Capita, a volte, che alcuni personaggi secondari di un film restino più impressi nella memoria e “funzionino” meglio dei protagonisti. Nell’uniforme mondo dell’animazione a stelle e striscie il caso più clamoroso è quello di Scrat, il simpatico e sfigatissimo cercatore di noci, che riesce, con pochi minuti di presenza sullo schermo a sua disposizione, a cancellare tutti gli altri personaggi della saga di Ice Age.
Lo stesso discorso si può fare per i Minions, nati come mere spalle del Cattivissimo/buon villain della bilogia made in Universal, che oggi possono sfruttare l’occasione offerta dall’essere protagonisti di un film tutto loro, per confermare una naturale vis comica.
Minions, data la scarsa loquacità dei protagonisti, che si esprimono a versi quasi incomprensibili, è giocato interamente su gag visive, slapstick e una comicità basica che , quando funziona, non è affatto disprezzabile. La trama, che si regge sul giustamente demenziale presupposto che i minions siano nati per servire un “cattivo” (piuttosto convincente è in questo senso l’incipit del film , che vede i personaggi seminare scompiglio in varie “tappe” della storia umana), offre parecchi spunti per servire al pubblico questo tipo di umorismo. Non sempre però, gli assist vengono sfruttati al meglio.
Nonostante la breve durata del film infatti, le gag valide tendono a disperdersi, ci sono parecchi momenti morti, tutti prevedibilmente coincidenti con l’entrata in scena di personaggi “umani”, e così l’intera stuttura rischia spesso di collassare su sè stessa. In parole povere, ci si annoia spesso.
Quando si ride però, si ride di gusto e Minions riesce a rappresentare un ideale anello di congiunzione tra la comicità basata sul non sense, tipica di molte serie americane, dove però è asservita ad un linguaggio troppo poco consono ad un pubblico “familiare” (Griffin docet) e quella dei vecchi cartoni animati di una volta, della prima Disney o di Hanna & Barbera, basata su un ritmo forsennato.
Difficile trovare un target preciso per il film (tecnicamente prodigioso, questo va detto): sicuramente piacerà più ai figli che ai genitori, ma è un prodotto fruibile un po’ da tutti. Certo che l’uscire nelle sale, almeno negli States, ad un paio di settimane dal miglior film di animazione americano di tutti i tempi, ne depotenzia parecchio il fascino e l’attrattività. Ma Universal non è Pixar, e si vede…
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