È possibile entrare nell’olimpo del fumetto per avendo realizzato una sola opera
Cliff Secord e il suo zainetto-razzo con cui si tramuta Rocketeer irrompono nel mondo del fumetto americano nel 1982 pubblicati in brevi storie d’appendice per poi proseguire la loro avventura sempre come ospiti sulle pagine di albi dedicati ad altri protagonisti, cambiando addirittura casa editrice in corsa. Eppure le matite di questo Dave Stevens che nessuno aveva mai sentito prima d’ora si rivelano così spettacolari e così lontane dallo stile che dominava allora gli albi nelle fumetterie USA da diventare immediatamente un fenomeno. Al punto che la Disney, fiutato l’affare, già nel 1983 strappa un’opzione a Stevens per la realizzazione di un film ispirato alla sua opera.
Con ogni probabilità non avete mai visto il film di Rocketeer
D’altra parte Stevens si vedeva a fatica nei panni del fumettista: convinto nel suo futuro ci fosse una carriera da illustratore in altri settori, viveva con un certo disagio la realizzazione di una tavola a fumetti, nonostante la sua composizione innovativa e fuori dagli schemi facesse impallidire quella di altri autori del suo tempo. Non fu tuttavia questa refrattarietà al medium a limitare la sua produzione, non solo quanto meno. Per lungo tempo infatti Rocketeer finì sotto giudizio in un’aula di tribunale a causa di una diatriba con la Marvel dovuta all’uso di alcuni nomi già utilizzati in altre vecchie storie della casa delle idee. Forse una ripicca per il rifiuto opposto qualche anno prima da Stevens al contratto offerto dalla Marvel che avrebbe significato la cessione dei diritti del personaggio, chissà, ad ogni modo quando Dave poté finalmente tornare a dedicarsi al suo personaggio il destino aveva altro in programma per lui e la terza storia di Rocketeer rimase nel limbo delle intenzioni.
La vita di Cliff Sefford, l’uomo dentro il casco di Rocketeer, non è meno complicata. Incastrato tra una donna magnifica e una cospirazione che vede coinvolti i servizi segreti americani ed europei alla ricerca del prototipo di razzo usato da Rocketeer, Cliff nelle due storie che lo vedono protagonista non riesce a godere di un attimo di pace. Due sole avventure eppure capaci di farsi largo nella storia del fumetto americano partendo dalle ultime pagine di un albo a fumetti che pochi ora ricordano fino a imporre grazie alla forza delle immagini di Stevens un ritorno in auge di Betty Boop – esplicita fonte di ispirazione delle sue donne piene di curve – e quello stile retrò anni ’50 che si respira in ogni pagina di Rocketeer.
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