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Erased – Boku dake ga inai machi: La salvezza è nel passato

Satoru Fujinuma è un aspirante mangaka oramai quasi trentenne, che possiede un’abilità speciale: quando si trova in pericolo o assiste ad un incidente, riesce a  tornare indietro nel tempo di qualche minuto per modificare il corso degli eventi. Nel suo passato remoto c’è una triste storia di cronaca nera, l’omicidio di una sua compagna di classe, Kayo Hinazuki, rapita e uccisa da un serial killer che oltre a uccidere altri due bambini, l’ha fatta franca, facendo ricadere la colpa su un innocente. Un giorno la madre di Satoru viene misteriosamente e barbaramente uccisa e lui accusato del suo omicidio: l’attivazione del suo potere lo riporta però nel 1988, alle scuole elementari, proprio pochi giorni prima dell’omicidio di Kayo. Salvare la sua compagna nel passato potrebbe significare salvare anche sua madre nel presente, ma Satoru, nonostante abbia i ricordi e l’esperienza di un adulto, è imprigionato nel corpo di un bambino…

I viaggi nel tempo fanno bene agli anime giapponesi. L’ultima volta che un simile espediente narrativo era stato usato come asse portante di una serie era venuto fuori dal nulla il fantastico Steins;Gate, una delle più emozionanti avventure sci-fi di tutti i tempi. Con Erased cambia il genere, thriller, ma il risultato è lo stesso: una serie eccezionale, forse la migliore in assoluto degli ultimi anni, capace di avvincere lo spettatore e straziarlo in attesa della puntata successiva, visto che ogni episodio è caratterizzato da un clamoroso twist finale.

In Erased (serie sceneggiata da Taku Kishimoto e diretta da Tomohiko Itō per lo studio A-1 Pictures ma tratta dal manga di Kei Sanbe) tutto funziona a meraviglia: la caratterizzazione dei personaggi, certosina e impeccabile, sia di quelli principali che di quelli che hanno meno spazio nella storia; la narrazione, i cui tempi sono scanditi da un immaginario orologio svizzero che spacca il secondo; la regia, che dosa alla perfezione i momenti clou alternandoli a quelli che permettono allo spettatore di conoscere maggiormente i personaggi e lo loro vicissitudini personali; il comparto tecnico, che pur non raggiungendo picchi particolari, si mantiene sempre su standard più che validi. Il valore aggiunto, stavolta, è il ritmo: forsennato, si va a rotta di collo per 12 densissime puntate (cosa rara per una serie giapponese, dove i tempi vengono spesso dilatati a dismisura) fino alla risoluzione dell’enigma, che non lascia spazio a interpretazioni di sorta (e questo è proprio un unicum, specie negli ultimi anni).

Non di sola suspense vive Erased, che è, anche e sopratutto, uno splendido romanzo di formazione. Le dinamiche relative alle interazioni tra i piccoli protagonisti della storia, il loro rapporto con gli adulti (a volte drammatico, come nel caso di Kayo Hinazuki, vessata da una madre degenere), i problemi che affliggono le vite di ognuno di noi, la sensazione di essere impotenti di fronte all’ineluttabilità del Male e ai pericoli stra-ordinari che ci circondano, sono trattati con un acume, una sensibilità ed un’intelligenza senza eguali nella storia recente degli anime (e dei manga).

In una stagione invernale a dir poco memorabile, vista la messa in onda di altre due produzioni di alto livello (Dimension W e Shōwa Genroku rakugo shinjū, di cui parleremo a breve), Erased lascia profondamente il segno. Se non avete molto tempo da dedicare agli anime e volete gustarvi un’opera che non sfigura di fronte alle più blasonate serie thriller americane, beh, avete trovato quello che fa per voi. Se cercate semplicemente una piccola grande storia ricca di pathos e colpi di scena, a prescindere dal medium…anche.



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