Il collettivo Nick Cave & The Bad Seeds non ha esattamente bisogno di presentazioni. Sulle scene da 30 anni esatti, il gruppo – mai sciolto, ma spesso messo in pausa per progetti paralleli tipo Grinderman, Dirty Three o i dischi solisti di Cave e Harvey – è responsabile di capolavori del rock/blues moderno come Henry’s Dream, Let Love In, Murder Ballads – sì, quello dove c’è Where the Wild Roses Grow con Kylie Minogue – e, negli ultimi 15 anni, dello struggente No More Shall We Part – importante più che altro perché decretò il mio amore incondizionato per la band.

Colpevoli negli ultimi lustri di dischi buoni ma non memorabili, i Nick Cave & The Bad Seeds sembravano aver perso non tanto la capacità di scrivere ottimi pezzi, quanto quella di comporre dischi solidi e coerenti dall’inizio alla fine.

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Il precedente Dig! Lazarus, Dig!, pur nettamente migliore sia di Nocturama che del doppio (e blando) Abatoir Blues/The Lyre of Orpheus, brillava unicamente in pezzi come la titletrack o la conturbante Jesus of The Moon.

Push the Sky Away, a sorpresa, non solo è il miglior disco dei Bad Seeds dal 2001, ma è anche la registrazione concettualmente più coerente dai tempi di Murder Ballads. Lontano dalla grinta di pezzi tipo Baby I’m on Fire, Push the Sky Away è un disco inquieto, pacato e gelidamente caldo.

Praticamente mai urlato – anzi, spesso raccontato – PTSA è quasi tutto basato su tre strumenti: basso, violino e pianoforte. Come da tradizione non si tratta di melodie lineari, quanto piuttosto di ninna nanne insofferenti, spesso tormentate da quella caratteristica cupezza così inscindibile da Nick Cave.

La violenza noise degli album di Grinderman non potrebbe essere più lontana (anche se, a dirla tutta, le due tracce extra sul DVD fanno rabbrividire come unghie su una lavagna), e le lyrics confermano ancora una volta l’incredibile varietà di spettrali storielle con cui Cave è in grado di trastullarsi senza mai ripetersi. Eccellente.



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Tommaso De Benetti

Guadagnatosi di recente il sarcastico soprannome di "Caro Leader", Tommaso vive e lavora ad Helsinki. Come è facile intuire, per circa 10 mesi all'anno vive sepolto nella neve, circondato da donne bellissime. Tutto il tempo che gli rimane lo passa ad abbaiare ordini e a prendersi cura di vari progetti, fra cui Players, RingCast e icolleghi.tumblr.com.

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  1. Segnalo peraltro che ve lo potete ascoltare a sbafo su Spotify: http://open.spotify.com/album/6Yl951bwCSY70QjvLm1AEG

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