Ai Fantastici Quattro ci sono arrivato tardi. Relativamente tardi, ok, ma pur sempre dopo aver macinato pagine e pagine delle avventure dei loro colleghi più patinati. Il primo incontro coi supereroi è stato causato da un albo dell’Uomo Ragno avuto in dono grazie a un bel voto a scuola: mio padre allora non poteva comprendere la portata di quel gesto apparentemente innocuo. In breve incominciai ad accumulare decine e decine di albi, impilando storie su storie di Spidey, Vendicatori (persino quello della Costa Ovest!), Devil, Hulk e addirittura qualcuna di Iron-Man, che allora non era ancora così cool, anzi era pubblicato da un’altra casa editrice rispetto al resto della truppa e con la sua grafica degli albi un po’ sfigata finiva per essere po’ la ruota di scorta, il fumetto da comprare quando avevo già letto tutti gli altri esposti in edicola. Eppure i Fantastici Quattro non mi entusiasmavano come gli altri supereroi.

Da poco più che decenne, mi ritrovavo in qualche modo nella turbolenza adolescenziale di Peter Parker, invidiavo la vita adulta dei Vendicatori che non puntavano la sveglia, ma venivano svegliati da un allarme anti-invasione inter-dimensionale, iniziavo a scoprire una profondità inattesa nelle storie di un Hulk grigio, improvvisamente così astuto da godersi la bella vita a Las Vegas. Mentre i guai familiari di una famiglia allargata faticavo davvero a digerirli. Ovviamente mi sbagliavo, e sarebbe bastato crescere un poco, iniziare a capirne di più di fumetti e recuperare le prime storie del quartetto firmate da Stan Lee e Jack Kirby per capire la portata rivoluzionare di quell’intuizione che ha introdotto le più normali dinamiche familiari in un gruppo di supereroi impegnati in avventure ai confini dell’immaginazione, primi pilastri della cosmogonia dell’universo Marvel.

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Eppure, nonostante l’ingenuità di quelle prime storie, praticamente nessun team creativo tra quelli che hanno preso il posto del geniale due di autori originali è riuscito a ricreare con uguale verosimiglianza lo spirito familiare degli esordi. Certo ci sono stati matrimoni, litigi, separazioni, nascite, morti e resurrezioni, ma da lettore smaliziato le ho vissute tutte come dinamiche da fumetto – senza nessun accezione negativa, sia chiaro – e non come spaccati familiari immobilizzati nella gabbia di una pagina cartacea. Poi sono arrivati James Sturm e le sue Molecole Instabili.

Sturm è un nome di tutto rispetto nel panorama fumettistico indie d’oltre oceano, ha collaborato con la rivista di Spiegelman Art e ha fondato il Center for Cartoon Studies. Eppure anche per lui il primo incontro coi fumetti è legato alle letture giovanili di supereroi in calzamaglia da cui è nato un amore duraturo per i Fantastici Quattro. Anche Sturm, come tutti, vede nei legami famigliari tra i componenti del gruppo il loro principale punto di forza, ma le sue riflessioni su questo elemento vanno oltre, arrivando ad immaginarsi una famiglia vera, realmente esistita, composta secondo la struttura ideata da Lee e Kirby per le loro storie. Ora, se vi fermate un attimo a riflettere sul fatto che tra il cognome del nostro autore e quello della Torcia Umana e della Donna Invisibile c’è solo una vocale di differenza, immaginare come sia nata questa idea è abbastanza semplice.

Sturm però non si ferma a questa divertente intuizione, ma sul caso di semi-omonimia ci costruisce un impianto meta-fumettistico che usa come fondamenta per il suo racconto, a partire dall’introduzione alla graphic novel in cui racconta di aver iniziato a raccogliere documentazioni e testimonianze su due lontani parenti, Johnny e Sue Sturm appunto, dopo una strana chiacchierata con una zia da cui apprende che le storie dei Fantastici Quattro lette in gioventù erano basate sulle vite di persone reali di cui gli eroi su carta replicavano atteggiamenti, ossessioni e convinzioni. Una scoperta che Sturm non riesce a tenere per sé, ma che decide di condividere nel 1996 con un ignaro vicino di metropolitana intento a leggere un albetto del quartetto. Caso vuole che quello sconosciuto fosse Tom Brevoort, editor Marvel, che spinge Sturm a completare la sua ricerca, esplorare quei lati bui del racconto che all’epoca non potevano finire in un fumetto per ragazzini, e trasformare questa sua indagine in una graphic novel.

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Il fantasioso incipit che fonde realtà, immaginazione e universo fumettistico serve a Sturm per creare un ponte attraverso cui guidare i lettori dei Fantastici Quattro verso un racconto che pur partendo da premesse identiche a quelle delle storie cui sono abituati si snoda su sentieri decisamente differenti. Reed, Sue, Johnny e Ben sono gli stessi di sempre, senza però quella patina di gioiosa ingenuità e immersi in un realistico spaccato dell’America tra i ’50 e i ’60. Anche i quattro molto-meno-fantastici di Sturm sono destinati a vivere un giorno destinato a cambiare le vite di tutti loro, ma la piega che prenderà questa giornata sarà piuttosto lontana dai viaggi interstellari e i raggi cosmici.

Il meccanismo narrativo usato da Sturm è lo sguardo dietro il palcoscenico, immaginandosi come sarebbero state realmente le vita di una famiglia mal amalgamata come quella dei Fantastici Quattro in quel periodo storico. In Reed Richards emerge prepotentemente la sua formalità che lo spinge ad anteporre il suo lavoro (e i doveri bellici connessi alla sua attività di scienziato) alle necessità della sua fidanzata. Sue d’altra parte è di una quindicina d’anni più giovane e si ritrova a dover badare da sola al suo fratellino Johnny nel pieno dell’adolescenza, mentre il perbenismo della cittadina in cui vive la giudica senza pietà. Il suo appiglio è Ben, ex compagno di college di Reed e ora gestore di una palestra preda dell’auto-commiserazione, sciupafemmine che preferisce distruggere ogni rapporto per futili motivi mentre idealizza la donna del suo amico.

Queste molecole instabili possono essere studiate solo in funzione delle loro relazioni reciproche, non come unità isolate. Sono queste relazioni, per quanto tenui e incostanti, a tenere insieme il nostro mondo.

Il rovesciamento di prospettive messo su carta da Sturm coinvolge naturalmente anche i superpoteri dei futuri eroi. Sue è invisibile contro la sua volontà, schiacciata in una vita che non scelto in cui deve nascondersi per ottenere quell’accettazione sociale imposta dalla rete di relazioni sociali su cui si basa la carriera del suo fidanzato. Paradossalmente invece, l’elasticità è proprio quel che manca a Reed, un uomo di un’altra epoca rispetto a Sue e Johnny che finirà per scoprire solo attraverso la lente di un microscopio il significato dell’instabilità generata da molecole che non possono essere esaminate in isolamento, ma solo attraverso la loro interazione. Mentre la fiamma dell’adolescenza brucia dentro Johnny e può essere vista chiaramente solo dal gruppo di beatnik che giungono a sconvolgere la vita della tranquilla cittadina, la corazza di roccia che rende Ben un mostro nelle relazioni sociali non è una condanna da cui non può liberarsi, ma una barriera autoimposta.

L’efficace raffigurazione a tutto tondo di Sturm, in questo ottimamente supportato dalle asciutte matite di Guy Davis, non si limita solo alle personalità dei quattro protagonisti, ma si estende con eguale incisività anche al contesto, tratteggiando quell’America reazionaria fondata sul concetto di famiglia attraverso le voci di chi tra quei legami inviolabili ha trovato la sua dimensione e di coloro che invece li vivono come una prigione. In questa riflessione sulla cultura americana di fine ’50 trova spazio anche una digressione sul fumetto e la sua considerazione sociale messa in scena attraverso l’introduzione nel racconto di alcuni fumettisti nel racconto (Stan Jack, Art e Harvey!), colleghi del marito di una vicina di Sue.

Edita con ammirevole lungimiranza dalla Marvel nel 2003 e premiata con diversi riconoscimenti (tra cui un Eisner come miglior miniserie), Molecole Instabili è tornata in questi giorni sugli scaffali grazie a una ristampa in volume nella collana Panini 9L, dopo una prima edizione risalente a qualche anno fa in un più costoso volumone insieme ad altro materiale sparso dei Fantastici Quattro. Il prezzo contenuto (12 €) e l’ottima confezione del volume, stampato su carta di alta qualità, sono tutti ulteriori motivi per non perdersi questo instant classica della letteratura a fumetti.

Cover Molecole Instabili

SCHEDA TECNICA

Titolo: Molecole Instabili
Autori: Sturm – Davis
Editore: Panini 9L
Prezzo: 12 €
Pagine: 128



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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