Quella che si è tenuta a Bologna tra venerdì 9 e domenica 11 maggio è prima di tutto una festa: una festa del videogioco e dei videogiochi, tanto per gli sviluppatori quanto per i giocatori.

Svilupparty, giunto quest’anno alla quarta edizione, è essenzialmente una tre giorni di convegni, incontri e presentazioni direttamente dalla scena videoludica (indipendente) italiana. Un evento ricco e abbondante organizzato principalmente dall’Archivio Videoludico di Bologna (per chi non lo conoscesse: una collezione di quasi 4000 titoli a disposizione degli utenti, gratuitamente, ma anche un centro di studi inimitabile che raccoglie tesi, volumi, film videoludici e tutto ciò che è legato al mondo dei videogiochi) e da TiconBlu, il team dietro Nicolas Eymerich, avventura grafica a episodi basata sull’omonima serie di romanzi nata dalla penna di Evangelisti e primo gioco al mondo tradotto completamente in latino.

Non di sole conferenze ed incontri “accademici”, peraltro curatissimi (si è parlato di “serious game”, musica e videogiochi, …), vive Svilupparty, che ha un’anima prettamente “giocosa”: qualunque sviluppatore può infatti mostrare ai giocatori i propri lavori nel corso della manifestazione, e tanti sono i titoli che presenziano ogni anno sui tavoli sempre più “stretti” messi a disposizione dalla Cineteca di Bologna. Un breve resoconto dei giochi più interessanti posti all’attenzione del pubblico quest’anno è quantomeno necessario, prima di passare, nei prossimi articoli, alle interviste che ho voluto proporre ad alcuni dei team presenti.

Inizierei con Albedo: Eyes From Outer Space, curiosissimo gioco ibrido che mescola le meccaniche delle avventure grafiche con quelle degli FPS e delle avventure esplorative in prima persona, il tutto calato in un riuscitissimo contesto da B-movie sci-fi, con atmosfere tra l’inquietante e l’assurdo, sospese tra il fascino per il mistero, alla Alien, e la puntuale dissacrazione di sé, con spunti che manco l’Ed Wood di Plan 9 From Outer Space. L’aspetto generale ricorda, per chi ne ha memoria, quel progetto di Ubisoft per Wii U, poi cancellato, di cui rimangono solo un video e un nome: Killer Freaks From Outer Space. In uscita a ottobre su Steam, segnatelo sul calendario.

Tra i progetti meno “pubblicizzati” ma non per questo meno degni d’interesse, spicca il promettente Xydonia, dei “neonati” Breaking Bytes, intenzionati a (ri)portare sugli schermi un genere che sul mercato attuale non ha, purtroppo, molta concorrenza, se si escludono Ultionus (in parte) e Hydorah, quest’ultimo ad opera del mai troppo lodato Locomalito: sto ovviamente parlando degli sparatutto a scrolling orizzontale. I ragazzi di Breaking Bytes, alla loro prima esperienza, fanno dunque una scelta coraggiosa e, da quanto si è potuto provare, pare stiano riuscendo nella missione, ovvero lavorare su un classico arcade rinnovandolo con alcune idee originali a livello di meccaniche ludiche (tra quelle già presentate: la struttura a binari dei livelli, un po’ come accadeva in Starfox 64/Lylat Wars e la possibilità che i nemici sbuchino alle spalle dell’astronave, non limitandosi a fronteggiarla) e con qualche massiccia pennellata, perché no, di umorismo parodistico e metavideoludico. Non si può non sottolineare la qualità della disposizione dei nemici, distribuiti con cura maniacale e con grande attenzione per i particolari, tanto da “obbligare” il giocatore a memorizzare intere sequenze. Straordinari il character design d’eccellenza e la godibilissima pixel art. Merita infine una menzione d’onore la strepitosa colonna sonora, che riporta subito ai tempi del Megadrive. Bene così, speriamo solo non si faccia attendere troppo.

Xydonia Testo

Per chiudere questa breve rassegna citerei In Verbis Virtus di Indomitus Games, interessante avventura in prima persona che spicca per la possibilità di lanciare incantesimi strillandoli letteralmente nel microfono dell’headset (in una lingua completamente inventata, oltre che molto “suggestiva”) per risolvere enigmi, combattere mostruosi nemici e superare in scioltezza qualche fase platform. Presentato già allo Svilupparty dell’anno scorso, il gioco sta per vedere la luce, dopo aver visto quella verde di Greenlight.

Nei prossimi articoli le interviste ai “developer”, come annunciato, per approfondire altri titoli, “filosofie videoludiche” e modi di intendere il videogioco con la voce e l’esperienza delle persone coinvolte direttamente nello sviluppo.



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Gabriele Raimondi

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