La Vita Impossibile

Matt Haig è un autore di successo, ma è anche un uomo con una missione: fornire conforto al prossimo usando il suo innegabile talento per la scrittura. Haig convive da decenni con una salute mentale instabile che lo ha portato ad abitare i luoghi oscuri dell’anima, a venire fuori da condizioni miserrime, ma anche al rientrarci con la consapevolezza che stare male non è la fine di tutto e che il dolore, per quanto deprivante, è un’esperienza non una condanna a vita, tanto meno una colpa.

Quello che Haig offre, oltre che letture sempre piacevoli, spesso brillanti e foriere di riflessioni mai banali, è una mano tesa priva di giudizio, ma carica di calore umano, sotto forma di romanzo. Haig non è autoreferenziale, non si presenta – né quando scrive in prima persona, né quando affida la sua voce ai protagonisti dei romanzi – come un esempio da imitare o qualcuno con le soluzioni: l’autore è consapevole dell’unicità di ciascuna esperienza personale, ma tiene a sottolineare che essere unici nel proprio malessere non deve portare alla falsa equivalenza dell’essere dunque soli.

Matt Haig
Matt Haig

Guardando indietro nella produzione di Haig, il titolo del primo capitolo di Ragioni per Continuare a Vivere – “Questo libro è impossibile” – suona ora come una sorta di flashforward, e non solo per l’evidente somiglianza con il titolo del suo ultimo romanzo, La Vita impossibile per l’appunto. Sia in Ragioni che nella Vita Impossibile è centrale un luogo, Ibiza. L’isola è il posto dove Haig ha vissuto il primo episodio depressivo, il luogo in cui per la prima volta ha avuto pensieri suicidi: solo di recente, grazie a una riconquistata fiducia nel futuro, l’autore si è riappacificato con l’isola che vede finalmente non più coincidente con il punto di origine dei suoi problemi, ma per quello che è oggettivamente: un luogo ameno dalla natura varia e rigogliosa.

L’isola si presta anche come espediente letterario per il messaggio di Haig: Ibiza evoca immediatamente vita notturna, divertimento sfrenato, musica e discoteche, ma è anche sede di bellezze naturali senza pari all’interno di un ecosistema dal delicato equilibrio. L’Isola è quindi sempre la stessa, ma assume forme diverse in risposta a quello che si cerca, così come avviene per tante situazioni della vita che rispondono alla soggettività di ciò che abbiamo dentro senza che noi ce ne rendiamo conto.

Desiderare che la realtà sia semplice può trasformarsi davvero in una sorta di prigione, perché si finisce per restare intrappolati dentro il modo in cui vogliamo vadano le cose, invece di accettare il modo in cui potrebbero andare. Si rischia di rimanere imprigionati. Di chiudere le porte a tantissime possibilità.

La Vita Impossibile. Grace Winters è un’insegnate di matematica vedova, in pensione, oppressa dal senso di colpa per la morte dell’unico figlio avvenuta tanti anni addietro. Le giornate di Grace, a questo punto della sua vita, sono una spenta e rassegnata attesa della parola “fine” quando, inaspettatamente, riceve in eredità una casa a Ibiza: è il lascito di Christina, una cara amica che non sentiva anni. La situazione presenta da subito elementi bizzarri e ambigui che spingono Grace a cercare di capire in quali circostanze nell’animo dell’amica sia maturata l’idea di farle dono di un’abitazione a migliaia di km di distanza, ma quello che doveva essere un viaggio per ottemperare alle ultime volontà di una donna scomparsa diventa l’esperienza che stravolge ogni assunto fino a quel momento accettato dalla sua mente logica e razionale. 

Ciò che Grace vive nell’Isola balearica frantuma e ricompone, in una nuova e inaspettata forma, il suo sistema di credenze fino al punto da ridefinire la sua intera vita attraverso un’esperienza che sconfina nel mistico, ma che a ben guardare è solo una possibilità talmente sorprendente e inaspettata che la mente abitudinaria e assuefatta allo status quo bolla pigramente come impossibile.

The Life Impossible cover
La copertina dell’edizione inglese

Il libro di Haig ha inevitabilmente molto in comune con i suoi testi precedenti, ma potrebbe essere inteso quasi come un seguito morale della Biblioteca di Mezzanotte. In quel caso Norma, la protagonista, è una giovane donna prigioniera di un desolante senso di fallimento che le fa percepire la sua vita irredimibile, inutile e di fatto già al capolinea. Grace, per tanti versi, potrebbe essere la Norma che non ha mai sfogliato le pagine conservate nella biblioteca di mezzanotte e che quindi si è arresa all’idea di essere rappresentata dal senso di nullità che l’accompagna. In entrambi i casi, un evento fuori dal tempo e dallo spazio come li intendiamo, mette le protagoniste nella condizione di vivere in un modo che non sospettavano fosse possibile.

Nella Biblioteca di Mezzanotte le intenzioni di Haig sono chiare fin da subito, non mettiamo mai in dubbio dove e perché stiamo procedendo, ma ci lasciamo trasportare dal come. In La Vita Impossibile, invece, l’autore si dedica molto di più all’intreccio narrativo e finisce con il realizzare un thriller che è anche un romanzo investigativo e che, nella sua anima ecologista e nella straordinaria esperienza al centro della storia, ricorda molto il Jeff VanderMeer dell’AreaX, anche se in questo caso parleremmo di una versione alternativa di VanderMeer ottimista e colma di speranza.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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