In un imprecisato stato dell’Africa Occidentale infuria la Guerra Civile. La povera ma tutto sommato tranquilla vita del giovanissimo Agu (Abraham Attah) viene stravolta quando padre e fratello vengono uccisi dalle milizie guidate da il “Comandante”, che recluta Agu come soldato. Per il piccolo inizia un lungo e duro percorso di formazione e crescita…

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Cary “quello della prima stagione bellissima di True Detective” Fukunaga, torna al cinema, spesato da Netflix, media company a 360 gradi e oramai anche solida realtà produttiva, in arrivo proprio oggi nel nostro vetusto Paese, adattando il romanzo Bestie senza una patria di Uzodinma Iweala.

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Beast of no nation è brutale e cinico, ma lontano dagli stereotipi del film bellico hollywoodiano e più vicino ad un ipotetico mix capace di unire l’estetica del videoclip al realismo del documentario. La discesa agli inferi del povero Agu passa per omicidi, pedofilia, fame e stenti. Ai danni si aggiunge la beffa della qualsivoglia assenza di un vero obiettivo bellico: il Comandante infatti, altri non è che una marionetta al soldo di politici e rivoluzionari inaffidabili, specchio di un’Africa caotica, senza pace e senza speranza.

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L’occhio di Fukunaga è attento a cogliere i paradossi e le contraddizioni di quelle zone, vedi la brevissima ma esemplare sequenza che vede una jeep con due occidentali a bordo intenti a scattare foto ai ribelli come se fossero animali durante un safari, e sa quando trasformare il viaggio di Agu in un’esperienza surreale e onirica (gli inserti narrativi con i colori alterati). Alla fine, come in un film di Truffaut, sarà il mare ad accogliere gli orfani della guerra, i nuovi uomini, pronti ad affrontare un futuro nebuloso e pieno di pericoli.

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Sorprendente il cast: se è ovviamente da segnalare l’incredibile talento di Abraham Attah, che riesce a far cogliere lo spaesamento , la paura e le incertezze di un bambino costretto a diventare uomo fatto e finito nel giro di poche settimane, è da rimcarcare anche la sublime performance di Idris Elba, finalmente sfruttato come si deve in un lungometraggio. Il suo Comandante, invasato e imbevuto di retorica e finti valori, è un personaggio che non si dimentica.

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Beast of no nation non ha ambizioni sociologiche, non cade nella retorica populista e rappresenta in modo credibile gli orrori di una zona del Pianeta Terra che, a quanto pare, tutto il resto del mondo, distratto e quiescente, ha deciso di ignorare.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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