Credo che quasi tutti i lettori di Players abbiano sentito parlare di Eric Hobsbawn e delle sue opere storiche. Tra queste la più nota, nonché la più discussa, è Il Secolo Breve
In particolare l’opera si concentra e cerca di dare una lettura collettiva che, a partire dalla nascita, sviluppo ed effetti dell’Unione Sovietica, presenta l’assunto secondo cui «Il Secolo Breve è stato un’epoca di guerre religiose, anche se le religioni più militanti e assetate di sangue sono state le ideologie laiche affermatesi nell’Ottocento, cioè il socialismo e il nazionalismo, i cui idoli erano astrazioni oppure uomini politici venerati come divinità».
Lo storico britannico racconta la Storia come se fosse ripresa dall’alto e preferisce intervenire con le proprie idee e riflessioni, piuttosto che dedicare degli ‘zoom-in’ verso personaggi e momenti chiavi del divenire storico. Lo scopo è infatti il cogliere e mettere a sistema gli insiemi di elementi che determinano l’accadere e lo sviluppo degli eventi.
Andrea Coccia decide, ne I giorni più lunghi del secolo breve
È l’incontro tra banale e storico a essere posto al centro ed è stupefacente immaginare come quegli avvenimenti, straordinari e spesso non immaginabili prima del loro accadere, abbiano avuto influenze sull’intera umanità. L’autore si concentra su alcuni momenti chiave, presumibilmente scelti perché ritenuti simbolici, ed è da essi che costruisce delle istantanee. Non sono fotografie reali, poiché alcuni particolari non possono essere accertati in alcun modo. Ma è possibile immaginare che alcuni particolari dei racconti di Andrea possano essersi davvero verificati – come quel ricordo della fanciullezza citato nelle ultime pagine.
Nelle pagine di Andrea, strano punto di incontro tra Borges, Celine, Benjamin e Debord, sembra risuonare il testo dell’ultima strofa di Desolation Row, splendida ballata di Bob Dylan tradotta in italiano da Fabrizio de André:
«questa gente di cui mi vai parlando / è gente come tutti noi / non mi sembra che siano mostri / non mi sembra che siano eroi».
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