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Anarchy Reigns: un hamburger di sushi in salsa picchiaduro

Con un atteggiamento misto tra sfida e rivalsa, Anarchy Reigns sembra rispondere alle critiche mosse ai giochi Platinum da Cliff Bleszinski di Epic, che, nell’elargire consigli di game design agli sviluppatori nipponici, aveva disapprovato l’assenza di multiplayer in Vanquish. Così, l’ultima fatica dell’eclettico team di sviluppo giapponese è clamorosamente incentrata sulle modalità cooperative e competitive online, concretizzando tale scelta all’interno di un sistema di gioco che aggiorna la struttura vintage dei beat ‘em up a scorrimento di epoca arcade.

Sulla carta, l’accostamento tra un genere videoludico di matrice prevalentemente nipponica (nonché ormai caduto in disgrazia) e l’attuale vocazione verso il multiplayer, tipica del rampante game design statunitense, sembra un ossimoro, tanto che Sega, in qualità di publisher, ha posticipato e sottoprezzato la release occidentale di Anarchy Reigns, preconizzandone in qualche modo il fallimento al di fuori del Sol Levante. Ai fatti, però, il prodotto Platinum svolge benissimo il proprio compito.

Anarchy Regins si affaccia sul bizzarro futuro distopico che faceva da sfondo a MadWorld e sviluppa alcuni interessanti spunti di gameplay presentati in nuce nel gioco per Wii. Nello specifico, torna la possibilità di utilizzare in maniera creativa oggetti ed elementi ambientali, per rendere più articolata la mattanza degli avversari. Ad esempio, uno pneumatico abbandonato lungo la strada può essere preso e infilato attorno al corpo di un rivale per immobilizzarlo e poi picchiarlo impunemente, mentre le gigantesche ventole di aspirazione o gli altri macchinari che costellano lo scenario possono venire usati a mo’ di tritacarne, scagliandogli contro dei nemici.

Tale approccio è ora arricchito dall’opportunità di raccogliere armi da fuoco – che aggiungono alla miscela ludica delle sfumature third person shooter – e d’impadronirsi di veicoli da combattimento, come elicotteri con cui sorvolare l’area di gioco e incenerire gli avversari a terra.

La kermesse di uccisioni spettacolari e ingegnose dialoga armoniosamente con gli elementi picchiaduro veri e propri, fondati su un combat system semplice ma non banale, che include combinazioni tra colpi leggeri, pesanti e in salto, proiezioni di vario genere, attacchi in corsa e diverse mosse speciali, basate sulle abilità specifiche di ognuno dei differenti personaggi selezionabili (si va dai poteri ESP alle mutazioni fisiche, arrivando persino a trasformazioni in ordigni da guerra in stile Transformers).

Il miglior modo per impratichirsi con la poliedrica struttura di gioco è quello di affrontare la tutt’altro che scarna modalità single player, suddivisa in due storyline parallele, dove s’impersonano, rispettivamente, il cacciatore di taglie Jack Cayman (già protagonista di MadWorld) e lo stiloso cyborg Leo. Ciascuna avventura si compone di cinque livelli caratterizzati da un’inedita ispirazione free roaming, in cui si potrà vagare liberamente per lande devastate o decadenti quartieri metropolitani à la Blade Runner, massacrando orde di mutanti, androidi e teppisti biomeccanici, sino ad attivare varie missioni.

Queste ultime sono distinte in opzionali e obbligatorie. Le prime declinano la varietà di obiettivi propria dei giochi open world verso le dinamiche dei beat ‘em up a scorrimento, contemplando la protezione di personaggi chiave dalle aggressioni di gang criminali, varianti splatter della pallacanestro, corse a bordo di veicoli armati e quant’altro. Le missioni obbligatorie, invece, si concentrano sui combattimenti contro i boss, i quali, una volta sconfitti, andranno ad ampliare le fila dei guerrieri selezionabili nelle modalità multiplayer online.

Una volta sbloccato il roster completo, si avranno a disposizione sedici personaggi diversi, tra cui si trovano vecchie conoscenze di MadWorld (tipo il minotauro-cyborg Big Bull o la killer fasciata in latex viola Mathilda) e new entry altrettanto bizzarre, come il ninja futuristico Zero o l’obeso praticante di arti marziali Oinkie, che può trasformarsi all’occorrenza in una sorta di sauro gigante dalla forza sovrumana. Ciascun lottatore è ben caratterizzato anche sul piano ludico, il che dona un certo valore strategico alla scelta del proprio combattente durante le sfide con altri giocatori. Queste ultime contano ben tredici varianti, che vanno dai duelli one on one, in stile picchiaduro a incontri, sino a royal rumble con sedici utenti impegnati in confronti a squadre o tutti contro tutti.

Ciascuna modalità ha il suo set di arene specifico e ogni ambiente è ravvivato dalla comparsa improvvisa di minacce che si abbattono su tutti i partecipanti alla partita, come bombardamenti aerei a tappeto, tempeste di sabbia, esalazioni di gas tossico, piante carnivore che sbucano dal suolo ecc.. In queste situazioni, si dovrà raggiungere il prima possibile un’area sicura e cercare, al contempo, di far rimanere gli avversari nelle zone di pericolo. Talvolta, vengono mandati in scena anche dei ‘bot’ dalla potenza devastante, come Cthulhu, un abominio cibernetico che ricorda l’omonima creatura lovecraftiana. Così, i giocatori dovranno momentaneamente mettere da parte le loro rivalità reciproche per concentrarsi sull’eliminazione del nemico comune.

Nel complesso, Anarchy Reigns somiglia a una versione del Power Stone di Capcom aggiornata e riarrangiata con un occhio di riguardo verso i moderni stilemi videoludici statunitensi, ma che conserva comunque un’anima profondamente nipponica. Essa si esprime pure tramite alcuni accorgimenti, come la possibilità di giocare tutte le modalità multiplayer anche offline, contro avversari gestiti da una IA capace di tenere alto il livello di sfida. Sebbene l’opzione sia limitata al giocatore singolo (niente multiplayer in split-screen, purtroppo), si tratta comunque di un aspetto che denuncia un (ormai) inusuale rispetto verso l’utente e che sarà sicuramente gradito dai futuri retrogamer, i quali potranno fruire dell’intero pacchetto ludico anche quando i server saranno deserti.

In definitiva, Anarchy Reigns è un interessante caso di studio, un bizzarro ibrido, in cui le scuole di game design orientale e occidentale si contaminano vicendevolmente, modernizzando un genere quasi dimenticato e creando, allo stesso tempo, qualcosa di nuovo, fresco, tutto sommato semplice, ma divertente.

Anarchy Reigns è attualmente disponibile in versione PAL, per PlayStation 3 e Xbox 360.



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