Per la prima storia Disney pubblicata sotto l’etichetta Marvel, alla Casa delle Idee hanno pensato di bussare alle porte della filiale italiana in cerca di disegnatori. Ad affiancare il navigato Jason Aaron (di recente ai testi di Avengers e Superman, per capirci) sulle pagine di Uncle Scrooge and the Infinity Dime troviamo un team di illustratori e inchiostratori nati e cresciuti nel grembo della celebrata tradizione Disney italiana: Paolo Mottura, Francesco D’Ippolito, Lucio De Giuseppe, Alessandro Pastrovicchio, Vitale Mangiatordi e Giada Perissinotto.
Uscita in formato comic book settimana scorsa negli USA, oggi Zio paperone e il decino dell’Infinito è arrivata anche sul nostrano Topolino settimanale. Nei giorni scorsi, in attesa di poterci finalmente mettere le mani sopra, abbiamo disturbato il buon Alessandro Pastrovicchio dal meritato riposo del weekend per farci raccontare come ha vissuto questa esperienza inusuale e, chissà, magari foriera di nuove future collaborazioni tra la Marvel e il team Disney Italia.
La mia prima curiosità è: come l’hai saputo? Quando l’hai saputo che saresti diventato un autore Marvel?
Diciamo che non credo di essere ancora un autore Marvel a tutti gli effetti, c’è sempre la Disney di mezzo, quindi è autore Marvel-Disney. A parte gli scherzi, è stata una sorpresa. Sono stato appunto contattato dal curatore editoriale della Disney, Stefano Ambrosio, il quale mi aveva anticipato a gennaio di quest’anno la possibilità di disegnare questa storia su Uncle Scrooge e che era appunto una collaborazione con la Marvel. Ho risposto subito: “Sì,i cavolo deve essere una cosa bell’importante, ti do l’ok!”. Ma lui rilancia: “Guarda, è una storia che deve avere un taglio Marvel ed è scritta da Jason Aaron”.
Porca miseria! Lo conosco dai tempi di Scalped e anche come sceneggiatore di Thor quindi… certo!
Non so se lo sai, perchè vi è stato comunicato esplicitamente, o se te lo sei spiegato: come è nata l’idea tra Marvel e Disney di coinvolgere i disegnatori della scuola Disney italiana in questo progetto?
Secondo me perché come scuola italiana noi siamo la più importante nella scuderia Disney. Dopo Carl Barks, Goffredson e Don Rosa gli americani non hanno avuto una tradizione moderna nella realizzazione di storie Disney. Noi in italia in tutti questi anni abbiamo comunque prodotto storie che poi vengono pubblicate in tutto il mondo: in Europa, in Germania, Belgio, Francia, Grecia… quindi sanno di questa cultura forte che c’è dalle nostre parti per i personaggi Disney e c’è sempre stata.
Vi è stato chiesto di adattare il vostro stile anche alla pubblicazione nel formato comic book in cui la storia è stata pubblicata in USA?
Sì, ci è stato dato il formato proprio del comic book americano e sì, diciamo che la scansione delle tavole è proprio quella classica dell’albetto Marvel. La difficoltà è stata un po’ quella di adattare le vignette in quel formato di tavole, ma noi disegnatori italiani siamo abbastanza abituati anche perché abbiamo alle spalle l’esperienza di PK, che poi alla fine è stato il primo comic book Disney italiano in salsa Marvel che mostrava un certo debito verso il fumetto supereroistico. Abbiamo maturato una certa dimestichezza nell’affrontare questa tipologia di racconto e di taglio narrativo.
Mi hai anticipato! Una delle prossime domande sarebbe andata a parare su PK come precedente italico dell’incontro tra Disney e supereroi.
Comunque gli americani alla fine dei conti ci conoscono come disegnatori, ovviamente, e Stefano quando ha contattato noi 4 disegnatori per affrontare la storia di Aaron, che è appunto divisa in 4 capitoli, ogni disegnatore aveva già il suo capitolo assegnato, per un discorso ovviamente di stile. Nel senso che ognuno di noi ha uno stile diverso, però è uno stile che si adatta bene comunue allo stile Marvel. Il taglio, come avrai notato dalle tavole in anteprima che sono state pubblicate, è bello supereroistico. Non è classica storia di Topolino insomma.
Ho letto poco prima che ci sentissimo una recensione di The Beat in cui il recensore americano si è fermato a ragionare molto sull’interpretazione della tavola di ciascun artista italiano, soffermandosi su come ogni singolo interprete avesse rielaborato la griglia del comic book in funzione di una storia Disney. Nel tuo caso come l’hai vissuto questo passaggio? È stata l’occasione per fare qualcosa che normalmente su una gabbia più classica su Topolino non si può fare?
Ah, beh, sì, mi sono divertito come un matto perché in questo caso puoi comunque esagerare con inquadrature un po’ più eccessive, dare un taglio di personaggio un po’ più realistico, un po’ più serio. Mi sono divertito molto a usare un tipo di stile, ma anche un approccio narrativo che comunque su Topolino ogni tanto si usa se fai delle storie un po’ più – diciamo – alla PK, come mi è capitato di fare l’anno scorso con Topolino: Il fattore gamma, la storia che ho anche sceneggiato in cui ho usato un taglio un po’ più supereroistico. Però proprio il tipo di formato comic book, che è un po’ più allungato, consente di inserire più vignette e ti dà modo di giocare un po’ di più sulle inquadrature.
Tu hai iniziato come inchiostratore di tuo fratello, passando poi alle matite di Topolino. Ma da ragazzino, sognavi di diventare un disegnatore Marvel? Quel tipo di fumetto ti interessava?
Sì, di certo. Le letture in casa erano variegate, ad esempio, mio padre era un lettore accanito di Tex.
Come tutti i papà insomma!
Come tutti i papà [ride]. Tex è stata la porta d’ingresso alle letture bonelliane, ma ovviamente in casa si leggeva anche Topolino, poi Alan Ford e Sturmtruppen, Lupo Alberto, ma c’erano anche L’Uomo Ragno. Le pubblicazioni dell’Editoriale Corno erano fantastiche: mi ricordo Daredevil, mi ricordo Hulk. Io amavo L’Incredibile Hulk da bambino, lo adoravo, quindi figurati per me affrontare una storia scritta da uno sceneggiatore Marvel e che viene pubblicata dalla Marvel in America è stato un sogno.
Pensi ci sia la possibilità che questa storia apra una porta verso altri tipi di collaborazione con Marvel?
Questo lo speriamo! Stanno già uscendo anche i primi rumors su altri progetti futuri dopo Uncle Scrooge and the Infinity Dime. C’è il What If…? in cui Paperino diventa Thor che uscirà a breve disegnato da mio fratello (Lorenzo Pastrovicchio NdR) e ci saranno altre sorprese che riguardano anche me.
Se avessi un euro da puntare, lo giocherei su un tuo Pippo-Hulk!
Diciamo che ci sarà anche lui [ride].
Il punto di contatto tra le storie Disney più classiche del canone italiano a cui siamo abituati e il fumetto di supereroi della Marvel, dalle tavole che ho visto, secondo me è sicuramente rappresentato dal colore.
Sì, c’è un colore molto da comic book a cui non siamo abituati noi disegnatori Disney italiani.
Avete dovuto cambiare qualcosa nel vostro stile tenendo conto di questo tipo di colorazione?
No, non sapevamo che tipo di colore sarebbe stato usato, di questi aspetti se n’è occupato sempre il buon Stefano Ambrosio della Walt Disney Company. Una curiosità che posso raccontarti è che la splash page che è stata già pubblicata nelle anteprime, una mia tavola con tutti i Paperone del Multiverso, è stata la prima tavola ad essere colorata come prova colore per sottoporla agli americani della Marvel. Ha chiesto a me di inchiostrare quella tavola perché ero più avanti nella lavorazione, avendo poco meno di metà delle tavole totali da realizzare. per poi girarla alla colorista (Francesca Vivaldi – Arancia Studio) per delle prove colore. Ci hanno girato 5 varianti con 5 tonalità di colori diverse e tutti noi quattro disegnatori abbiamo espresso parere unanime sulla tipologia di colorazione che poi è stata utilizzata nelle tavole defintive.
Che effetto ti fa il tuo vedere un tuo disegno con questo tipo di colorazione?
Sono abbastanza soddisfatto del lavoro che è stato svolto, alla fine sono soddisfatto. Comunque sai, noi disegnatori abbiamo questo difetto: quando un nostro disegno viene colorato da qualcun’altro subiamo sempre uno shock. Nella mia mente, lo immaginavo sempre con un effetto diverso.
Deve essere strano: è qualcosa di tuo che ad un certo punto non è più solo tuo.
Eh sì, non è la tua tavola in bianca e nero, come l’hai realizzata con gli effetti e i tratteggi. Sai, vedere certe parti di china virate in colore… se non sei un colorista molto talentuoso rischi di fare danni. In questo caso sono abbastanza soddisfatto, è andata abbastanza bene, per quanto sia comunque sempre un piccolo trauma vedere la propria tavola in bianco e nero trasformata da un’altra persona.
Concludo con un volo pindarico: se avessi carta bianca da Marvel per realizzare un fumetto con un loro personaggio, uno qualunque, cosa proporresti?
Eh, su due piedi così è difficile! Beh, allora, Star Wars non mi fa non mi fa impazzire… Sicuramente come ti dicevo mi piacerebbe disegnare una storia di Hulk, che è senza dubbio il mio personaggio preferito. E aggiungo anche Spider-man, sono sicuramente i due personaggi più iconici e più fighi di casa Marvel.
Io te lo auguro di tutto cuore! Marvel di recente ha annunciato che l’attuale run di Amazing Spider-Man scritta di Zeb Wells e disegnata da John Romita JR sta per concludersi. E ancora non si conoscono i nomi né dello sceneggiatore, né del disegnatore… io tengo le incrociate per te!
Ah ah ah grazie!
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