Come iniziare un film partendo con il piede sbagliato? Ad esempio affermando che Kristen Stewart sia più affascinante della strafigona Charlize Theron. Ma quando mai.
Già a causa di questo demenziale assunto di partenza Snow white and the huntsman desta parecchie perplessità ma i casting a volte, un po’ come il sonno della ragione, generano mostri. Altro dubbio la suscita il notare come sulla stessa storia (che, come si suol dire, è in giro da un po’) si siano buttati tutti. E nello stesso momento!

Qualche mese fa Mirror Mirror ha scelto la strada dell’umorismo, del kitch e grazie ad un tocco surrealista, marchio di fabbrica del regista Tarsem, non è dispiaciuto; Disney, grazie a Dio, ha rinunciato ad un ennesima versione della storia ancora prima di dare inizio alle riprese e così per completare il quadro non resta che questo Snow white and the huntsman che rilegge la fiaba in chiave action e dark. Molto dark. Pure troppo.

Progetto più ambizioso e ricco del diretto concorrente, Snow white and the huntsman ha molti punti in comune con la storia originale ma allo stesso tempo se ne distanzia nettamente. Lo script procede per compartimenti stagni e seguendo un canovaccio prevedibile: i nani si vedono poco (e visti i nomi reclutati per interpretarli è un vero peccato), ampio spazio è dato al cacciatore (per evidenti motivi) e al dualismo tra la regina cattiva e Biancaneve, che si risolve con uno scontro one to one a colpi di spade ed incantesimi. Una svolta action fantasy che sarebbe anche gradevole se non fosse eccessivamente diluita in una durata insostenibile e non offrisse il fianco a innumerevoli perplessità, specie per quanto concerne la regia del film, davvero opaca.

La sensazione è che i produttori abbiamo voluto dare il proverbiale colpo al cerchio e alla botte, attengendo a praticamente tutti i generi cinematografici possibili senza una ratio precisa. Si passa così da Avatar a Mononoke, da Giovanna d’Arco (quello di Besson con la Milla spadaccina eh, che sennò Dryer si rivolta nella tomba) a Robin Hood (made in Scott) cercando di assemblare uno sword and sorcery decente. Non stupisce che in cabina di regia ci sia l’esordiente (o quasi), Rupert Sanders che se da un lato dimostra di avere delle capacità, dall’altro mostra un’assoluta mancanza di coraggio e una certa insicurezza nel far muovere la macchina da presa.

Nella media il cast: Charlize è una meravigliosa e stronzissima regina cattiva, Thor fa la sua parte, dimostrando in certe sequenze una insospettabile sensibilità, mentre la Stewart resta per tutto il film in modalità Bella Swan con la bocca semiaperta, i denti da castoro in bella vista e lo sguardo perso nel nulla cosmico. Davvero una follia non sfruttare al meglio i nani, uno spreco di talento mai visto, con i vari Ian McShane, Eddie Izzard, Bob Hoskins, Toby Jones, Ray Winstone, Nick Frost a mezzo servizio (letteralmente). Alla fine il risultato è appena sufficiente, ma il film poteva essere molto, molto migliore di così.

In sala dall’11 luglio



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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4 Comments

  1. C’è la scena dello specchio? E se c’è, con quale coraggio?

    1. C’è c’è, si vede anche nel trailer.

      1. Evito i trailer come la peste da quando hanno deciso che trailer = film condensato. Certo, c’è pochino da spoilerare qui, ma l’ho fatta diventare una regola generale! Comunque quotone su tutto il discorso del casting.

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