Stasera verrà trasmessa l’ultima puntata di Game of Thrones, la serie che viene già considerata come l’ultimo rito collettivo consumato in ambito seriale, e per ultimo non intendo cronologicamente, anche ovviamente, ma nel senso che il finale rappresenterà un “mai più così”.

L’ultima serie ad aver smosso spettatori in ogni parte del mondo per sincronizzarli nella visione e nell’attesa condivisa riempita da fan theory, accese discussioni, e tutti uniti contro il mostro finale – lo SPOILER – è stata Lost.

Lost, e soprattutto il suo finale, si è imposta all’inizio del web 2.0, ed è stata la prima serie a essere discussa online: all’epoca regnavano i forum, twitter era l’amichevole social di quartiere in opposizione al fb delle vacanze del compagno/a di banco del liceo.

Game of Thrones trionfa in un mondo seriale i cui connotati sono stati modificati e alterati da Netflix e dalle altre piattaforme di streaming che hanno imposto una modalità di fruizione all at once che non ha bisogno dei pilot, dei midseason finale, e la struttura stessa del singolo episodio non è più pensata per tenere agganciato lo spettatore per – addirittura – un’intera settimana.

È cambiato anche il volto del web. Got si impone nell’universo social in cui i forum sono stati sostituiti da reddit, twitter è il mezzo d’elezione usato dall’attuale presidente degli Stati uniti per dettare la sua linea politica, mentre facebook è terreno fertile per fake news e gli utenti sono depredati dei loro dati sensibili utili a spostare il sentire comune in vista di elezioni politiche.

Probabilmente la prossima serie tv in grado di conquistare l’universalità di Lost e Game of Thrones segnerà l’avvento di una nuova social era. I meccanismi però restano gli stessi: siamo qui a parlare, discutere, appassionarci, accapigliarci come se ne andasse di una parte importante della nostra vita, e per quanto mi riguarda è bello e giusto sia così.

Una petizione lanciata qualche giorno fa da un fan deluso dall’ultima stagione di Got ha raggiunto e superato il milione di firme, l’autore ha ritenuto quindi il caso di sottolineare che si rende perfettamente conto di aver formulato una richiesta a HBO – rigirare l’ultima stagione – irricevibile in qualsiasi universo possibile, ma da fan frustrato ha reputato di manifestare in questo modo il suo dispiacere nel vedere un prodotto così amato e importante per la cultura pop concludersi privo della migliore gestione narrativa possibile.

Questa storia fa un po’ sorridere soprattutto pensando all’ingenuità di qualcuno convinto della serietà della richiesta, ma personalmente detesto la snobberia di chi “È solo una serie, siete tutti matti!”. Dall’alba dei tempi l’uomo ha avuto bisogno di storie per rappresentarsi, prendere coscienza di sé, proiettarsi all’esterno attraverso la rielaborazione del proprio mondo interiore, e ha avuto bisogno di storie per leggere e indagare l’universo circostante, per darsi coraggio, cercare di indovinare un ordine superiore, per tentare di riempire i vuoti lasciati dalla logica e da una scienza ancora inesistente o agli albori. Da quando c’è l’uomo esistono le storie. Ciascuno di noi, nella sua vera essenza, è una storia.

Game of Thrones, al suo meglio e al suo peggio, non fa altro che continuare a perpetuare questa necessità e attitudine connaturata all’essere umano, ma anziché intorno a un fuoco, nel 2019 siamo intorno a un device di nostra preferenza. Game of Thrones, grazie al materiale originario su cui poggia, è semplicemente stata più abile rispetto ad altre serie nel raggiungere i nostri bisogni ancestrali di nutrirci di un racconto che per personaggi, intrecci, equilibri e tematiche trattate ci appassioni come fosse una storia vicina a noi. È tutt’altro che puerile quindi vivere gli ultimi sei episodi di stagione come altrettante finali mondiali di calcio.

Buon finale e buona visione a tutti, dunque. Io, per altro, sono ottimista: sono certa che Benioff e Weiss riusciranno là dove Carlton e Lindelof si sono solo avvicinati: i due riusciranno, al contrario degli autori di Lost con il loro finale divisivo, nell’impresa di scontentare tutti, ma proprio tutti, e allora non ci saranno più tifoserie avverse ma potremo stringerci insieme in un unico desiderio: quello di vedere ridotti Benioff e Weiss a fare i tassidermisti per i toupet di Trump (o fine equivalente).



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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