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Megalo Box: tradizione e innovazione

Junk Dog è un ragazzo che che partecipa a incontri di boxe clandestini a Megalobox per guadagnarsi da vivere. La particolarità di questo sport è che gli atleti utilizzano una sorta di esoscheletro meccanico montato su spalle e braccia, che rende i colpi molto più violenti e pericolosi del normale. Un giorno, Junk incontra il vecchio Gansaku Nanbu, che dopo innumerevoli vicissitudini diventa il suo “manager”. I due underdog iniziano così un percorso che li porterà a sfidare il campionissimo di Megalobox in una battaglia senza esclusione di colpi…

Nato come celebrazione per i 50 anni di Rocky Joe (che anno il 1968 per l’animazione: apparvero per la prima volta quello eL’Uomo Tigre), Megalobox è probabilmente la miglior serie originale tra le tante immesse sul mercato giapponese nella stagione primaverile. In MegaloBox, che inizia come un classico “spokon” sportivo ma che nel corso degli episodi si evolve in qualcosa di più complesso e affascinante, non c’è un vero e proprio protagonista principale: certo, Junk Dog fa da collante a tutti gli episodi ed è l'”eroe” di turno, ma la fantastica sceneggiatura riesce a caratterizzare in poco tempo (la serie è autoconclusiva e dura appena 13 episodi) una miriade di personaggi che sono minori, sì, ma solo sulla carta.

Il dolente e rassegnato Gansaku Nanbu, il piccolo e schivo Sachio, che si fa “adottare” dallo strano duo, la cinica e algida Yukiko Shirato, che vuole sfruttare la tecnologia per scopi militari, l’introverso e glaciale Yuri, “nemesi” del protagonista, sono tutti personaggi interessanti e contribuiscono, con le loro sottotrame e le loro interazioni, a rendere Megalobox un’opera multistrato, mai banale, che emoziona e avvince.

Tecnicamente validissima, con una effiace opening e una ending altrettanto convincente (e ironica), Megalobox fa del realismo la propria cifra stilistica principale. I combattimenti e i movimenti dei “pugili” sono realistici, le animazioni curatissime, la violenza ben bilanciata, le dinamiche interpersonali credibili, la storia procede a ritmi veloci senza filler e il finale, perfettamente compiuto, è assolutamente soddisfacente. Quante altre serie animate giapponesi recenti possono vantare gli stessi pregi?

In un mercato sempre più affollato da punto di vista quantitativo, ma sembra da tempo incapace di produrre storie DAVVERO memorabili, MegaloBox sta una spanna sopra alla concorrenza. Forse non diventerà un’opera iconica come quella che si è trovato ad omaggiare, ma è dotato di sufficiente carisma e personalità per stare in piedi anche con le proprie gambe.



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