Attenzione: spoiler sulla sesta stagione di Game of Thrones e considerazioni sul possibile futuro

“Valar morghulis” a meno che il tuo nome non sia Jon Snow e di professione sei l’ultimo protagonista spendibile dagli showrunner della serie più nota, discussa e seguita del Pianeta. Tutti devono morire, quindi, ma qualcuno deve pur restare a mandare avanti le storyline, dare un senso di coesione narrativa ed evitare contestualmente la disaffezione verso una serie che ha esaurito personaggi in grado di capitalizzare l’investimento emotivo del pubblico. C’è un certo numero di morti che lo spettatore può sopportare e non serve produrre un algoritmo matematico per affermare che Game of Thrones, dati i personaggi e considerando la loro grandezza e/o efficacia narrativa (da Ned Stark a Tywin Lannister passando per Syrio Forel), aveva raggiunto quel limite oltre il quale c’è l’anestesia totale.

Sansa, Cercei, Arya, Littlefinger sono personaggi che funzionano all’interno di uno schema più ampio ma Jon Snow era rimasto l’unico a poter raccogliere e mettere sulle proprie spalle il manto del Grande Racconto (e, possibilmente, dei meme).

Daenerys è sempre stata un “a parte” della serie, separata dagli altri personaggi non solo da una distanza geografica e narrativa, ma anche dall’essere di una consistenza diversa: Daenerys è fatta della stessa sostanza dei miti. La madre dei draghi, dai tratti messianici, simile a una divinità matriarcale, incarna il tipo di personaggio di cui si tramandano le gesta, a cui sono intitolate le costellazioni del cielo e il cui ricordo sconfina, appunto, nel mito. Le sue più che storyline sono avventure a conclusione delle quali arriva invariabilmente la sequenza epica (probabilmente sulla sceneggiatura c’è la nota “money shot“). Daenerys è stata sempre svincolata dalle trame e dagli intrecci che si sviluppavano dall’altra parte del mondo e sebbene per amore verso il personaggio sarei felice di vederla arrivare a Westeros e avere vita facile trovando tutti i nemici già morti, da spettatrice preferisco essere intrattenuta con qualcosa di più elaborato del “visse felice e contenta insediata sull’ Iron Throne“.

Daenerys Tyrion

Jon Snow quindi risorge. Durante la sua prima vita ha adempiuto al giuramento della Night’s Watch, nella sua seconda vita riconquista Winterfell grazie a Sansa nel frattempo diventata, a sorpresa, la Winston Churchill di famiglia. Da chi avrà preso? Ned è morto per eccesso di integrità e Catelyn a suo tempo, in un momento cruciale, con la vaga speranza di riavere Sansa e Arya, aveva scriteriatamente deciso di liberare Jamie dando indirettamente avvio agli eventi che portarono al Red Wedding. Perfino Jon, per quanto valoroso ed esperto, all’indomani della battaglia manca di quella lucidità politica che Sansa ha invece acquistato. Catelyn è stata sposata con un uomo come Ned ed ha vissuto gran parte della sua vita circondata dalla lealtà delle genti del Nord, ma Sansa prima ha dovuto assistere agli intrighi e gli orditi letali di Cersei, poi è stata promessa sposa a un mostro come Joffrey, ed infine è stata data in sposa a Tyrion che sarà anche uno dei personaggi più amati per quel misto di arguzia, irriverenza e beffardaggine innaffiata di vino, ma agli occhi di Sansa è sicuramente sembrato solo un nano sfregiato appartenente al casato che ha sterminato la sua famiglia. Infine, Littlefinger e Ramsay Bolton hanno completato il romanzo di formazione in materia di complotti, strategie e atrocità irripetibili.

ramsey and rickon

Sansa realizza subito che Rickon è un morto che cammina – Ramsay non correrebbe mai il rischio di lasciarlo in vita – e mentre Jon prepara un suicidio tattico, ma con tanto onore, lei elabora la strategia vincente affidandosi al consiglio di Littlefinger, maestro di pugnalate alla schiena. Mentre Jon, sul campo di battaglia, corre incontro senza speranza a Rickon, Sansa sta aspettando il momento giusto per l’attacco. Sinceramente sembra più Jon il figlio di Ned Stark che non Sansa mentre, finalmente, sappiamo che così non è. Il finale di stagione conferma la teoria che vuole Jon figlio di Lyanna Stark e Raeghar Targaryen (Ned infatti non ha mai detto “hai il mio sangue” ma “hai il sangue degli Stark”). In effetti la sesta è stata una stagione prodiga di rivelazioni. Finalmente. I misteri chiamano per essere svelati in una narrazione con un cast così sterminato (pun intended) al servizio di mille rivoli narrativi. Con merito, gli autori distribuiscono alcune risposte finalizzando a una qualche utilità il ruolo di Bran. Abbiamo visto come e perché sono nati gli spettri, scoperto il tragico mistero dietro il reiterato “hodor, hodor” di Hodor e, a fine stagione, ci ritroviamo anche con un passatempo estivo: qual è il vero nome di Jon?

jon snow

Una utente di Reddit afferma di aver rivisto almeno 50 volte – tanta stima – il momento in cui Lyanna sussurra a Ned il nome del neonato e dal labiale – ho già detto “tanta stima”? – il nome sembra essere “Jaehaerys”. Jon Snow avrebbe quindi il nome di due Targaryen: Jaehaerys I passato alla storia come “Il Saggio” e “Il Conciliatore”, e Targaryen II che sposò sua sorella e regnò con equità seppure per breve tempo. Entrambe le descrizioni testimonierebbero una certa ereditarietà di indole tra i (presunti) antenati e Jon Snow che a questo punto potrebbe davvero sposare Daenerys. L’unione avrebbe molto senso politicamente e tatticamente: già Robert e Ned, tramite Joffrey e Sansa, avevano provato a unire le sorti del Nord a quelle dell’Iron Throne. La consanguineità non sarebbe un problema, anzi rinnoverebbe gli usi e i costumi di famiglia in fatto di unioni e Jon e Daenerys incarnerebbero alla lettera “A Song of Ice and Fire”. Daenerys, lasciando Daario, dice chiaramente di essere consapevole di dover stringere alleanze anche tramite il matrimonio: potrebbe essere stato un modo per anticipare le intenzioni degli autori.

Due menzioni d’onore. Una per Cercei: in un botto solo, letteralmente, ha eliminato tutti i suoi nemici che guarda caso erano diventati anche vicoli ciechi per il fluire della trama.
L’altra per Arya: un’adorabile, micidiale killer armata di propositi di vendetta e del ricettario di Suor Germana. Urge farla incontrare con Lady Mormont, la signorina che per difendere l’onore di Jon Snow ha zittito una sala di duri e rudi uomini avvezzi al campo di battaglia.

Arrya sends her regards

La sesta stagione di Game of Thrones è anche quella che ha superato i libri. La pubblicazione di The Winds of Winter è stata rimandata come ha informato Martin, dopo aver bucato di nuovo la consegna, a data da destinarsi. E qui voglio aprire una parentesi. Martin, dopo aver annunciato, scusandosi, che il nuovo libro non sarebbe arrivato sugli scaffali neanche prima della sesta stagione della serie televisiva, ha ricevuto critiche feroci tanto che Neil Gaiman si è sentito di riproporre, in difesa del collega, un intervento del 2014 sempre a proposito di una non pubblicazione di Martin. L’intervento, condivisibile umanamente, manca il punto professionalmente:

You’re complaining about George doing other things than writing the books you want to read as if your buying the first book in the series was a contract with him: that you would pay over your ten dollars, and George for his part would spend every waking hour until the series was done, writing the rest of the books for you. No such contract existed.”

Martin non ha un contratto con i fan, vero: ma con l’agente, la casa editrice, la HBO sì, altroché se ce l’ha, con loro il contratto l’ha firmato eccome e mancare di nuovo la scadenza semplicemente non è professionale né rispettoso verso chi opera, pianifica e struttura il proprio lavoro in base agli accordi presi. Ora, passando ai lettori, per carità è verissimo che non c’è un contratto, Martin non deve nulla a nessuno, ma c’è un rapporto di reciprocità. Il fine di chi scrive non è la pubblicazione ma l’essere letto, la pubblicazione è ovviamente il mezzo. Se i personaggi di Martin vivono e camminano tra noi è grazie a lettori e spettatori che fanno più che pagare, fanno vivere un mondo. Chiarisco, questo non è contro Martin ma contro chi bacchetta sulle mani il povero fan animato dalla pretesa di veder compiuta un’opera senza attendere dozzine di anni tra un libro e l’altro. Chiusa parentesi.

Sansa and Littlefinger

Per quanto riguarda Martin non so se si trovi in una posizione migliore o peggiore rispetto ad aprile perché è vero che David Benioff and D. B. Weiss tirando fuori una stagione così furbamente appagante hanno alleviato la pressione su di lui. Ma è anche vero che adesso è Martin a dover essere all’altezza della serie e non più il contrario: se il mondo seriale modellato sui testi ha affascinato per la ricercatezza certosina del dettaglio, la profondità dei dialoghi interiori, e per la cruda ma attraente rappresentazione di un universo medievaleggiante, è anche vero che adesso siamo abituati ad avere “qualche gioia” ogni tanto. Per quel che mi riguarda se Martin deve riprendere in mano la penna per far morire di nuovo Jon o, peggio, far morire di parto Daenerys, be’ preferisco che vada a lavorare come correttore di bozze per Neil Gaiman vita natural durante.

sansa e jon

Non a caso il momento che più identifica l’intera stagione è individuabile in Tyrion che professa la sua devozione per Daenerys: un uomo disilluso, disincantato e intelligentissimo attesta la sua “fede” nell’ideale incarnato da una giovane regnante. Avrà anche ragione Poniewozik quando scrive che Game of Thrones ha guadagnato in tempi televisivi ma ha perso in gravitas ma sulla lunga distanza un meticoloso, costante e desolante trattato sulla miseria umana risulta stancante tanto più che la realtà in cui viviamo, tristemente, non viene superata dall’opera di fantasia.

Martin, dunque, fai con calma, HBO’s Game of Thrones sends their regards.

Nota: Game of Thrones probabilmente tornerà per una settima stagione composta da 7 episodi ed una ottava e finale composta da 6 episodi. Winter is here.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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4 Comments

  1. Che sia la prima e ultima stagione con “qualche gioia”? Temo che la ricerca spasmodica di twist narrativi e colpi ad effetto possano portare a brutte sorprese per la settima stagione, nonostante un inevitabile destino scritto per tutta Westeros :/

    1. Il cast è ormai questo, non penso che avranno il tempo di far crescere nuovi personaggi. Per come la vedo io, la prossima stagione sarà incentrata sull’arrivo di Dani e sulle lotte per la conquista dell’Iron Throne, nell’ottava i superstiti dovranno fare fronte comune contro gli spettri

  2. Be’, forse all’inizio Tyrion potrà anche essere “un uomo disilluso, disincantato e intelligentissimo” che successivamente “attesta la sua “fede” nell’ideale incarnato da una giovane regnante”. Secondo me attesta la sua fede nel fatto che arriva una tizia che cavalca e doma dei draghi, avrebbe ritrovato la fede pure Nietzsche xD

    1. Tyrion è conquistato dall’idea che Daenerys ha del potere: uno strumento per rendere migliore la vita degli altri e non un fine auto alimentante come, ad esempio, Cersei (“power is power”). Se chiunque altro avesse avuto i draghi a disposizione (i Lannister, i Bolton, un altro Targaryen sopravvissuto) i draghi sarebbero diventati il mezzo per mettere a ferro e fuoco indiscriminatamente terre e territori con il solo scopo di preservare il potere

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