Penny Dreadful può essere realmente considerata la serie tv sorpresa di questo squarcio di stagione, un mix di innovazione creativa e storie differenti, raccontate in maniera accattivante, che hanno reso il telespettatore seriale fedele e appassionato giungendo a un rapido quanto mai meritato rinnovo per una seconda stagione, provocando in maniera unanime il plauso della critica.

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La 1a stagione è composta da 8 episodi, viene trasmessa sul canale statunitense via cavo Showtime (1° episodio l’11 maggio, l’ultimo episodio previsto il 29 giugno), è stata ideata e sceneggiata da John Logan e prodotta per la Desert Wolf Productions, Showtime e Sky Atlantic. Fin da subito le critiche sono state a dir poco entusiaste e gli ascolti hanno toccato picchi di 870.000 spettatori, cifre decisamente importanti per il network, sempre bravo a sperimentare e puntare su prodotti in grado di generare un notevole circo mediatico.

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La serie prende il proprio nome dalle omonime brevi pubblicazioni del XIX secolo, i penny dreadful (noti anche come penny horrible, penny awful o penny blood), che uscivano periodicamente nel Regno Unito al costo appunto di un solo penny e destinato a un lettore popolare, quella fetta della società impiegatizia che tornando da lavoro dopo orari massacranti, si rilassava leggendo brevi storie, identificabili facilmente come precursori del genere horror e di quello pulp.

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Penny Dreadful racconta e intreccia le genesi di alcuni personaggi tipici della letteratura horror, come Victor Frankenstein, Dorian Gray o il conte Dracula, tutti alle prese con la loro parte mostruosa nella Londra vittoriana: incontreremo così l’eterno Gray, interpretato dall’affascinante e spregiudicato Reeve Carney, un Dorian visto nelle sue esperienze giovanili, nobiluomo tanto ammaliante quanto vanesio e ambiguo, capace di apparire sempre eternamente giovane; Sir Malcolm Murray, interpretato dall’ex 007 Timothy Dalton, aristocratico ed esponente di un gruppo di vittoriani novelli acchiappa fantasmi, alle prese con la caccia alle creature soprannaturali che infestano Londra, avendocela in particolare coi vampiri, causa della sparizione di sua figlia Mina. Eva Green è Vanessa Ives, amica e collega di Sir Malcolm, con cui instaura un rapporto particolare, aiutandolo a reclutare persone disposte a perorare la loro causa.

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Troviamo Victor Frankenstein (Harry Treadaway), scienziato svizzero dedito totalmente alla ricerca, in grado di assemblare parti del corpo di diversi uomini per dare vita a La Creatura (Rory Kinnear), essere divenuto brutale a causa degli abbandoni subiti. Infine il personaggio più di richiamo, quello interpretato da Josh Hartnett, Ethan Chandler, rampollo in rovina della società statunitense a causa dei suoi eccessi, tiratore scelto in uno spettacolo/circo itinerante e per questo motivo arruolato dal personaggio della Green. Proprio Hartnett destava maggiore curiosità: classe ’78, il bel John, anni fa sembrava lanciato verso una carriera da bello e dannato (cliché sempre in voga a Hollywood) per poi avere una stella improvvisamente in declino (assente dalle produzioni cinematografiche dal 2011).

Ma Penny Dreadful non ha avuto solo il merito di riportare in auge Josh Hartnett: è una serie anti genere, a tal punto specifica nel suo script da risultare unica, nonostante le atmosfere siano intrise di gotico e macabro. La trama veloce, i diversi punti di vista offerti al telespettatore, le ottime capacità recitative a disposizione e la voglia di fare qualcosa d’altro rispetto ai soliti standard monocorde che hanno caratterizzato esperimenti simili del passato, sia televisivi che cinematografici, la collocano in una posizione ambita dalle serie concorrenti: il prodotto che fidelizza e che, con una trama atipica, riesce a diventare longeva.

La speranza è che il prossimo finale di stagione si riveli all’altezza delle aspettative dopo il clamore generato, e che la seconda stagione non si adagi sugli allori: d’altronde si sa che il rischio, una volta arrivati in cima, è quello di non riuscire a toccare più le vette dell’originalità. Solo che il nuovo corso dei principali network americani, capaci di tagliare e non rinnovare serie tv alle prime avvisaglie di cali o insuccessi, non permette più passi falsi. Ma questo non sembra il caso di Penny Dreadful.



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