Woody, Buzz e gli altri giocattoli di Andy, ora vivono felici a casa della nuova “proprietaria”, la piccola Bonnie, che sta per iniziare ad andare a scuola. Proprio durante un incontro di orientamento, la piccola “crea” un suo giocattolo personale, il bizzarro Forky, che durante un viaggio viene smarrito: sarà Woody a incaricarsi di andarlo a recuperare, ma durante l’impresa farà incontri inaspettati…

Sembrava una mera operazione commerciale, l’ennesima mungitura di un franchise ultra-venticinquennale, ha avuto una gestazione infinita con screzi tra autori per divergenze artistiche, uno script scritto e riscritto da più mani, un cambio di regia in corsa, continui spostamenti della release date…e nonostante questo, Toy Story 4 è uno dei migliori film Pixar di sempre, se non il migliore in assoluto. Il più maturo, il più divertente, il più emozionante e sicuramente quello che vi farà commuovere di più. Com’è stato possibile?

Il franchise aveva avuto un degnissimo finale con il terzo episodio, decisamente “conclusivo” (sembrava impensabile fare meglio di quella sequenza così eroica e palpitante e di quella chiusura così commovente). Invece è bastato aggiungere alcuni nuovi personaggi, uno migliore dell’altro, scavare più a fondo nella psicologia dei giocattoli e mescolare sapientemente gag e momenti introspettivi, per ripartire, letteralmente, verso l’infinito e oltre.

Toy Story 4, per certi versi, è un film amarissimo. Più volte nella storia del franchise il senso di abbandono e distacco era stato raccontato, spesso con sequenze magnifiche, ma mai prima d’ora il senso di caducità dell’esistenza, l’inesorabilità del passare del tempo, il sentimento che lega “giocattolo e bambino” era stato così assoluto e “opprimente”: senza essere amati, si è irrimediabilmente perduti, perchè lo scopo di ogni giocattolo è trovare qualcuno da rendere felice e permettergli di creare ricordi che resteranno per tutta la vita. Proprio queste riflessioni, raccontate da Woody (che non riesce a trovare con Bonnie lo stesso legame che aveva con Andy) a Forky rappresentano uno dei punti più alti della narrazione made in Pixar, che le permette di elevarsi spanne sopra i prodotti “solo-gag” di Illumination, Dreamworks e compagnia.

Toy Story 4 però, fa anche e spesso sbellicare e propone, tra le tante gag, quella che forse è la sequenza più divertente, surreale ed esilarante non solo del franchise ma dell’intera produzione Pixar: un momento di puro non-sense con tempi comici perfetti, che vede protagonisti Buzz e due delle new entry, i peluche Ducky e Bunny, personaggi folli e irresistibili che bucano lo schermo e oscurano anche validi “big” come Duke Caboom (in originale doppiato dall’onnipresente Keanu Reeves) e l’inquietante Gabby Gabby (Christina Hendricks). Un gran ritorno è invece quello di Bo Peep, in assoluto uno dei migliori personaggi femminili mai creati in Pixar, volitiva e indipendente, intraprendente ed eroica, che crea con Woody una coppia divertente ed affiatata.

Lo script, nonostante sia passato per una mezza dozzina di mani, è brillante, frenetico e coinvolgente. C’è un gran colpo di scena alla fine del film che potrebbe portare a nuovi episodi o spin-off della saga (e, vista la qualità di questo, in fondo lo speriamo, anche alla luce dell’arrivo autunnale di Disney +) e che farà scorrere fiumi di lacrime.
Su tutto, svetta la capacità di Pixar e Disney di creare dei piccoli e grandi universi, popolati da personaggi che non possiamo non amare e dai quali non vorremmo mai staccarci: anche questa, tutto sommato, è una piccola magia.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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