Di solito si inizia così. Prima esci tutte le sere, e sarà anche vero che il giovedì è il nuovo sabato, ma tu ti scassi soprattutto di martedì, quando in giro non ci sono nemmeno quelli del giovedì, che sono peggio degli adolescenti del weekend. Poi inizia a uscire un po’ meno, ma il weekend non si tocca, weekend lungo ovviamente, da venerdì a domenica.

Dopo un po’ anche il weekend si accorcia. La prima a cadere è la domenica, sai, lunedì si lavora. Poi il venerdì, troppo stanco dalla settimana 9-18 per costringere il tuo corpo a rimanere attivo dopo le 23. Infine il sabato si sposta dentro casa, visioni di gruppo di Twin Peaks, cene con amici, visioni di coppia di Game of Thrones, dormite sul divano.

Alla fine comincia a darti fastidio la gente che esce, il traffico in centro quando torni dal ristorante, e il casino. Soprattutto quello che viene dalle case dei vicini quando fanno festa. A quel punto c’è una sola cosa da fare: rassegnarsi e ammettere di essere invecchiato troppo precocemente?

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Ovviamente no, la sola cosa da fare è girare il mondo passando dalle piccole feste di quartiere ai party più esclusivi e sfrenati sterminando ogni singolo festaiolo sulla faccia del globo. Riuscirci, però, non sarà uno scherzo.

Per il protagonista di Party Hard, convenientemente battezzato Party Hard Killer, guadagnarsi una nottata di pace e tranquillità significa viaggiare da una parte all’altra degli States con un tignoso detective alle calcagna e uccidere decine e decine di persone negli iper-dettagliati e coloratissimi scenari in pixel-art che lo sviluppatore Pinokl Games furbescamente definisce come procedurali.

In realtà sarebbe più corretto parlare di distribuzione variabile degli elementi di gioco ad ogni riavvio di un livello, eventualità a cui si è costretti piuttosto spesso, ovvero ogni volta che il proprio piano si conclude per una qualche avversità – dall’arresto alla morte accidentale – prima della conclusione del party tramite sterminio.

Se la mappa, ovvero la disposizione delle stanze nello scenario da completare, rimane sempre invariata, quel che cambia è la collocazione dei partecipanti alla festa, degli elementi con cui si può interagire, degli oggetti eventualmente disponibili, oltre alla possibilità che alcuni eventi si verifichino o vengano innescati. Il continuo mutare degli ambienti è un elemento cardine del gioco: piccoli cambiamenti, come la posizione dei drink che si può avvelenare che si sposta da una stanza periferica al centro del party, possono condizionare fortemente il livello di difficoltà della missione che si andrà ad affrontare.

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Buona parte dello sforzo infatti consiste nello studiare il luogo del party ed elaborare la strategia più efficace e meno rischiosa per arrivare all’eccidio senza essere scoperti, soprattutto alla luce del numero limitato di mosse di cui dispone il Party Hard Killer. Oltre alla coltellata rapida, risorsa principale a cui il taciturno a psicotico protagonista può affidarsi per ridurre il numero di disturbatori intorno a lui, si può ricorrere al ballo sfrenato per abbassare il livello di tensione o distogliere l’attenzione dai sanguinosi eventi che stanno rovinando la festa, o ancora interagire con l’ambiente per chiamare rinforzi, sfruttare i passaggi tra le stanze o attivare trappole.

Avvelenare la bacinella piena di alcol da cui gli ospiti si abbeverano, far esplodere un forno o avviare il trattore in mezzo a un giardino pieno di ubriachi che si dimenano non solo è divertente, ma anche doppiamente utile. Oltre a consentire di aumentare rapidamente il numero delle vittime mascherando il fattaccio da incidente, questi espedienti regalano inoltre una buona dose di varietà e ritmo all’azione, di base piuttosto riflessiva e ripetitiva.

Mentre intorno a lui la gente si diverte, il Party Hard Killer deve passare buona parte del suo tempo a ponderare con cautela le sue mosse per evitare di essere scortato all’esterno in manette. Nonostante i fiumi di sostanze psicotrope che circolano nei party, i personaggi di contorno si rivelano in media parecchio furbi: non solo corrono immediatamente verso il telefono per chiamare la polizia se osservano di persona un reato, ma sono anche abbastanza svegli da fare 2+2 se trovano il Party Hard Killer da solo in una stanza insieme a un cadavere fresco.

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Riflettere bene prima di agire diventa un obbligo, ma come dicono gli anglosassoni shit happens, e spesso le cose si mettono male senza che si possa fare nulla per opporsi. Pianificazione e lunghe attese possono tranquillamente andare all’aria sia per il  verificarsi di un elemento causale, che per un’improvvisa esplosione di un’ondata di caos. In pratica, può succedere di tutto, incluso l’arrivo di un branco di psicotici assassini, investimenti plurimi da parte di autoambulanze, rapine degenerate, risse per futili motivi e persino la comparsa di Super Mario munito di chiave a pappagallo da utilizzare per sigillare le vie di fuga. Per quanto ci si possa impegnare, insomma, anche il piano meglio congegnato può fallire senza colpa alcuna da parte di chi impugna il pad.

L’irrazionalità con cui ogni situazione può mutare radicalmente da un momento all’altro senza alcun preavviso rappresenta però una medaglia a due facce, perché se da un lato l’imprevedibilità di Party Hard contribuisce al suo fascino e spinge a passare ore obnubilati dalla musica elettronica di sottofondo giusto per vedere quale follia sconvolgerà la prossima festa, dall’altro dover ripetere da capo per l’ennesima volta un livello perché si viene stirati da un’auto della polizia di passaggio mentre l’ultimo superstite giace svenuto ai piedi del cesso in attesa che una lama tra le sue scapole chiuda i conti può indubbiamente far sorgere brutti istinti anche nel più mite dei pantofolai.

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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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