Home Box Office è stato uno dei primi canali via cavo statunitensi, un esperimento per espandere un’offerta televisiva che fino agli anni ’70 era limitata ad una manciata di canali. Sin dall’inizio HBO ha sfruttato una carta che i suoi avversari non potevano giocare: indipendenti dalle pubblicità, per via di un modello basato sugli abbonamenti diretti, i canali via cavo possono calcare la mano su contenuti “adulti” in maniera impossibile per i canali tradizionali. HBO e il suo canale “gemello”, Cinemax, sono diventati isola felice per chiunque cercasse emozioni forti in televisone: violenza, nudità, e linguaggio esplicito.

All’inizio erano solo momenti piccanti, qualche film erotico, ma quando HBO ha cominciato a fare sul serio, programmando Oz e I Soprano, il nudo e la violenza sono diventati parte di programmi di grande valore artistico, come se la televisione americana fosse diventata improvvisamente un cinema d’esse a Parigi negli anni ’70. Ma la televisione è un medium più puritano, che entra nelle case, diventa parte della famiglia. HBO ha messo in chiaro che a volte la televisione, anche in prima serata, è roba da adulti. E anno dopo anno, serie dopo serie, il canale ha aumentato sempre più il suo pubblico e la sua statura di fronte alla critica. Il nudo è un cavallo di Troia per entrare dentro narrative complesse, cupe, spesso pesanti da seguire.

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Con il passare gli anni, questa intuizione è diventata un aspetto comune della maggior parte delle serie via cavo, non solo HBO. Altri canali come Showtime e FX fanno della nudità un cavallo di battaglia. Da Entourage a True Blood, passando per Californication, Sons of Anarchy e Boardwalk Empire, la maggior parte delle serie di successo degli ultimi anni sono piene di scene di nudo. E sono più popolari che mai: Game of Thrones e True Detective, in particolare, sono diventate parte integrante della cultura popolare a velocità della luce. E il maggior successo di questi show ha attratto un livello di attenzione senza precedenti, e secondo molti l’uso della nudità in questi canali è strumentale e gratuito: il termine “sexposition” è stato coniato per descrivere scene di dialogo rese più “piccanti” dall’uso di nudità e sesso gratuito rispetto al contesto della storia.

Sembra una scelta pianificata, e lo è. Nic Pizzolatto, il creatore e showrunner di True Detective, ha dichiarato che i canali via cavo pretendono una certa quantità di scene di nudo nei loro show; Neil Marshall, regista di uno dei più popolari episodi di Game of Thrones, Blackwater, ha raccontato di come uno dei produttori della serie gli abbia imposto di mostrare un nudo frontale, parlando “per la parte del pubblico composta da pervertiti”. Questa abitudine, per molti, è particolarmente irritante perché sembra andare in una sola direzione. I nudi integrali maschili sono molto meno comuni di quelli femminili. Al di là di questa video parodia per sottolineare questo aspetto, la mancanza di “equilibrio” fa discutere. Ma alcune serie trattano la nudità in maniera diversa, complicano il discorso.

Girls, ad esempio. La serie di Lena Dunham non si può accusare facilmente di maschilismo, anzi, ma la star dello show è molto spesso nuda, e le scene di sesso nello show sono frequenti e molto esplicite. L’autrice ha spiegato più volte che la sua scelta è un tentativo per rendere la sua rappresentazione della vita dei giovani più onesta possibile. La critica, in particolare quella più “intellettuale”, entra in corto circuito di fronte a prodotti di grande forza che non sembrano di fare a meno di insultare la loro sensibilità. Così il ruolo delle donne e l’assenza di personaggi di colore di rilevo in True Detective, una serie universalmente celebrata, diventa un grosso problema, e secondo alcuni inficia la qualità della serie.

Questa dinamica mette in evidenza alcuni problemi della critica, in particolare negli USA, dove le nuove generazioni di giornalisti vengono spesso da università che pongono molta attenzione su studi sulla parità dei sessi e la giustizia sociale. Ha senso cercare in una storia breve un equilibrio perfetto tra tutti gli elementi che si considera importanti nel quotidiano? È vero che True Detective non dà molto spazio alle donne e a personaggi non caucasici, ma è incentrata sul dramma di due detective bianchi, ha senso che lo faccia? Cercare di renderla più equilibrata non sarebbe un modo per annacquare una narrativa praticamente perfetta?

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La creazione di opere d’arte è soprattutto espressione di chi è dietro l’opera stessa. Più saranno gli scrittori e autori donne o provenienti da diverse etnie, più opere saranno in grado di fornire buoni esempi per rompere la tradizione delle narrative dedicate a maschi bianchi. Frozen è un ottimo esempio in questo senso: con tutta probabilità il miglior film dell’anno passato, e una pietra miliare nella rappresentazione delle giovani donne e del loro rapporto con il mondo. Anche in TV la situazione sta senza dubbio migliorando. House of Lies, Scandal e Chicago Code sono dimostrazioni di come i protagonisti delle serie TV sia sempre più vario. Ma aspettarsi che ogni serie possa offrire qualcosa a tutti i tipi di spettatori è fondamentalmente ingiusto.

Tornando alla nudità, è difficile non notare come sia spesso forzata e gratuita, e scoprire il modus operandi dei produttori della HBO fa riflettere su come anche nelle opere più avventurose i compromessi da fare siano molti; e l’esempio di AMC, un network molto più casto, dimostra che anche senza zinne gli spettatori possono essere contenti. Allo stesso tempo, uno dei paradossi di questa discussione è quanto sia prevalente rispetto a quella della violenza negli stessi programmi: Game of Thrones è una galleria di teste mozzate, esplose e contuse: non risparmia donne, bambini e anziani, ma, esattamente come succede nel cinema, questo sembra meno problematico della rappresentazione visiva dell’atto della riproduzione o di qualunque tipo di linguaggio esplicito. Queste polemiche sono, almeno in parte, l’eco del nostro rapporto difficile con il sesso, ancora goffo, confuso, che ci fa tornare tutti adolescenti.

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Emilio Bellu

Scrittore, cineasta, giornalista, fotografo, musicista e organizzatore di cose. In pratica è come Prince, solo leggermente più alto e sardo. Al momento è di base a Praga, Repubblica Ceca, tra le altre cose perché gli piace l'Europa.

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2 Comments

  1. Emilio, perdonami, ma come si fa a scrivere un articolo su HBO e sesso/nudità senza nemmeno nominare Sex and the city?????? Epic fail! :-(

    1. Ammetto la mia lacuna, Sex and the City mi manca tutta ^_^’

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