HBO si conferma fucina di talenti, di progetti interessanti e di serialità a breve scadenza dalla pregevole fattura e dallo spessore accattivante: il famoso network ospite in passato di serie innovative rimaste intatte nell’immaginario collettivo a distanza di decenni dalla loro conclusione (basti pensare a I soprano, a Six Feet Under, a The Wire, al recente Game of Thrones o al brand Sex and the City che ha reso quattro attrici semisconosciute delle icone di stile e fashion e ha forgiato il telespettatore medio di quella decade) e che si è distinto sempre per coraggio nell’affrontare tematiche scomode e non accette su altri network (ricordare Angels in America con lo scottante tema dell’AIDS e della relativa discriminazione interpretato magistralmente da mostri sacri come Al Pacino, Meryl Streep ed Emma Thompson solo per citarne alcuni), colpisce ancora con True detective facendo centro con l’ennesima serie tv eccellente e che incuriosisce per il cast stellare di solito cinematografico e prestato invece alla televisione e alla serialità.

True detective racconta con maestria e in 8 episodi le vite dei 2 detective Rust Cohle e Martin Hart, che si intrecciano e spesso si sovrappongono per un lasso temporale lungo e avvincente in cui i due si rincorrono con un serial killer in Louisiana, in una caccia lunga ben 17 anni: attraverso archi temporali diversi e differenti nelle fattezze, vengono quindi raccontate le storie e le vite dei due detective, dal 1995 al 2012, anno in cui il caso è stato effettivamente riaperto.

In onda dal 12 gennaio 2012 True detective è una serie a metà fra il poliziesco e il drammatico, ideata da Nic Pizzolato e raccontata come una serie antologica (una serie di fiction televisiva ma anche radiofonica composta da vari episodi ognuno dei quali presenta storyline e personaggi diversi) che in caso di rinnovo avrà per una nuova seconda stagione caratteri differenti e una nuova trama. Interpretata da Matthew McConaughey (in odore di Oscar per Dallas Buyers CLub), Woody Harrelson (nomination agli Oscar per Larry Flint – Oltre lo scandalo nel 1997 e per Oltre Le Regole nel 2010), Michelle Monaghan e Kevin Dunne, True detective si è da subito affermata come una serie atipica, non solo per i vari flashback e forward ormai tanto abusati e utilizzati nelle varie esperienze seriali e cinematografiche made in USA, ma soprattutto per il garbo e la minuziosità recepita dal telespettatore grazie a uno script e a una dig line che non perdono mai l’obiettivo finale: confondere lo spettatore facendogli credere di sapere tutto, lasciandolo in realtà spiazzato e con una serie di domande di cui non sembra essere in grado di conoscere le risposte, di fronte a due protagonisti misteriosi e complessi. La scrittura e la trama risultano intense e dense di particolari, colme di significati reconditi e di sfumature che la avvicinano a una costruzione più cinematografica piuttosto che televisiva, dove il tempo è decisamente inferiore (ogni puntata dura 60 minuti circa) e il rischio è che per dire troppe cose si finisca per dirne poche e male.

La vera protagonista di True detective è l’amicizia lavorativa (di un tempo) dei due colleghi detective: quelli che una volta facevano parte della stessa squadra omicidi e che adesso si ritrovano a dover lavorare al caso riaperto dopo più di 10 anni in cui non si sono parlati ma ignorati, sono i veri motori del racconto, capaci di condizionare la storia e le vicende raccontate con il loro rapporto e non, come sarebbe lecito attendersi, subire la durezza e la pericolosità di ciò che affrontano in questo nuovo reboot del caso; Martin Hart e Rust Cohle non sono il classico binomio poliziotto buono/poliziotto cattivo, tanto in voga nella più classica delle crime story: qui i loro caratteri e i loro tipi sono ben definiti e se uno dei due appare essere più solido e appagato da una vita familiare (il personaggio di Harrelson) a discapito di un introverso McConaughey segnato da molteplici esperienze negative passate, ci sarà tutto il tempo per scoprire le debolezze e i relativi dubbi del primo sacrificati sul contraltare di una forza ritrovata e intrinseca da parte del secondo.

Acclamata in patria e immediatamente venduta ai vari network dell’intero globo, True detective aspetta solo la sua conclusione per rispondere alle attese generali: riuscirà la trama a non disattendere le aspettative di chi la guarda ogni settimana con ansia, risultando perfetta nella descrizione dei fatti e soprattutto dell’alchimia/non alchimia dei due protagonisti? Non si può terminare di parlare di True detective senza dire che ciò colpisce è soprattutto l’interpretazione di Matthew McCounaghey, ritenuta da tutti gli esperti del settore, ai limiti della perfezione: sono proprio lontani i tempi delle commedie rosa con Jennifer Garner e Kate Hudson.



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, , ,
Similar Posts
Latest Posts from Players

3 Comments

  1. Se guardo pochi film è colpa-merito di serie come questa. Davvero fantastica.

  2. L’impressione che ho ricevuto da questa serie, che mi sta aiutando in parte a colmare quel vuoto crudelmente scavatomi dentro dall’epilogo di Breaking Bad e a rialzare le braccia per applaudire ogni qual volta che queste cadono dopo aver visto le ultime puntate della quarta stagione di The Walking Dead, è che tutto, dalla scrittura alla regia, passando per le musiche e la fotografia, sono, per farla breve, il tributo migliore ad un genere di crime story poche volte ripreso che a me nostalgicamente ricorda quel Seven di David Fincher…

Comments are closed.