ho in mente, o che hanno in mente altri per me e io ascolto.

 

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SCHEDA TECNICA

Titolo: The Full Monti
Autore: Makkox
Editore: Rizzoli Lizard
Pagine: 240
Prezzo: 19 euro

Questa intervista è apparsa in origine su Players #19, scaricabile gratuitamente dal nostro Archivio.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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3 Comments

  1. avevo letto già l’articolo sulla rivista… ribadisco le ottime impressioni.
    Inoltre, insieme ad altri libri/videogiochi sarà uno dei miei acquisti…. spero sia un’ottima alternativa al monipolio satirico di Forattini

    1. Che ricordiamolo, Forattini ha rotto il cazzo da anni con quelle sue pubblicità del piffero alla tv.

      1. mah…non più di tanto…. alla fine fa una pubblicità all’anno di 15 secondi….

        mica lo possiamo massacrare per 15 secondi all’anno…

        io volevo solo sottolineare il suo monopolio mediatico, non imposto da lui stesso, ma dalla stampa generalista che poco si sforza di allagare i propri orizzonti.

        Ma fortunatamente, vi sono i canali “secondari” come riviste simil Players ecc ecc… che possono fare la differenza, portando a osservare quello che c’è di nuovo. Tutto quì.

        PS: su issuu trovate una bella demo/anteprima della raccolta The Full Monti

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