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Real Steel: Una carezza in un pugno (d’acciaio)

Nel futuro la boxe tra esseri umani è stata sostituita dal medesimo sport praticato da robot. Charlie (Hugh Jackman in versione steroids) è un impresario di mezza tacca che si trova d’un tratto a gestire un robot potenzialmente “campione” e un figlio saltato fuori dal nulla. Dall’abisso in cui stava precipitando, le cose iniziano a cambiare ma ovviamente non tutti gli ingranaggi funzionano sempre a dovere…

Nonostante la sua matrice prettamente tecnologica, Real Steel ammicca in più di una occasione a classici cinematografici che hanno portato sullo schermo la “noble art” quali Rocky (ovviamente), Il Campione, Stasera ho vinto anch’io o film sportivi in cui il rapporto allievo/maestro o padre/figlio è particolarmente stretto, quali Karate Kid e relativi seguiti o Over the Top. Dramma, Azione, Science Fiction e Fantasy qui si mescolano in un guazzabuglio che piace e non piace a seconda dell’occhio di chi guarda.

Tra i lati positivi del film ci sono indubbiamente le scene d’azione, molto ben coreografate e incredibilmente realistiche. I robot sono animati alla perfezione e fanno segnare un ulteriore passo avanti, in questo specifico sottogenere, rispetto a quelli protagonisti degli ultimi film di Michael Bay (non che questo debba fungere per forza come complimento, ma tant’è).

Shawn Levy, un onesto mestierante senza troppe ambizioni con più flop che successi alle spalle, non brilla certo di inventiva e, anzi, diluisce troppo la narrazione, trasformando quello che poteva essere un instant movie tutto botte e clangori metallici da un’ora e venticinque, in un polpettone melodrammatico da due ore e passa, che fatica molto a mantenere un ritmo costante per tutta la sua durata.

La morale sottesa è piuttosto ruffianella e cinicamente calcolata a tavolino, con personaggi fintamente tormentati e qualche manicheismo di troppo, ma tutto sommato anche questa ostentata bidimensionalità fa parte del gioco. Jackman sembra divertirsi, ma fatica parecchio a prendere le misure del rapporto padre/figlio che dovrebbe (crediamo) reggere l’intero impianto narrativo.

Dato il background, piuttosto stimolante, era certamente lecito aspettarsi qualche guizzo in più quanto a script ed originalità, ma la sensazione dominante è che i produttori abbiano puntato tutto sull’accoppiata Wolverine+Robot, con una spruzzata di Lost, il cui ricordo è incarnato da Evangeline Lily, forse la naufraga di maggiore successo ora che l’Isola è tornata tranquilla. Se tralasciate la quantità industriale di clichè che vengono proposti, Real Steel può essere godibile, altrimenti…



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