Per chi ha meno tempo ma cova comunque un desiderio di binge watching The End Of The F***ing World (Jonathan Entwistle, 2017), serie tv britannica recentemente approdata su Netflix, potrebbe fare al caso suo. Composta di otto episodi da venti minuti ciascuno, la prima – forse unica – stagione tratta dall’omonimo fumetto di Charles Forsman
Accolta positivamente sia in patria sia all’estero, The End Of The F***ing World sembra aver affascinato per la peculiare narrazione ciclotimica, capace di passare rapidamente dal dramma più torbido e penoso alla comicità più scorretta e demenziale. Il ritmo, che bene aderisce a una successione vertiginosa di eventi, non sembra subire alcuna battuta d’arresto, di fatto privando lo spettatore del tempo utile per riflettere su ciò che si trova davanti. Ed è un bene, perché a pensarci su (anche a posteriori) la storia non pare avere né le premesse né la stabilità per reggere oltre quei risicati limiti di tempo e spazio. Nonostante ciò il rapporto esclusivo tra i due personaggi non manca di evoluzione e arricchimento, offrendo una liaison coinvolgente e credibile, grazie anche alle ottime performance dei due protagonisti e all’attenzione prestata loro da una regia strategica (pedinamento continuo e fotografia espressiva).
Il mix crea da subito un feeling speciale tra spettatore e personaggi, tanto che tutto il resto può scorrere sfocato come dai finestrini di un’auto in corsa. Ed è proprio la scelta del road movie, nell’illustrazione degli eventi, a risultare vincente; un road movie in cui i crimini, più che reazioni all’establishment o tappe auspicate e godute – come nelle tante storie cui la serie trae ispirazione, da Accadde una Notte (Frank Capra, 1934), passando per Gangster Story (Arthur Penn, 1967) e La Rabbia Giovane
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