Sega e Nintendo, negli anni ’90, non erano solo produttori di videogiochi. Erano chiese: Nintendo era quella piu grande, attiva da anni, il cui profeta, Mario, era conosciuto da tutti, piu di Topolino. Negli Stati Uniti aveva sbancato per anni, dominando il mercato con un pugno di ferro. SEGA osava sfidare il campione, con un approccio aggressivo e irriverente, nel tentativo di spodestare il rivale nelle classifiche di vendite. Chiunque fosse giovane ai tempi ricorda questa lotta, e probabilmente ne faceva parte: se in Europa aveva assunto connotati diversi, per via della maggiore importanza dei PC e il maggior successo di SEGA nell’era 8 bit, anche da noi la differenza tra le due filosofie era evidente. Dall’esterno questa sembrava una battaglia tra creativi, tra mascotte, tra librerie di videogiochi: ma i veri protagonisti dietro le quinte vestivano giacca e cravatta. Erano i pubblicitari, i capi del marketing, dello sviluppo, e i CEO. Come Tom Kalinske.
Kalinske è protagonista di Console Wars: Sega, Nintendo, and the Battle that Defined a Generation, il nuovo libro di Blake J. Harris, che racconta l’industria dei videogiochi e i suoi protagonisti negli anni che vanno dal 1987 fino al 1996, ovvero dalla resurrezione delle console ad opera di Nintendo con il suo NES a l’arrivo della rivoluzione Sony con Playstation. In questi anni SEGA, una compagnia per anni dominante nelle sale giochi ma marginale nel mercato casalingo, riuscì a diventare il primo produttore di console negli USA, superando Nintendo in un settore dove fino a poco prima aveva dominato senza alcuna competizione. Il Sega Genesis (MegaDrive in Europa e Giappone) fu per un paio di anni la console preferita dai giovani Americani.
Il successo di Sega all’inizio degli anni ’90 fu il risultato di una serie di scelte editoriali e strategiche di grande successo: dalla nascita di Sonic the Hedgehog passando per una serie di campagne pubblicitarie aggressive e innovative, e collaborazioni con molti produttori di videogiochi irritati dallo stile Nintendo, che tendeva ad accentrare la produzione di giochi in maniera dittatoriale. Il libro racconta i protagoniti ed eventi principali dietro a queste scelte, risultato del lavoro di Kalinske, già CEO di Mattel negli anni della rinascita delle Barbie e del successo de i Masters of the Universe. Kalinske e i suoi collaboratori trasformarono SEGA da comprimaria a protagonista di un’industria in espansione, grazie ad una serie di scelte che spesso crearono conflitti con i capi della SEGA in Giappone.
Il rapporto tra Sega of Japan e Sega of America è uno degli aspetti piu’ interessanti del libro: è chiaro che la cultura degli affari nei due paesi ha enormi differenze, e nell’industria dei videogiochi, dominata da compagnie nipponiche, la capacità di far convivere le idee dell’occidente e dell’oriente è la differenza tra successo e fallimento. Harris racconta come il diverso approccio di SEGA e Nintendo nel prendere di petto questo problema abbia determinato il successo delle due società, e, dopo, anche quello di Sony. Ci sono momenti in cui il libro rischia di cadere nello sciovinismo: dal punto di vista di Kalinske e degli uomini d’affari americani coinvolti in questi eventi, l’intervento giapponese sembra spesso un sabotaggio senza alcun senso, risultato di una cultura degli affari inferiore a quella statunitense. Harris usa questo e altri stratagemmi narrativi per creare tensione tra i suoi protagonisti, anche a costo di dare un senso di artificialita’ alla storia.
Non a caso uno dei motivi per cui questo libro ha fatto parlare di sé è il coinvolgimento di Seth Rogen e Evan Goldberg, già a lavoro su una versione cinematografica di Console Wars, annunciata ancora prima dell’uscita del libro. Questo tipo di operazione non è nuova: è un ottimo modo per fare notizia, anche nel caso che il progetto cinematografico non si materializzi. Ma la storia raccontata da Harris ha tutte le caratteristiche per diventare un buon film: Il libro tratteggia con abilità i protagonisti dell’industria del videogioco all’inizio degli anni ’90, da Trip Hawkings a Yuji Naka, passando per Shigeru Miyamoto e Olaf Olafsson. Console Wars ha il pregio di umanizzare personalita’ che di solito rimangono dietro le quinte: CEO, uomini di affari, esperti di pubbliche relazioni, spesso viste come “il nemico” dai creativi e della stampa, ma fondamentali per il successo dei prodotti che loro stessi vogliono portare al grande pubblico. Fa chiarezza sui motivi per cui queste persone fanno le loro scelte, e diventa chiaro che anche le grandi corporazioni, viste da vicino, sono umane, fallibili, capaci di colpi di genio e di cadere dal cielo come Icaro, esattamente come e’ successo a SEGA.
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