The Queen’s Gambit (Scott Frank, 2020), la miniserie da poco rilasciata su Netflix che sta riscuotendo un meritato successo, mostra sin dal titolo, a prescindere dal significato puramente scacchistico, la sfida che avrà luogo tra il valore nominale e il valore reale, tra le categorie e gli individui in tempi e spazi diversi. Perciò, almeno questa volta, possiamo dire che la versione italiana, pur nel solito tentativo di normalizzare il prodotto e venderlo alle masse, appare accettabile perché rifugge un’ambiguità sintattica.

Il logico adattamento del titolo originale, che sarebbe stato “il gambetto di donna” – dal momento che si tratta di una classica apertura di scacchi – sarebbe infatti apparso stonato perché la serie – proprio come l’omonimo romanzo da cui è tratta – si occupa (tra le altre cose) di scardinare le regole e superare i ruoli dall’interno di un sistema le cui dinamiche di movimento e confini appaiono piuttosto rigidi.

La Regina, infatti, non è banalmente l’unica donna della scacchiera, che difende e al momento opportuno si sacrifica per il proprio Re, ma è anche e soprattutto un pezzo unico, attivo, versatile, imprevedibile, più di qualunque altro pezzo del gioco. Non si parla di una donna intercambiabile che vale da esempio per tutte le altre – come succede ormai troppo spesso assecondando le richieste dovute alla moral suasion e di mercato – ma di una figura precisa, ad alta definizione, con le sue caratteristiche e abilità, le sue ambiguità e difetti.

Questa maniera di raccontare la protagonista sgombera il campo dai quei vizi di scrittura che, in genere, semplificano una storia e ne determinano la mediocrità, regalandoci finalmente un personaggio femminile come non se ne vedevano da un po’. Forte, ma non invincibile. Debole, ma non vessato. Chiaro, ma non lineare. Piuttosto causa del suo mal e del suo ben, oltre le convenzioni. Insomma, con La Regina degli Scacchi sembrano tornare di moda i personaggi al posto delle categorie, e ci piace molto perché nella narrazione questi funzionano meglio delle strategie di storytelling…

La Regina degli Scacchi racconta la vita complicata di Beth Harmon (un’imperscrutabile Anya Taylor-Joy), una ragazzina prodigio rimasta orfana di padre e madre che, per superare la vita monotona in istituto, si dedica agli scacchi. La passione per il gioco, che le permetterà di farsi strada in una realtà quasi prettamente maschile, realizzando un insolito percorso di emancipazione, aiuterà la giovane a stabilire relazioni fondamentali per la sua maturazione e affermazione, ma soprattutto per tenere a bada i tumultuosi moti dell’anima.

La miniserie, nell’articolare le fasi di crescita di Beth e i suoi fallimenti e successi nel professionismo scacchistico, si premura di indagare – stando ben attenta a non entrare eccessivamente nei tecnicismi del gioco, facendosi così apprezzare anche da chi, di scacchi, non ne sa nulla – i tre pilastri del racconto: il talento naturale, l’intuito individuale e il trauma interiore (analizzati nell’ottica della costruzione identitaria).

La sofisticata messa in scena di questi temi permette agli autori di presentare i luoghi e i personaggi facendo una buona economia in termini di incisività – alcuni sono appena accennati, ma ugualmente credibili, autentici – così che lo spettatore si trova a cogliere l’empatia che sussiste tra gli esistenti prima di vederseli descritti nella loro totalità, colmando le lacune da sé.

È questo che fa de La Regina degli Scacchi un prodotto solido e compiuto, che coinvolge senza strategie ricattatorie o consolatorie, bensì puntando tutto sui sentimenti privati (lieti o dolorosi) che muovono ogni desiderio, speranza o ossessione, fosse anche quella di diventare una campionessa nel gioco degli scacchi. L’emancipazione di Beth, lo si osserva nel finale, non si limita all’autonomia femminile, alla liberazione dalle dipendenze, alla messa in discussione del proprio credo e della propria identità nazionale, ma si eleva a libertà intellettuale, dove la conoscenza e l’esperienza contano, ma anche l’intuizione. Proprio come nel meraviglioso gioco degli scacchi.



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