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Quindici serie meglio di Lost – 1 – Buffy L’ammazzavampiri

La nostra panoramica sulle migliori serie di tutti i tempi continua con il capolavoro di Joss Whedon; Buffy L’ammazzavampiri.

Buffy L’Ammazzavampiri è la migliore serie TV di sempre. Suona strano, no? Suona strano prima di tutto perché, per stessa ammissione del creatore della serie, Joss Whedon, Buffy The Vampire Slayer è il titolo più ridicolo della storia della TV, e in italiano suona particolarmente assurdo. Ed è strano perché la serie non è particolarmente rispettata da molti, da quelli che l’hanno vista distrattamente, o solo in parte. Ma questi problemi sono l’altra faccia dei motivi per cui questa serie è unica, una delle poche opere a definire completamente il medium di cui fa parte.

La genesi di Buffy non lasciava sperare bene per il futuro dell’eroina. Il personaggio è stato creato da Joss Whedon, ai tempi uno scrittore emergente, rispettato per il suo talento da scrittore televisivo. La sua sceneggiatura diventa un film nel 1992, una commedia horror di qualità scostante, i cui momenti più brillanti arrivano da una battaglia finale assurda ed esilarante. Il film è stato un successo, nonostante tutto, anche grazie alla presenza di Luke Perry post Beverly Hills 90210 e il carisma di Kristy Swanson, una Buffy efficace. Ma l’idea di Whedon era molto diversa da quella portata sullo schermo da Kaz e Rebel Kuzui. L’idea del creatore era più ambiziosa e richiedeva più spazio. L’occasione per fare sul serio con Buffy arriva nel 1997. Il network della Warner Bros. aveva bisogno di una nuova serie da mandare in onda a metà stagione, e ha dato una opportunità a Whedon di essere showrunner di Buffy, così da dare vita alla sua creatura esattamente come l’aveva pensata all’inizio. Dopo poche puntate, la serie ha trovato un pubblico di appassionati che hanno permesso al progetto di andare avanti per ben sette anni.

La serie comincia quando Buffy Summers, una cheerleader che da poco ha scoperto di essere l’erede di una millenaria tradizione di difensori dell’umanità contro i pericoli del mondo soprannaturale, si trasferisce nella cittadina di Sunnydale, in California, e comincia a frequentare la scuola superiore locale. Insieme al suo mentore, il bibliotecario della scuola Giles, e i suoi amici Willow e Xander, dovrà affrontare settimana dopo settimana i pericoli che minacciano l’ignara popolazione della cittadina che, a insaputa di tutti, è costruita direttamente sopra un portale per l’inferno. Come se non bastasse, deve anche seguire le lezioni a scuola. Per quanto la premessa possa sembrare più assurda, non è molto distante da quella che ha reso famosa la serie Harry Potter. In un’intervista a Players, Cory Doctorow, ha descritto così il potenziale delle storie sugli adolescenti: “…non stupisce scoprire che le parti del nostro cervello che controllano la nostra capacità di valutare i rischi non si sviluppano completamente prima dell’età adulta. Come si potrebbero affrontare questi rischi, fare scelte esistenziali di questo tipo, se si avesse un senso del rischio completamente sviluppato?”. Buffy, come la saga del mago di Hogwarts, funziona proprio perché parla del periodo più cruciale per la crescita di ognuno di noi, parla di cosa significa diventare una persona.

Stagione dopo stagione, gli spettatori hanno seguito la maturazione di Buffy e dei suoi amici, la sua storia d’amore con Angel, un personaggio carismatico e complesso a cui è stata eventualmente dedicata un’altra serie straordinaria. Ogni puntata è allo stesso tempo intensa, drammatica ed esilarante. Il senso dello humor di Buffy e dei suoi amici centra in pieno il cinismo distaccato che ha contraddistinto la “generazione X”. Vedere la serie dopo anni dalla sua nascita significa entrare in un mondo diverso, contraddistinto da un tono molto particolare, che all’inizio può spiazzare. Ma dopo qualche puntata è difficile non farsi conquistare ed entrare nel ritmo della storia. E la quantità di neologismi coniati dagli scrittori della serie ha letteralmente dato vita a piccole enciclopedie.

Perché, allora, sono relativamente pochi a riconoscere la qualità di Buffy L’ammazzavampiri, in molti circoli della “cultura ufficiale”? In primo luogo, questo non è del tutto corretto. Empire Magazine ha incoronato la serie al secondo posto della sua lista delle migliori serie della storia, preceduta solo dai Simpson. Time Magazine e TV Guide hanno celebrato la serie con altrettanta intensità. Il sito internet Popmatters ha dedicato a Buffy e le altre serie di Whedon un mese intero di saggi e approfondimenti. La serie è esattamente a metà strada tra lo status di opera cult e capolavoro riconosciuto. Il problema di Buffy è tutto negli “effetti collaterali” degli elementi che lo rendono speciale. È una serie complessa, che va seguita dall’inizio alla fine, operazione non semplice per un’opera composta da 144 episodi. E, per essere chiari, la prima stagione della serie non rende l’idea del potenziale dietro alla visione di Whedon e soci. I primi 14 episodi di Buffy sono ottima TV, ma danno solo piccoli indizi del livello di intensità raggiunto dalla serie negli anni.

E Buffy è una serie fantasy. Il che, per molti, è un problema, perché significa che la maggior parte delle puntate parla di roba tipo fate, mutanti, lupi mannari, e soprattutto vampiri. Ma Whedon non lo considera un problema. Come ha detto in un’intervista, “L’Amleto è una storia di fantasmi. Una storia di fantasmi scritta quando non c’era uno stigma per le storie di fantasmi”. E Buffy dimostra quanto fuori luogo sia considerare il fantasy come un genere “minore” (cosa che, per essere chiari, spesso viene fatta in primo luogo dagli autori fantasy stessi). Whedon e gli altri scrittori di Buffy usano il fantastico per una serie di metafore di impatto devastante sull’adolescenza e la crescita, l’amicizia, la sessualità, la morte, la necessità di cambiare e di scegliere. Buffy ha trasmesso il primo bacio lesbico della storia della televisione statunitense, e, con The Body, ha messo in scena la più cruda riflessione sulla morte che si sia vista nel piccolo schermo. Non ossessionarsi sul realismo permette di affrontare argomenti difficili e profondi in maniera onesta e ruvida.

E ci sono altre problematiche specifiche dell’Italia. Il nostro paese non ha mai capito esattamente come trattare le serie per adolescenti. Da noi I Simpson e I Griffin vanno in onda dopo pranzo come se fossero roba per bambini, mentre negli Stati Uniti sono trasmessi di sera. I programmatori dei palinsesti nostrani sembrano andare in tilt quando un prodotto è indirizzato sia agli adulti che ai giovani. Così Buffy è andato in onda un po’ in tutte le fasce orarie: prima serata, dopo pranzo, nel mezzo della notte. Vista la presenza di molti elementi tematicamente forti, in particolare nelle ultime stagioni, la serie è stata più volte censurata da Mediaset. E la straordinaria ricchezza del linguaggio adottato dalla serie rende difficile il lavoro di adattamento. Il doppiaggio della versione italiana di Buffy è discreto, come di tradizione nel nostro paese, ma inevitabilmente mortifica la complessità dei dialoghi.

Ma il vero successo di Buffy è nel non aver mai perso in qualità. Le serie TV sono maratone. Possono approfondire i suoi personaggi e i suoi temi in dettaglio grazie al tempo a loro disposizione. Dall’era dei DVD in poi, si possono visitare più volte scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo. Allo stesso tempo, è un formato episodico, nel quale ogni spezzone da 45 minuti può raccontare una storia separata dalle altre. Infine, è un medium in cui la coerenza delle storie dipende dal successo di pubblico del progetto. Come dimostrato da Lost e X-Files, è difficile pianificare storie lunghe e complesse se non si sa quante ore di TV si dovranno produrre.

Buffy è una serie unica perché prende tutti questi elementi e li sfrutta al massimo, con un’attenzione senza precedenti nella storia della TV. Ogni episodio ha una storia coerente e appagante, ma allo stesso tempo tutte e sette le stagioni funzionano come una grande opera corale, i cui personaggi crescono e cambiano in maniera credibile e coinvolgente, dove personaggi della prima stagione possono tornare nella settima serie in maniera perfettamente coerente. È una serie dalle tematiche complesse e profonde, che spesso vanno approfondite guardando e riguardando gli episodi, qualità molto evidente per chi conosce il mondo degli appassionati di Buffy e dell’opera di Whedon tutta. Ed è una serie che è riuscita a creare alcuni degli episodi di televisioni migliori della storia (Hush, The Body), ma è anche riuscita a sopravvivere alle bizze dei network. La serie sarebbe dovuta concludersi alla quinta stagione. E il finale di questa serie è effettivamente definitivo, una chiusa soddisfacente ad una stagione epica. Ma grazie all’interesse di un nuovo network, Buffy è potuta risorgere per altre due serie. Altre serie avrebbero provato a far finta di niente, e continuare con lo stesso tono delle stagioni precedenti. Le ultime due stagioni di Buffy, invece, sono molto diverse dal resto della serie. Sono cupe e difficili, parlano di amicizia e sessualità, vita e morte con un’intensità che nessuno avrebbe potuto prevedere guardando i primi episodi della serie. Sono scelte che hanno alienato qualche fan, dimostrazione della voglia di rischiare degli autori, e che hanno portato la serie ad un finale forte, dove il senso del rischio si è sposato con una dedizione quasi religiosa all’idea di umanesimo. All’idea che gli esseri umani possano risolvere qualunque situazione se si gettano in imprese enormi, con generosità e coraggio. Buffy L’ammazzavampiri è lo standard su cui tutte le serie televisive si devono confrontare, per ora, finché qualcuno non prenderà il suo scettro.

CONSIGLI DI VISIONE

Italiano o originale?

Come dicevamo nel pezzo, qui sentire la versione originale è fondamentale. Inoltre, le versioni della serie che circolano nelle nostre TV sono spesso censurate. Ma è anche necessario sottolineare che la complessità del linguaggio della serie la rende abbastanza impenetrabile per chi non abbia una buona confidenza con la lingua inglese e in particolare con lo slang giovanile americano degli anni ’90.

L’eredità della serie:

Poche serie hanno avuto lo stesso impatto di Buffy nello scenario della scrittura televisiva. Dopo la fine delle sette stagioni, le firme di Buffy hanno contribuito a Battlestar Galactica, Lost, Game of Thones, Mad Men, Alias, The Chicago Code, Glee. La serie è stata anche citata come una delle ispirazioni principali dietro al nuovo corso di Doctor Who e il suo spin-off Torchwood. E, ovviamente, ci sono le altre serie prodotte da Whedon: Firefly e Dollhouse. Meno complete di Buffy e Angel, ma altrettanto piene di intuizioni geniali e momenti memorabili.

Se vi è piaciuta questa serie, guardate:

Veronica Mars è praticamente Buffy senza mostri, e si è mantenuta ad ottimi livelli fino alla sua conclusione. Reaper ha un approccio ancora più simile alla serie di Whedon, ma purtroppo è stata cancellata dopo la seconda stagione. Tra le serie attualmente in produzione, solo True Blood sembra cercare un simile equilibrio tra fantasy, umorismo e tensione, ma sta pure diventando sempre più assurda (in ogni caso la prima stagione è ottima).

 




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