Viola e Daisy sono due gemelle siamesi che si esibiscono con gran successo a cerimonie e matrimoni, permettendo alla famiglia di vivere agiata nel pur degradato contesto di Castelvolturno. Un giorno, dopo essere venute a conoscenza della possibilità di potersi dividere senza eccessivi rischi, decidono di abbandonare tutto per andare alla ricerca di quella normalità a sempre loro negata da una famiglia gaglioffa e meschina, una scelta che però pagheranno a caro prezzo…

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Capita raramente di imbattersi in un film perfetto in ogni suo aspetto, sostanzialmente privo di difetti ed in cui ogni singolo comparto non va sotto la soglia dell’eccellenza. L’ottimo 2016 vissuto dal cinema italiano poteva essere il periodo giusto per imbattersi in un’opera del genere e così è stato. E’ difficile infatti non rimanere emotivamente scossi, straziati ed esaltati alla fine di Indivisibili, giustamente indicato da Paolo Sorrentino, uno che di cinema un po’ ne capisce, come miglior film italiano dell’anno.

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Indivisibili si muove su due livelli distinti ma allo stesso tempo indissolubili, proprio come le due protagoniste. In primo piano ci sono loro, Viola e Daisy, bellissime e piene di talento, unite ma diverse. Una agogna la libertà di poter mangiare, bere, fare l’amore senza dover coinvolgere forzatamente anche la sorella. L’altra vive apparentemente meglio la propria condizione, ma, nonostante appaia superficialmente più ingenua e sprovveduta, dimostrerà al momento opportuno di essere la più matura delle due.

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Sullo sfondo, dolente co-protagonista, c’è la Campania violentata, distrutta, sventrata da abusi edilizi, dimenticata da Dio (assente ingiustificato ma icona onnipresente) e dallo Stato e popolata dagli Ultimi, dai dimenticati, dai reietti, da preti e puttane, nani ed immigrati, camorristi e neomelodici, un esercito invisibile che cerca la salvezza (anche) nella musica. Indivisibili, in certi momenti, si trasforma in un film di fantascienza, ambientato in scenari alieni e sconosciuti, in cui disperazione e bellezza si mescolano fino a creare qualcosa di indescrivibile e indefinito.

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La sapiente regia di Edoardo De Angelis (Mozzarella Stories, Perez) regala momenti di grande cinema, alternando sequenze di surreale bellezza (il concerto ambientato in un cantiere abbandonato, la discesa agli inferi sull’imbarcazione dell’”impresario”, il finale con le due sorelle agghindate come Madonne con tanto di stimmate sanguinanti) ad altre di deflagrante potenza emotiva (il piano sequenza con il litigio tra le due sorelle è probabilmente la cosa migliore che vedrete quest’anno al cinema).

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La prestazione delle sorelle Fontana (Angela e Marianna, nella vita reale) è annichilente, una vera Epifania. La forza espressiva degli sguardi, dei movimenti, la loro perfetta alchimia lascia sgomenti e interdetti. Non meno efficace è la prova del resto del cast, con tanti bravi caratteristi (tra cui Antonia Truppo, che quest’anno ha pescato il jolly lavorando a Indivisibili e Jeeg, film che hanno in comune anche lo sceneggiatore Nicola Guaglianone) capaci di dare volto e voce al disagio e all’orrore del quotidiano. A unire il tutto, le canzoni di Enzo Avitabile, perfetto commento sonoro ad un’opera che lascia (e lascerà) un segno indelebile negli occhi e nei cuori degli spettatori.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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