Chi si cimenta in una storia a fumetti ispirata all’opera di H. P. Lovecraft si trova di fronte due grosse sfide. La prima è quella di essere all’altezza dei grandissimi nomi che lo hanno preceduto: gente del calibro di Alberto Breccia con I miti di Cthulhu
Hanno quindi avuto un notevole coraggio gli autori di Nyarlathotep
Infatti, pur essendo diventato un elemento fondamentale del corpo della mitologia lovecraftiana, di per sé il racconto offre davvero pochi appigli. Non lo si può neppure definire un racconto in senso stretto: si tratta semmai di una specie di poema in prosa, una visione onirica che, come lo stesso Lovecraft rivela nei suoi diari, è la trascrizione abbastanza fedele di un autentico sogno dello scrittore. Poche brevi, inquietanti scene che descrivono un misterioso personaggio venuto dall’Egitto, che gira per il mondo come imbonitore e illusionista; la sua venuta annuncia la fine dell’umanità, messa da parte dall’avvento di creature aliene, incomprensibili e potentissime. Qui ritroviamo, in forma pura e concentrata, l’essenza dell’orrore lovecraftiano: un caos strisciante che domina l’Universo, al cui cospetto tutte le creazioni dell’umanità non sono che parentesi provvisorie e prive di sostanza.
In seguito Lovecraft tornò più volte a Nyarlathotep
Dove la maggior parte degli autori avrebbe probabilmente usato il racconto lovecraftiano solo come spunto in cui inglobare elementi posteriori per costruire una trama più elaborata, Rotomago sceglie invece una strada rigorosamente filologica, rinunciando ad aggiungere alcunché al testo originale, che il fumetto riporta integralmente, spezzettandolo in una serie di didascalie (il copyright, che risale al 1920, è scaduto; nell’edizione italiana di Nicola Pesce Editore la traduzione è di Andrea Plazzi). L’opera dello sceneggiatore, di conseguenza, si limita a concepire immagini a commento del testo, quasi sempre delle splash page. Ne risulta una sequenza di quadri sottilmente inquietanti , dai colori cupi e malsani, inquadrati da prospettive innaturali.
La mia impressione è che la parte più efficace del fumetto sia la prima, quella in cui il mondo anticipa ciò che sta per avvenire, ma non ne è ancora pienamente consapevole. E qui che i disegni di Noirel danno il loro meglio, soffermandosi su dettagli che si caricano di misteriosi significati e su personaggi sconosciuti coinvolti in occupazioni che sembrano già aver perso il loro senso. A mano a mano che la follia si impadronisce del mondo il risultato impressione meno: il repertorio di visioni assurde e spaventose, per quanto ben realizzato, non si distacca significativamente da ciò che altri autori hanno prodotto in passato.
Nel complesso, comunque, credo che Nyarlathotep
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