«Che tu possa vivere in tempi interessanti», recita un antico anatema cinese. Una definizione che credo si adatti perfettamente per descrivere il primo quindicennio del 2000: anni di dubbi, retorica e preoccupazione, accompagnati dalle minacce della crisi economica, del redivido integralismo monoteistico e da nuovi flussi migratori che svelano il ‘sottosuolo’ del turbo-capitalismo e della globalizzazione. Un medioevo elettronico che era stato ampiamente anticipato da numerosi pensatori già dal dopoguerra; in particolare, per quanto riguarda la narrativa, sia la fantascienza sociologica che le opere distopiche costituirono le fondamenta su cui si sarebbero formati filoni e sottogeneri in cui si rifletteva su temi come i possibili esiti negativi dello sviluppo tecnologico, del suo uso da parte degli esponenti del potere ed il rapporto tra questi elementi e l’individuo, in particolar modo con la sua libertà. La notorietà di questi sottogeneri sociologici ha persino oscurato la fantascienza classica finché, negli ultimi anni, alcuni autori hanno cercato di riunire queste tendenze in opere ibride: Black Science, di Rick Remender e Matteo Scalera, rientra pienamente in quest’ultimo segmento.

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Pubblicato mensilmente negli Stati Uniti dalla Image Comics, si tratta dell’ultima opera dell’autore americano, attualmente impegnato in Uncanny X-Force e Venom (Marvel, dal 2010 – in passato ha anche lavorato sul discusso Frankencastle) e di cui vi consigliamo di recuperare Strange Girl (sempre Image Comics, 2005-2007), ed è impreziosita dai fantastici disegni di Matteo Scalera, talento nostrano originario di Parma, distintosi per le sue illustrazioni, che potete ammirare sul suo blog, la serie Dead Body Road (sceneggiata da Justin Jordan e pubblicata sempre da Image Comics). Black Science è tradotto in Italia da Bao Publishing, che ha deciso di rispettare pedissequamente l’edizione in volume americana presentando in un unico volume i primi sei numeri della serie. Grant McKay è un geniale scienziato con un passato da vero punk che, incapace di trovare un compromesso con l’establishment ufficiale, sceglie di dedicarsi allo studio di materie ai limiti dell’etica e della conoscenza che soprannomina “scienza nera”. Ad affiancarlo, un nutrito gruppo di collaboratori e comprimari: Rebecca, avvenente collega con cui il nostro eroe intesse una relazione extra-coniugale, Shawn, giovanissimo ricercatore che ha lasciato gli studi pur di collaborare, Kadir, finanziatore dell’intera ricerca, Chandra, un’esperta di vendita che collabora con Kadir, e infine Ward, ex-militare e capo della sicurezza del laboratorio. L’esito degli studi del gruppo, ribattezzato “The Anarchistic Order of Scientists”, è lo sfondamento del «muro della realtà». L’universo, o per meglio dire il multiverso, avrebbe infatti l’aspetto di una cipolla i cui strati separano le diverse dimensioni. Poiché ogni strato presenta un numero grandissimo di realtà, determinate dalle scelte compiute in ogni dimensione, è possibile trovare «la soluzione a qualsiasi problema dell’umanità» – basta che questa sia stata pensata da un qualsiasi abitante dell’ogniverso. Ma non lasciatevi fuorviare da queste spiegazioni, perché Black Science è un fumetto di avventura a tutti gli effetti.

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Le informazioni finora riassunte sono svelate attraverso numerosi flashback. Incontriamo i nostri cosmonauti, a cui si uniscono casualmente i figli di Grant (Pia e Nathan), mentre sono dispersi nell’ogniverso e impegnati a cercare di sopravvivere nel tentativo di tornare alla base. La narrazione si sviluppa in medias res e presenta un concentrato di azione ed avventura: devo riconoscere di essere stupito dal modo in cui Rick Remender, pur proponendo un gruppo di protagonisti ‘classico’, riesca a delineare in poche righe i rapporti tra i vari personaggi, i loro caratteri e le loro ambizioni. Inoltre si ha la sensazione che l’autore statunitense stia creando un setting, uno sfondo narrativo più ampio di quanto possa apparire inizialmente – ormai nutro qualche dubbio che Grant e soci provengano dalla “nostra” Terra. Dai racconti di Jules Verne, passando per sogni distopici e momenti squisitamente sci-fi, la sceneggiatura ci offre un semplice antipasto di ciò che è possibile trovare (ed affrontare) vagabondando per l’universo. Matteo Scalera ha la possibilità di sbizzarirsi e creare panorami fantastici; pur arricchendo i momenti dialogici con particolari che solo i lettori più attenti sapranno scovare, il disegnatore parmense si mostra a suo agio soprattutto nelle situazioni caotiche e concitate, presentando numerose tavole doppie che delizieranno i lettori. Lontano dalle atmosfere noir della fantascienza cyberpunk, sia le tavole che la sceneggiatura ci ricordano le riviste “weird” ed una fantascienza classica, velata da echi pulp che ci ricordano i cicli di Barsoom ed Amtor di Edward Rice Burroughs illustrati da Frank Frazetta o Boris Vallejo – l’illustrazione di copertina mi sembra una chiara dichiarazione d’intenti. Da questo punto di vista l’alchimia del gruppo di personaggi risulta impeccabile e ne sottolinea efficacemente carattere, convinzioni e vizi.

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Black Science è una serie ancora in corso che, giunta al quindicesimo albo, si avvia alla conclusione: da quanto letto in questo primo volume, il racconto finora delineato è piuttosto affascinante e deliziosamente immaginato. Sia la sceneggiatura che il tratto contribuiscono alla realizzazione di un’opera interessante, genuinamente avventurosa, che Bao Publishing presenta in un’edizione fedele all’originale e puntualmente tradotta da Leonardo Favia. Il tutto ad un prezzo più che adeguato (15 €). Direi di aver trovato la mia prima lettura estiva, magari potreste godervela già in vacanza.



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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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