Henry si risveglia in un laboratorio senza un braccio e una gamba, che vengono sostituiti sotto i suoi occhi con protesi bioniche. A condurre i lavori è una donna affascinante, Estelle, che afferma di essere sua moglie, anche se Henry non ricorda nulla. Prima che Henry possa capire cosa gli sta capitando Estelle viene rapita da Akan, un folle dotato di poteri telecinetici: all’uomo non resta che darsi alla fuga, aiutato da un misterioso alleato, Jimmy. Riusciranno i due a salvare Estelle, sopravvivere alla furia di Akan e scoprire cosa si cela nel passato di Henry?

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Hardcore è un flm unico e irripetibile. A prescindere da qualsiasi valutazione sulla sua efficacia e riuscita, questo è un dato di fatto. Nessuno prima di Ilya Naishuller aveva provato a girare un intero lungometraggio in prima persona e chiunque volesse provare a farlo dopo Hardcore sarà inevitabilmente tacciato di essere un mero epigono.

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A ben vedere non c’è nulla in Hardcore che un appassionato di videogiochi non viva ogni volta che prende un pad in mano per divertirsi con un FPS e le nuove frontiere della realtà virtuale oggi fanno sembrare quasi obsoleta quella prospettiva che dai tempi di Doom e Quake riscontra così tanto successo in ambito ludico. Al cinema invece l’utilizzo di questo linguaggio risulta più fresco e originale, ma anche spossante e faticoso. Novantacinque minuti di continui e spesso frenetici movimenti di macchina si sentono e la fine del film giunge catartica e liberatoria sia per i personaggi che per il pubblico.

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Naishuller, diventato famoso su Youtube grazie ad un video che rappresenta l’embrione di quello che è poi diventato Hardcore, diverte e si diverte mischiando azione, ultraviolenza, humour e confezionando il tutto ad un ritmo tale da non far notare allo spettatore cadute di stile e povertà di budget. Gli occhi del protagonista, che diventano quelli dello spettatore (e viceversa) attraversano il centro di Mosca, metropolitane, foreste, bordelli, edifici in rovina e grattacieli popolati da gente comune, soldati, elicotteri, sicari, prostitute, sgherri, carri armati, ninja, amazzoni uscite da un film d’exploitation degli anni ’70, cyborg e chi più ne ha, più ne metta.

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Questa gioiosa accumulazione di carne da macello (la varietà con la quale le vittime vengono trucidate è davvero encomiabile e ricorda vagamente quella attuata nel mai troppo lodato Bulletstorm, giusto per dare un riferimento videoludico) risulterebbe stucchevole (o letteralmente vomitevole, se avete problemi di motion sickness) se a bilanciare il tutto non accorressero le due, vere, trovate del film: una OST da urlo e Sharlto Copley. Se il giudizio sulla prima è ovviamente soggettivo, la performance del secondo è il vero motivo per pagare il prezzo del biglietto. Il polimorfico attore firma forse la prestazione più memorabile della sua già illustre carriera, dando vita ad una serie di personaggi che muoiono e risorgono senza soluzione di continuità, uno più spassoso dell’altro.

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Valutare Hardcore è rischioso, in quanto si potrebbe cadere nella tentazione di dare maggiore enfasi alla forma piuttosto che al contenuto. Probabilmente sarebbe un B-film esilarante anche se girato con metodi tradizionali, perchè tutte le sue componenti sono valide, per quanto poco originali e, unite, creano un meccanismo oliato da decenni di cinema di genere. Se però a questo aggiungiamo anche l’originalità della messa in scena, allora abbiamo per le mani (anzi, davanti agli occhi) un unicum irripetibile. Attenzione però, perchè un’ora e mezza spesa a compiere carneficine in prima persona potrebbe risultate eccessiva e stancante anche per il più rodato degli smanettoni…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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