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Looking at things Vol.1: Dalla parte di Phil Fish

Vorrei inaugurare Looking at things*, una rubrica d’opinione aperiodica che ho appena deciso di cominciare, commentando brevemente il dramma estivo che ha investito l’internet videoludico: Phil Fish, noto per essere l’eccentrico creatore di Fez nonchè uno dei protagonisti di Indie Game: The Movie, se ne va sbattendo la porta, maledicendo ad alta voce i suoi stessi clienti e cancellando Fez 2 per ripicca ad offese varie giunte via Twitter. 

 

Riassunto dei fatti: dopo questo episodio di Invisible Walls, Marcus Beers – giornalista – e Phil Fish iniziano una diatriba su Twitter riguardante un presunto commento che Fish avrebbe avuto il “dovere” di rilasciare in merito al cambio di strategia per gli Indie di Xbox One. Beers commenta:

“Gents, you were the guys who did Indie Game: the Movie. And some of you looked relatively normal in it, one of you looked like a total tosspot in it. But you can’t have it both ways. You’re successful game designers — you’re ‘indie’ game designers — hurrah, good for you, you fucking hipsters.”

Segue scomposta reazione di Fish che invita Beers ad andarsi ad ammazzare. Dopo la diatriba, Fish – chiaramente non del tutto in grado di intendere e di volere – pubblica sul sito di Polytron la seguente frase:

“Fez 2 is cancelled. I am done. I take the money and I run. This is as much as I can stomach. This isn’t the result of any one thing, but the end of a long, bloody campaign. You win.”

Ora, su Fish se ne sono dette di tutti i colori. Che è arrogante. Che è un coglione. Che tratta tutti con sufficienza. E, sostanzialmente, lo sviluppatore canadese non è che abbia mai fatto molto per dipingersi come un umile e simpatico developer amico delle genti: incapace di qualsivoglia diplomazia, si è auto-cucito addosso le vesti della talentuosa testa di cazzo. L’unica volta che l’ho visto dal vivo (Nordic Game 2012) ha parlato di design industriale e mi sono annoiato a morte, quindi non è che lo ritenga nemmeno un oratore particolarmente brillante.

A volerla dir tutta però, Fish è anche uno dei pochi developer a parlare senza peli sulla lingua: la notissima frase sull’industria giapponese che l’ha proiettato nell’olimpo degli stronzi, è anche una di quelle cose che il videogiocatore della strada sa e ripete da tempo sui forum di mezzo pianeta. E ancora: il suo rifiuto di patchare Fez a causa dei costi ha talmente indebolito l’immagine di Microsoft da costringerla ad una ritirata strategica la scorsa primavera – questo, non scordiamolo, è un beneficio di cui potranno godere indistintamente tutti, sviluppatori indie e giocatori.

Inoltre c’è un fattore da considerare, che sembra sfuggire a tutti: Fish è uno solo, che riceve(va) giornalmente decine quando non centinaia di richieste, commenti, e insulti (che non posso linkare perché Fish ha blindato il suo account Twitter, ma che comunque c’erano, ed erano copiosi). Perché non è che i videogiocatori di mezzo mondo, quando lui ha definito “pezzente” chi non si poteva permettere Fez in saldo al 50% su Steam (per fare un esempio qualsiasi), si siano dimostrati particolarmente educati. A dimostrazione che internet è piena di gente bruttissima, frustrata e senza il minimo senso dell’umorismo, vorrei linkarvi QUESTO e QUESTO, ma se avete mai letto la sezione commenti di qualsivoglia video su YouTube saprete già a cosa mi riferisco.

Dice Jonathan Blow (Braid, The Witness), altro esponente di spicco della scena indie, tirato in ballo dallo stesso Beers:

 

 

 

Ed ha ragione. Twitter e i forum ci danno l’illusione di avere il diritto di opinione su tutto, e guai a non ascoltarci, perché noi siamo i fan, i clienti, quelli che pagano (quando non piratano). La verità è che praticamente NIENTE di interessante è mai stato creato su indicazione popolare. Lo sapeva Steve Jobs (quelli dell’ “iPad è solo un iPhone grosso” ve li ricordate?), lo sapeva Bob Dylan, lo sanno molto probabilmente anche Phil Fish e Jonathan Blow.

Ad aprire i cancelli dell’inferno in ambito videoludico, a mio parere, è stata la scellerata scelta di Bioware di modificare il finale di Mass Effect 3 in seguito allo sdegno di una minoranza vocale di nerd rompicoglioni, peraltro insoddisfatta anche dalla versione extended.

Quando permetti a qualcuno che non ha la tua visione di interferire con il tuo lavoro, solo perché alza la voce, come designer e creatore di contenuti fallisci. Ti arrendi a dare alla gente quello che la gente vuole, che raramente coincide con il tuo progetto originario, buono o pessimo che sia. Lo dico dall’alto di anni di esperienze redazionali, in progetti spesso borderline e fondamentalmente fatti per divertimento, tante volte sperimentali, solitamente gestiti con il pugno di ferro che mi è valso determinati soprannomi e che ha anche più volte portato a frizioni serie e meno serie con i miei compagni di viaggio. Non è che i feedback non siano utili, è che ad un certo punto l’internet deve anche farsi i cazzi suoi e darmi fiducia.

Sennò succede come con i cambi al volo sui DRM e sulla pubblicazione indie su Xbox One, che forse in ultima istanza saranno anche positivi, ma che danno certamente l’idea di un progetto instabile, senza direzione, ed estremamente vulnerabile.

Vogliamo criticare Fish? Benissimo, critichiamolo nel merito del suo lavoro. Alla fine è uno sviluppatore di videogiochi, non qualcuno con cui dovete andare a giocare a calcetto, nè portarvi a letto.


* Il nome della rubrica è chiaramente ispirato a questo Tumblr, e pure al fatto che il mio nickname redazionale sia ormai diventato da tempo “Caro Leader”.



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