Un dettaglio della cover de Il Nao di Brown

Il Nao di Brown è un fumetto importante. Di sicuro lo è per Bao Publishing: selezionato per la pubblicazione nel 2012 dopo aver visto giusto alcune tavole ad Angoulême, quelle della scena della metropolitana, Il Nao di Brown ha rappresentato uno dei pezzi più importanti – se non il pezzo più importante – del catalogo dell’editore milanese in quella fase in cui Zerocalcare è passato dall’essere un fenomeno online a un fenomeno e basta. 

Benché all’epoca Bao non fosse ancora la Bao odierna, Il Nao di Brown fu un successo di vendite. Il suo autore, Glyn Dillon venne in Italia in un paio di volte, autografando tutte le copie disponibili del volume disponibili in fiera, andate esaurite in entrambe le occasioni nel giro di qualche ora. Dopo una seconda ristampa andata anch’essa esaurita, la graphic novel di Dillon è rimasta fuori catalogo per qualche anno, fino ai primi mesi di questo 2022, quando è arrivata l’attuale nuova edizione: formato più grande, copertina cartonata con sovracoperta e un elegante rosso porpora sul bordo delle pagine. 

Il Nao di Brown, però, è un fumetto importante anche per altri motivi. Il primo, è la capacità di raccontare cose complesse attraverso vicende semplici, che è una delle caratteristiche della grande letteratura, e di farlo senza snaturare mai la sua natura di fumetto. 

Una vignetta de Il Nao di Brown.

Nao è un hafu, una ragazza per metà giapponese e per metà britannica. Quando la incontriamo, è appena tornata a casa, in Inghilterra, e sta cercando un suo posto. Quello lavorativo lo trova grazie a Steve, amico d’adolescenza, che le propone di lavorare con lui nel negozio di art toys. Per l’amore, invece, le cose sono ovviamente più complicate, anche quando le sembra di aver incontrato l’uomo dei suoi sogni. Nao ha un problema con le fantasie: il Disturbo Ossessivo Complessivo che la affligge la porta a visualizzare immagini violente con lei protagonista, da cui riesce a riprendere il controllo solo attraverso esercizi di meditazione, non a scapito tuttavia di una buona dose di autostima. 

Prima di addentrarsi nella semplice complessità a cui faccio riferimento nel titolo, è il caso di soffermarsi sulle illustrazioni di Dillon, un altro dei (tanti) motivi per cui Il Nao di Brown è un fumetto importante. Dillon è il prototipo dell’artista poliedrico: dopo un inizio di carriera nel fumetto, Dillon lavora per la televisione come storyboarder e dirige alcuni video musicali. Il Nao di Brown è un interludio tra questa fase della sua carriera e la successiva in cui si reinventa costumista lavorando a Jupiter Ascending, Kingsman, ma soprattutto Star Wars: The Force Awakens disegnando la maschera del costume di Kylo Ren. 

Uno degli attacchi di OCD di Nao, la protagonista de Il Nao di Brown.

Per quanto sia assolutamente comprensibile il motivo per cui Il Nao di Brown sia di fatto una parentesi nella carriera di Dillon, un’eccezione, il solo esempio di lunga narrazione per immagini a cui si sia dedicato, il rammarico per non avere un numero maggiore di sue opere è grande. L’urgenza espressiva che ha portato DIllon a mettere in pausa ogni altra attività della sua vita per realizzare il libro si traduce su tavola nella capacità di trasmettere ogni sfumatura espressiva dei suoi personaggi attraverso i più piccoli dettagli delle loro espressioni del volto, ma anche per mezzo di indicazioni meno dirette, come la postura del corpo o la loro prossemica. Dillon possiede una naturalezza nel disegno e nella raffigurazione che ha pochi eguali. 

Gli acquarelli usati da DIllon per colorare le parti nel presente conferiscono al racconto una leggerezza indispensabile per raccontare il disturbo di Nao, senza tuttavia ammantare la storia di patetismo o compatimento; ma il ruolo del colore nel funzionamento del racconto va oltre quello puramente illustrativo o decorativo. 

Il ciclo è uno dei temi ricorrenti de Il Nao di Brown

Il colore – e qui entro nel terreno della complessità anticipato dal titolo –  è anche uno dei diversi temi, o codici, usati da Dillon per dire al lettore attento più di quanto dica la semplice combinazione di figure e parole sulla tavola. Come in Asterios Polyp di Mazzucchelli, ad esempio, l’uso del rosso e del blu nel contesto del racconto nasconde una simbologia ben precisa, che connota e in un certo senso anticipa gli eventi, inquadrandoli in un contesto di significato più profondo e stratificato: Nao ad esempio, veste sempre di rosso, e quando ciò non accade non è certo per caso. 

A leggere con la giusta attenzione, l’intera graphic novel di Dillon è costruita su nuclei tematici che scorrono al di sotto delle vicende, ma trovano analisi e compimento proprio nel contesto delle vicende stesse. Il concetto di ciclo e della sua rottura, ad esempio, trova diverse modalità espressive per emergere anche nella superficie del racconto (le lavatrici, i disegni circolare di Nao, l’allegoria del racconto di Pictor che saltuariamente irrompe nella narrazione), ma scorre continuamente nel sottotesto, alimentando le possibilità interpretative che Dillon lascia al lettore. 

Un chiaro esempio delle espressioni dei personaggi de Il Nao di Brown.

Questo approccio narrativo, all’apparenza lineare e intellegibile anche dal lettore più superficiale, ma connotato in profondità di un’intricata rete di relazioni tra significanti e significati che arricchiscono il racconto, per chi è disposto a coglierne i segnali e a esplorarne le implicazioni, senza appesantire per nulla la fruizione di chi è interessato solamente a guardare e leggere il racconto per immagini e parole delle vicende di Nao, del suo disturbo, della sua storia d’amore e del suo legame con Steve.

Il Nao di Brown fa quello che riesce solo alle grandi opere di narrazione (paragoni enormi, me ne rendo conto, ma i due esempi più forti che mi vengono in mente sono Eyes Wide Shut e Il pendolo di Focault), e lo fa senza mai snaturare o tradire la sua forma di fumetto, senza bisogno di contaminarsi con altro per elevarsi. E anche per questo, o soprattutto per questo, Il Nao di Brown è un fumetto importante. 

Link Amazon.

La copertina de Il Nao di Brown



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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