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La Apple di Tim Cook

La tecnologia è da sempre la mia passione. E la passione genera in me infinite emozioni.

I keynote di Apple mi suscitano ormai un duplice interesse. Ovviamente il mio primo pensiero è rivolto ai contenuti, che possono essere più o meno innovativi ed appetibili. Ma è soprattutto il metodo con cui vengono svelati al mondo che mi affascina e mi colpisce ogni volta, ammirando i filmati promozionali accompagnati dalla voce suadente di Jony Ive e leggendo i testi di accompagnamento alle splendide immagini dimostrative che in quei giorni impreziosiscono il già elegante sito ufficiale dell’azienda.

La presentazione del 9 settembre non ha fatto eccezione. Tim Cook, sulle quali spalle ormai pesa sempre meno la preziosa ma ingombrante eredità di Steve Jobs, ha dimostrato che la “sua” nuova Apple non ha paura di rinnegare e stravolgere i dogmi del passato. Così, se il compianto Steve brillava di luce propria, imponendo spesso le proprie idee al mercato, Tim Cook si illumina oggi di una luce ancora più accecante, interpretando ed accogliendo con maestria le variegate tendenze del mercato mainstream, mantenendo però quel tocco magico di bellezza, eleganza ed usabilità che da sempre caratterizza i prodotti della casa di Cupertino.

Tim Cook – Apple CEO

Questa non è una critica a Steve Jobs, che è stato sicuramente uno dei più grandi innovatori del nostro tempo. E’ un complimento al suo erede, Tim Cook, che è riuscito a sopravvivere al temibile ed inevitabile confronto con il predecessore, senza scimmiottarne il carisma e le idee, ma piuttosto trasferendo ad Apple le proprie convinzioni e la propria visione democratica, rischiando talvolta di allontanare i proseliti più integralisti, ma abbracciando in compenso una fetta ancor più ampia del grande pubblico.

Così oggi assistiamo alla presentazione di iPad Pro e Smart Keyboard che, a mio giudizio, riceveranno il consueto successo commerciale, ma che non sarebbero stati visti di buon occhio dal geniale Jobs. Così come la nuova Apple TV, protagonista indiscussa di quest’ultimo Keynote, che svela il palese (e condivisibile) interesse economico di Apple nei confronti del mercato dei videogames e dell’intrattenimento domestico. Sony e Microsoft sono avvisate. E, sebbene nei miei sentimenti prevalga la curiosità di vedere cosa succederà, in parte mi preoccupo un po’ anche io. Se si dovesse affermare nella popolazione videoludica (che cresce ed evolve di giorno in giorno) la concezione di videogioco come “App”, assisteremmo probabilmente anche ad un impoverimento qualitativo dei videogames, dovuto alla convinzione comune che un’App non possa costare più di qualche manciata di euro. In parte, questo livellamento verso il basso è già stato compiuto da PlayStation 4 e Xbox One, che (per quanto in grado di affascinare con ottimi videogames – vedi il recente Forza Motorsport 6) sono nate come console orientate al risparmio, con una dotazione hardware praticamente identica a quella di un PC di fascia media ed un costo il più possibile contenuto per mirare alla massa.

Tornando al Keynote, il nuovo iPhone 6S, invece, è la novità che mi ha colpito di meno. Forse non mi rendo ancora conto delle potenzialità del Touch 3D abbinato ad iOS9, ma temo di non essere disposto a spendere di nuovo quasi 1000 euro per questa singola innovazione, anche se abbinata ad un processore più performante. Ottimo tuttavia è il suo video di presentazione, che, nonostante l’unica feature innovativa, riesce a sfruttarla e mostrarla con abilità sufficiente a colpire lo spettatore.

Terminata la presentazione, si sono scatenati come di consueto gli Haters ed i “rosiconi”. La stessa Samsung ha ricordato ad Apple che il “pennino” per tablet esiste da anni, facendosi un clamoroso ed ingenuo autogol. Nei social network che seguo abitualmente, i post dedicati al Keynote Apple hanno subìto l’assalto di utenti smaniosi di manifestare il loro disprezzo non tanto verso Apple, ma quanto contro “quei coglioni che comprano la roba con la mela sopra”. Tutto questo è un fenomeno sociale che presenta numerosi punti di interesse e meriterebbe un’analisi molto più professionale di quella che potrei fare io.

https://twitter.com/samsungmobileuk/status/641666337840996352

Mi limito ad evidenziare cioè che è palesemente davanti agli occhi di tutti: Apple deve il proprio indiscusso successo planetario a tutta una serie di fattori, che partono sì dall’innovazione e dalle idee originali, ma che riguardano in realtà una combinazione ben più ampia e sfacettata di elementi. I prodotti Apple sono belli da vedere, piacevoli al tatto, semplici da utilizzare, intuitivi per chiunque, dai bambini agli anziani. Fondono abilmente hardware e software in esperienze uniche ed emozionanti a servizio dell’uomo e vengono mostrati e venduti come tali, piuttosto che come semplici gadget tecnologici.

Tutto ciò è un bene ed un male contemporaneamente per Apple. Un colosso tecnologico come Google deve il suo valore economico e la sua fortuna a servizi immateriali, ma paradossalmente molto “tangibili”. Una Società come Apple ha invece come colonne portanti elementi molto più astratti e volatili, come la capacità di stupire, di emozionare, di fare tendenza e di essere alla moda. E’ una ricchezza ancor più preziosa rispetto a quella di competitors come Google, Microsoft, Sony e Samsung, ma allo stesso tempo è uno speciale tocco magico molto più facile da perdere, che costringe Apple e Tim Cook a rimanere costantemente sulla cresta dell’onda e fa pagare a caro prezzo ogni minimo passo falso.

Questa apertura di Tim Cook alle tendenze mainstream è un primo segnale della consapevolezza di Apple, che cerca di consolidare queste basi massimizzando i profitti ampliando la propria fascia di mercato. Staremo a vedere se è la mossa giusta.



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