«Il secondo album è sempre il più difficile, nella carriera di un artista»: il popolare brano di Caparezza costituisce un ottimo punto di partenza per analizzare Amore di lontano
Amore di lontano
Spagna, 1447. Il temibile capitano di ventura Antares, noto con il soprannome “lo Scorpione”, è coinvolto nella seconda crociata che sta per avere inizio. Spagna, “presente indefinito” (probabilmente in un periodo a noi contemporaneo). Jaf vaga senza meta dividendo il letto con amanti sempre diverse. Le vite di Antares e di Jaf, lontane nel tempo e nello spazio, si intrecciano nella dimensione onirica: è in essa che si svela un elemento comune, una ricerca febbrile che accomuna i due personaggi e diverrà un’ossessione condivisa. Una ricerca che risponde al nome di «un giorno senza morte», la dama Mila. A suggellare i due percorsi paralleli, ponendosi come elementi di raffronto, vi sono il tratto e il colore dell’autore. Il primo ripropone lo stile già apprezzato in Remi Tot: forme quasi cubiste, accompagnate da influenze sincretiche che affiancano la pittura rinascimentale e il fumetto contemporaneo, la rarefazione della narrazione con il repentino svolgersi dell’azione. I colori sembrano costituire una legenda con cui leggere la cartografia del racconto: forniscono informazioni, coordinate da ricostruire nella nostra mente e con le quali poter navigare in Amore di lontano
Martoz riconferma una delle peculiarità più apprezzabili del suo stile narrativo: la capacità di fondare ispirazioni differenti per creare un’opera originale. Amore di lontano presenta, come già anticipato e come lasciano intendere alcuni indizi (più o meno evidenti), una struttura e delle caratteristiche che richiamano il capolavoro di Raymond Quineau I fiori blu. Sebbene sia possibile inscrivere le figure di Antares e Jaf nell’interpretazione psicanalitica di Anne Clancier, è importante denotare come i due personaggi presentino una maggiore complementarietà e, pur non essendo intercambiabili, condividano una ricerca che li spinge ad agire e che è origine e fine comune. Anche senza incontrarsi e agendo secondo registri differenti, Antares e Jaf ambiscono a raggiungere lo stesso obiettivo. L’oggetto della ricerca, Mila, è l’unico elemento statico presente nell’opera: ella assume gli aspetti della dama amata e, nonostante nella contemporaneità sia una prostituta, mantiene la sua illibatezza per l’intero racconto. Il significato attribuito al suo nome, «giorno senza morte», appare invece come una libertà dell’autore (il nome probabilmente risale al diminutivo di nomi contenenti la la radice slava mil, il cui significato dovrebbe essere «grazia», «delicatezza», «bontà d’animo», «benevolenza», «amorevolezza»). Una figura angelica, ai limiti dei canoni stilnovistici, a cui è associato un altro elemento mitologico: l’eros.
L’eros, ivi inteso secondo le caratteristiche attribuitegli nella Teogonia, è la pietra angolare dell’opera. Divinità della natura e potenza teogonica di origine oscura (nato dal Caos stesso o, in alcune interpretazioni, dalla Notte e dal Giorno), esso è l’essenza primigenia da cui ogni essere del creato è mosso. È in questo contesto che è possibile comprendere come non vi sia antitesi tra il racconto di guerra di Antares e quello erotico di Jaf: entrambi agognano a raggiungere un’armonia che può esser donata solo dalla figura femminile. Un’armonia che, una volta raggiunta, determina uno stato di quiete solo momentaneo: la guerra si conclude ed è giunta l’ora di tornare. Una nuova odissea ha inizio.
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