Quando un film viaggia con lo 0% su Rotten Tomatoes ma risulta essere il più visto su Netflix in tutti i paesi in cui è disponibile la piattaforma (per tacere degli 8 milioni di euro incassati in patria, la Polonia), beh, capiamo di avere una missione da compiere e non possiamo esimerci dal visionarlo (rigorosamente a velocità x4, per evitare di subire un drastico e permanente abbassamento del nostro QI).

La storia raccontata in 365 Giorni, diretto da Barbara Białowąs e Tomasz Mandes e basato su una trilogia di libri di Blanka Lipińska (complimenti alla signora), è tutto un programma: lui, giovane e palestratissimo/abbronzatissimo/maschioalfissimo mafioso italiano (identico a Fabrizio Corona, peraltro), rapisce per un anno una attraente pulzella polacca che aveva notato anni prima, il giorno in cui il padre era stato ucciso in un agguato, al fine di farla innamorare. Dopo soli due mesi di lusso sfrenato, abiti esclusivi, yacht privati, aerei privati, soldi elargiti a pioggia e rapporti orali (gli unici concessi) come se piovesse, ella si concede e scoppia l’ammmore, ma un destino cinico e baro attende la coppia…

Che dire? Siamo OLTRE The Lady, capolavorissimo indimenticato di Lory Del Santo (che vista la qualità della produzione avrebbe meritato quantomeno un cameo, magari nei panni della madre della ragazza) e potrei chiuderla qui. Ma non voglio, perchè bastano 120 minuti (30 nel mio caso) di 365 Giorni per veder svanire all’istante, come gli Avengers dopo lo snap di Thanos, anni e anni di conquiste sociali, femministe, della Comunità LGBT, di tutti. Non stupisce trovare 365 Giorni nella lista dei 100 film con più recensioni negative del sito cinematografico IMDb, visto che tra misoginia, omofobia, mascolinità tossica (e luoghi comuni sugli italiani) ce n’è un po’ per tutti i gusti.

Del resto, dove trovate chicche del genere?

LUI: Siediti.
LEI: Non sono un oggetto
LUI: Siediti, cazzo!
(LEI si siede).

Oppure.
LUI: Non sono abituato alla disobbedienza.

Oppure:
LUI (siciliano): Andremo ad alcune feste nel continente.

Oppure:
LUI: Ti scoperò così forte che ti sentiranno urlare a Varsavia.

Oppure:(lei, parlando con un’amica, dopo essersi, uhm, “innamorata”):
LEI: è un maschio alfa, che sa sempre quello che vuole, fa avverare tutte le tue fantasie sessualie poi è alto 1 metro e 90, non ha un filo di grasso e ha un corpo da Dio.
AMICA: anche il cazzo?
LEI: quello è da diavolo.

E potremmo continuare, ma non vogliamo umiliare troppo 50 Sfumature di vari colori, che sta a 365 Giorni come Quarto Potere al cinema.

Ora, il fatto che una simile boiata stia riscuotendo un successo così eclatante non deve stupire, visto il livello medio delle opere che transitano su Netflix (il che rende ancora più incredibile l’esistenza di Dark, che probabilmente è stata venduta dicendo “ci sono i teen e i viaggi nel tempo“) e quello del pubblico che le guarda (pensiamo al boom della mediocrissima La Casa di Carta), ma con 365 Giorni scendiamo oggettivamente a livelli fossamariannici che raramente si sono visti in produzioni “serie” (o presunte tali). Irridere la recitazione dei protagonisti Michele Morrone e Anna-Maria Sieklucka sarebbe davvero un colpo basso, visto il livello della sceneggiatura e dei dialoghi che si trovano ad interpretare e quindi li perdoniamo, per questa volta.

La Polonia si conferma quindi un paese creativamente un po’ isterico, capace di passare senza soluzione di continuità da mezzi capolavori come Corpus Christi a nefandezze come questa. Ad aggiungere spasso allo spasso, ci sono le pseudo raffinate esegesi dei magazine fighetti nostrani, che trasformano definitivamente 365 Giorni nello stracult assoluto di questo grottesco e indimenticabile 2020.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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