La grande illusione inizia qui
Quello di fantascienza costituisce forse il filone di maggior successo dell’industria cinematografica. L’assidua attenzione che Hollywood dedica alla creazione di nuovi prodotti di genere fantascientifico è giustificata prevalentemente da due fattori.
Innanzitutto esiste l’opportunità di sfruttare l’innovazione tecnologica, testando soluzioni che spesso vengono poi utilizzate da tutto il sistema produttivo, specie per quanto concerne il settore degli effetti speciali. In secondo luogo la fantascienza è un volano perfetto per generare sequel, essendo il fruitore di questo genere ben disposto ad accettare ogni tipo di forzatura narrativa pur di rivedere sullo schermo i suoi personaggi preferiti. Il personaggio spesso vende più della storia e la saga più del singolo episodio.
Insomma il cinema di fantascienza è una money cow da mungere all’infinito ma anche, e forse soprattutto, Libertà. Libertà di fantasticare senza regole, di sognare leggi alternative al nostro mondo, di proiettarsi nel futuro e immaginarlo a misura di spettatore. Un film di fantascienza è una medicina per la mente annoiata, la fuga dal grigio compromesso quotidiano.
In questa serie di articoli cercheremo di fare ordine nella storia del cinema di fantascienza, per conoscere i film più importanti e curiosi e capire come a volte i limiti tecnologici e le costrizioni con cui hanno dovuto convivere autori, registi e produttori siano divenute loro malgrado fertile humus per dare vita alle intuizioni più straordinarie. Benvenuti nel mondo che non c’è.
1898-1920 Gli esordi
Gli albori dell’industria cinematografica non sono stati generosi nei confronti dei registi più arditi, che cercavano di tradurre in immagini la grande potenza evocativa di una letteratura del fantastico che muoveva i primi passi a partire dagli anni ’20 e che presto avrebbe raggiunto una sua dignità ed un grande seguito di pubblico. Molte immagini splendidamente descritte nelle pagine dei narratori e alcune anticipazioni mirabili del futuro a venire erano davvero improponibili per i mezzi tecnologici del primo dopoguerra. Questa premessa spiega l’esiguo numero di produzioni precedenti gli anni ’50.
Questo periodo vede la nascita dei filoni classici del genere, quelle tematiche così popolari che verranno poi riproposte in molti kolossal. Ecco apparire allora i primi viaggi verso la Luna, le prime fantasticazioni sul futuro della nostra società. In questi anni non sono gli alieni e le loro minacce a farla da padroni sulla scena, ma piuttosto la curiosità verso i limiti di una scienza che si crede onnipotente.
La figura dello scienziato geniale, e generalmente folle, è il primo grande stereotipo regalatoci dai registi dell’epoca. Lo scienziato pericoloso rappresenta la faccia oscura della medaglia del progresso, che entusiasma ma spaventa le classi sociali. Nessuno più del grande coreografo Fritz Lang saprà tradurre questa inconscia paura in immagini colossali e indimenticabili come nel suo Metropolis (Germania, 1926). La genialità del regista tedesco caratterizzerà da sola una decade di cinema, ma prima di lui il grande merito di aprire la strada al genere della fantascienza va riconosciuto ad altri. Il primo cortometraggio fantastico viene infatti realizzato da Melies con La Luna a un metro (Francia 1898), breve sperimentazione onirica che fa uso delle rudimentali tecniche fotografiche ereditate dai fratelli Lumiere.
I primi extraterrestri si avvistano in Voyage a la planete Jupiter (Francia, 1908) di De Chomon. Gli abitanti dello spazio vengono rappresentati qui come in tutte le prime pellicole in forma di angeli o umani curiosamente vestiti. I romanzi di Wells ispirano Leigh per la realizzazione di First man in the moon (UK, 1919). Sono comunque soprattutto le opere del molto produttivo Melies, dove lui stesso è un protagonista, a sperimentare soluzioni artistiche ardite e divertenti. Il capolavoro di Melies è forse La conquista del polo (USA 1912), una celebrazione dell’esplorazione estrema, la dove l’uomo non si è ancora spinto per conoscere il mondo che lo circonda.
1920-1939 Androidi, gorilla e miniaturizzazioni
All’inizio del secolo il mondo sconosciuto non è solo lo spazio esterno, che appare ancora inerte e irraggiungibile, ma le misteriose terre del nostro amato pianeta, in quegli anni inospitali e così romanticamente evocative. La dignità artistica del genere viene proclamata qualche anno più tardi, come anticipato, da Lang in una Germania espansionistica e industriale. La sua visione del mondo futuro, dominato dai ritmi innaturali delle macchine e spaccato fra gli eccessi di ricchezza opulenta della classe ricca e il terribile destino della classe operaia relegata nel sottosuolo, oggi appare forse allucinato, ma per nulla fuorviante e bugiardo. Del meraviglioso Metropolis ricorderemo soprattutto la città multistrato, per decenni ritenuta una ineluttabile evoluzione dell’urbanistica, e il primo robot androide della storia del grande schermo.
Due anni più tardi sempre a Lang si deve il merito di infrangere le barriere dello spazio verso la conquista di altri pianeti. Si tratta in questo caso dell’ancora sconosciuto satellite lunare, per la cui esplorazione dovremo attendere la scienza per altri 40 anni (sempre ammessa la realtà dello sbarco di Armstrong, messa in dubbio recentemente da molte fonti che curiosamente lo riconducono a un filone ultrarealistico della fantascienza moderna).
Lang anticipa il futuro a modo suo nell’affascinante Una donna sulla luna (Germania, 1929): allora le astronavi spaziali erano concepite come enormi missili a gittata interplanetaria. Mentre la Germania ci deliziava con le sue visioni meccaniche, gli USA preparavano l’arrivo della prima grande icona fantastica, destinata ad oscurare la fama anche degli attori reali. Vero capolavoro della tecnologia della stop motion, King Kong (USA, 1933) approda nei cinema per mano dell’accoppiata Schoedsack e Cooper, destinato all’immortalità.
Il successo di pubblico convince gli americani a produrre un seguito immediato, Il figlio di King Kong (USA, 1934) per mano ancora di Schoedsack, senz’altro meno interessante e peraltro superfluo. Nello stesso fortunato anno assistiamo alla folle intuizione de L’uomo invisibile di Whale (USA, 1933), ingiustamente sottovalutato fino alla riscoperta in tempi recenti, ma fondamentale per molte altre successive variazioni sul tema. In Things to come (UK, 1936) assistiamo da parte del dimenticato regista Menzies ad una interessante elucubrazione sul futuro dell’umanità, in chiave pessimistica e apocalittica, che anticipa alcune tematiche del filone dei disastri.
Conosciuto da noi come Nel 2000 Guerra o pace?, il suo film presenta una umanità sopravvissuta in lotta per la vita fra le macerie delle metropoli. Ricordiamo infine Doctor Cyclops (USA, 1939) del maestro Schoedsack, primo geniale esempio di miniaturizzazione di persone che verrà riproposto molte volte. Qui chiudiamo la prima carrellata di ricordi, perchè gli anni a venire, dilaniati dalla terribile follia umana, metteranno per qualche tempo a dormire la fantasia del bambino demiurgo che siede dentro di noi. Gli anni del secondo dopoguerra ci porteranno meravigliose sorprese cinematografiche, che ricorderemo insieme nel prossimo appuntamento.
GLI ESORDI NEL FANTASTICO
1898 La Luna a un metro (Melies) [FRA]
1926 Metropolis (Fritz Lang) [GER]
https://www.youtube.com/watch?v=TUZMN566Opk
1928 Una donna sulla luna (Fritz Lang) [GER]
1933 King Kong (Schoedsack-Cooper) [USA]
1933 L’uomo invisibile (Whale) [USA]
1936 Nel 2000 Guerra o pace? / Things to come (Menzies) [UK]
1939 Doctor Cyclops (Schoedsack) [USA]
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