Realizzare una serie su Halo, franchise che incarna lo spirito del comparto Xbox di Microsoft, è al contempo una scelta scontata e azzardata. Scontata perché si tratta di un marchio di successo, un gioco da milioni di copie vendute ad ogni capitolo, conosciuto trasversalmente in tutto il mondo, potenzialmente un appuntamento imperdibile per una buona fetta di videogiocatori sparsi per il globo. Azzardata, allo stesso modo, perché la mitologia di Halo è un intreccio inestricabile di profezie ed eventi bellici, legati insieme nella classica trama da videogioco a cui si perdonano le diffuse leggerezze narrative come un pegno da pagare a fronte di un gameplay decisamente più appagante, poggiato sull’altare del carisma di Master Chief, il suo indecifrabile protagonista.
Era inevitabile, dunque, che Paramount decidesse di liberarsi di un po’ di zavorra ridisegnando il contesto in cui immergere l’eroe in armatura. L’universo della serie di Halo appare molto più vicino a quello di Star Wars rispetto alla controparte videoludica. Una vicinanza che la serie Paramount, in onda su Sky in contemporanea USA, non nasconde fin dai primissimi fotogrammi in cui viene presentato allo spettatore un avamposto planetario di ribelli, umani che rifiutano il dominio della UNSC, attaccato da una squadra di Covenant e salvato dalla comparsa di una squadra di Spartan, considerati alla stregua di leggende metropolitane o figure mitologiche che nessuno aveva mai in realtà visto dal vero.
L’altra grande, palpabile influenza è Battlestar Galactica: intrighi e misteri che filtrano all’interno del mondo solitamente lineare di Halo e intorno alla UNSC, organizzazione militare che somiglia a un governo planetario: ma se nel videogioco la UNSC è senza dubbio alcuno la sponda dei buoni della storia, nella serie la faccenda si fa più sfaccettata e avvolta da una nebulosa ambivalenza che arriva a coprire anche l’origine degli Spartan, i super soldati a cui appartiene Master Chief.
Ecco, nemmeno Master Chief è uscito indenne da questa rielaborazione, per quanto pur sempre realizzata in collaborazione con 343 Studios, l’attuale team di sviluppo del gioco. La serie prodotta da Paramount ha ben chiaro che il carisma del suo protagonista è il solo perno su cui si può reggere l’intero show, ma decide di declinarlo secondo una via piuttosto lontana da quella del gioco, contravvenendo subito a una delle regole che accompagnano da sempre le presenza di Master Chief nella saga videoludica. Evito spoiler, ma i producer ne hanno già parlato ampiamente prima della messa in onda, per cui il trattamento alla Boba Fett non risulta una sorpresa, eppure basta da solo a trasformare il Master Chief sullo schermo in un personaggio completamente differente.
Spiazza dunque che la serie da un lato si impegni a richiamare costantemente il videogioco con citazioni di veicoli, situazioni e animazioni, uno slancio perfettamente comprensibile vista la tipologia di prodotto e il target primario a cui mira, mentre al contempo decostruisce l’iconografia del protagonista affiancandogli persino la giovane ribelle Kwan, come un novello mandaloriano. Il Master Chief televisivo è un altro Master Chief, lontano dall’eroe tutto d’un pezzo, inscalfibile e indecifrabile, senza mai alcun dubbio circa la sua missione a cui sono abituati i videogiocatori.
La transizione, in fondo, è inevitabile, tenendo conto delle differenze che intercorrono tra tv e videogioco e della funzione radicalmente differente che la narrazione assolve nei due medium. Se una volta impugnato il pad le scene d’intermezzo servono per lo più a tenere alto il livello di epicità e giustificare i cambi di ambientazione nelle successive sequenze di azione in prima persona, in tv è necessario creare archi e percorsi e quel Master Chief difficilmente potrebbe averne.
Definire la portata e l’eventuale successo dell’azzardo da questi due primi episodi, tuttavia, è complicato, perché la formula televisiva aggiunge alla ricetta videoludica diversi elementi nuovi e interessanti, dall’espansione dell’universo alla problematizzazione del militarismo imperante passando attraverso il dialogo tra politica-militari e scienza, ma allo stesso tempo priva Halo e Master Chief di una serie di punti fermi della sua iconografia su cui il brand è stato costruito negli anni.
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