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Destino infame – I 5 motivi per cui odio Destiny

Sono sempre stato un fautore dell’idea che un videogioco può funzionare alla perfezione anche senza una buona storia. Infatti non penso che la storia “lolwhat?” faccia di Destiny un gioco orribile. Trovo che Destiny sia orribile per cinque motivi:

1. Identità incerta: la storia – ufficiale – del divorzio tra Microsoft e Bungie la conoscono tutti: MS vuole tenerli inchiodati al brand di Halo più o meno per sempre, loro vogliono liberare la loro creatività, quindi ciao-ciao, Bungie stipula un contrattone con Activision (un gioco ogni tot anni per tot anni ecc.). Il risultato? Un FPS, che vuole essere un po’ Halo, un po’ World of Warcraft, un po’ Diablo, ma che alla fin fine è un ibrido che non convince in nessuna delle sue sfaccettature. Per certi versi, Destiny non è che una copia sbiadita di Halo. Tuttavia, la sua natura spuria ha portato a una “metamorfosi” delle meccaniche: non più paritarie tra tutti i giocatori e basate solo sulle loro capacità, ma scolpita attorno a statistiche, classi e particolarità di armi e armature, come da tradizione MMORPG. Ma anche sotto questo aspetto la formula mostra i suoi limiti. Il sistema di crescita dal livello 20 in poi è demenziale e confusionario. Acquisire armi e armature più potenti è un delirio e richiede azioni noiose e stupide, dai nemici vengono droppate senza logica, persino negli assalti e nei raid non c’è logica dietro alla distribuzione degli oggetti. La differenziazione delle tre classi principali c’è, ma non è così marcata da condizionare una scelta accurata dei membri di un party: insomma, tutti possono fare tutto più o meno bene, senza restrizioni.

Inoltre il mondo sarà pure persistente, ma è anche vuoto e “piatto”. Non ci sono segreti da scoprire, storie da svelare, personaggi che valga la pena ricordare, insomma, nulla che renda ogni locazione davvero unica e distinta dalle altre. Questo ci porta al secondo punto.

2. Monotonia: quattro mondi piccini, varietà delle situazioni pari a zero. Missioni tutte uguali. “Eh, ma dopo il livello 20 si apre il gioco vero”: BALLE. I nemici sono sempre uguali, spuntano sempre negli stessi luoghi e hanno un’IA ridicola. La crescita di armi e caratteristiche si basano sul concetto di noia. Ottenere armi esotiche – o almeno un po’ più dignitose di quelle che continuano a dropparti i nemici – è più una sfida alla pazienza del giocatore che alle sue capacità. Le richieste sono del tipo: uccidi un certo nemico rispettando determinate condizioni; fai fuori 500 nemici tutti uguali in un determinato posto – che significa sgombera completamente un’area, esci, aspetti che respawnino tutti, ritorna, ri-sgombera l’area e rifai la stessa operazione tre/quattro volte -; fai fuori altri 500 nemici, stavolta in multiplayer, con un determinato tipo di arma – se muori devi rifar tutto. CIN-wat!? Onestamente penso che chiunque abbia almeno CINQUECENTO modi diversi per impiegare meglio il proprio tempo. E tenete presente che non sono richieste alternative: sono tutte condizioni necessarie e sufficienti a sbloccare UN’arma esotica (che sta per “bella”).

3. Bel contenitore, ma vuoto: siccome la speranza è l’ultima a morire, questo punto può essere letto in due versi: 1) il gioco è poca roba, ma può migliorare nel tempo; 2) il gioco è poca roba, l’han fatto di proposito per vendertelo a pezzi. Il minimo comune multiplo è che il gioco è poca roba. C’era da aspettarselo, e dopotutto non è un dramma: si può pensare al neonato Destiny come un contenitore, che verrà riempito a mano a mano sia con contenuti gratuiti che a pagamento. Epperò il gioco al dayone è costato gransoldi, e chi, come me, ci ha creduto comprandolo a scatola chiusa si sarebbe aspettato come minimo ritrovarsi davanti un gioco corposo e variegato da subito.

4. Il Multiplayer competitivo è una cagnara: focalizzarsi sui punti esperienza ha portato uno sbilanciamento che si avverte non appena si mette piede nel Crogiolo, l’area dedicata al multiplayer competitivo. Qui i pesci grossi – i temibili over 20 – la fanno da padrone. Anche se, in qualche modo, le differenze dovrebbero essere state limate, non è così: prima di tuffarsi nel Crogiolo, bisogna prima nuotare a vista tra campagna (du palle), assalti (tre palle) e pattuglie varie (‘n albero di natale). Certo, poi la musica cambia, ma, se bisogna aspettare così tanto per poter usufruire di una modalità virtualmente accessibile da subito, significa che qualcosa non funziona.

5. Avarizia: l’attività ludica si basa sul concetto di ricompensa/punizione. Il giocatore, che come un eroe mitologico entra nel labirinto ne svela i misteri e supera le insidie, DEVE essere premiato. A volte basta poco: una cut-scene che faccia “avanzare” della diegesi, o un potenziamento che permetta al nostro avatar di crescere. Destiny è un gioco che richiede molti sacrifici di tempo e impegno, ma, di contro, non ricompensa quasi mai adeguatamente il giocatore. Non lo fa con la narrazione (“Ricordate quando vi ho detto che la storia non contava? Vi ho mentito”), non riesce a farlo con gli equipaggiamenti. Questo è un fatto ancor più grave per un Diablo wannabe, dove ogni azione dovrebbe essere ricompensata da cascate di oggetti sempre più potenti, sempre più rari, in maniera da creare dipendenza nel giocatore. Qui, gli equip migliori rarissimamente si trovano sul campo, spesso richiedono azioni assurde e tediose per ottenerli (vedi punto 2) o delle condizioni stupidamente esose per essere acquistati nei bazar della Torre.

L’hype colpisce ancora: il videogame che avrebbe dovuto sconvolgere tutto non smuove nemmeno una foglia. Destiny è un gioco senza identità, senza divertimento, senza senso. Non vale il prezzo del Bundle, non vale il prezzo pieno, non vale il tempo che richiede. A conti fatti, vale ben poco.



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