Ritorno “col botto” di quel gran pazzerellone di Robbie Williams, ragazzi! L’aveva preannunciato e la promessa è stata mantenuta: il successo è garantito per questo suo dodicesimo disco, The Heavy Entertainment Show, un bell’album che contiene diversi potenziali singoli e che gioca la carta vincente del “nonsolopop”.
In effetti, solo a pensare che alcuni dei duetti che Robbie ha messo insieme per questa sua ultima fatica potessero funzionare, c’era da far felici i bookmakers di mezzo mondo. Eppure il nostro spavaldo simpaticone dagli occhi cerulei è riuscito a confezionare un bel disco, con punte di originalità rock (penso a Bruce Lee), influenze beatlesiane alla Oasis (Motherfucker), raffinata elettroacustica con Ed Sheraan (Pretty woman) e reminiscenze dance (penso a Sensitive o Time on Earth) e poi il pop (di Love my life) o il duetto con la voce di Rufus Wainwright nel gioiellino Hotel Crazy, dove fanno capolino irresistibili suggestioni jazz e “big orchestra”.
Ok, non tutti i brani sono allo stesso livello, ma risultano comunque godibili e miscelati in una sorta di cocktail irresistibile, pronto da sorbirsi nelle pause in cui abbiamo bisogno di una bella ricarica… e non importa se i puristi storceranno il naso per il campionamento di Prokofiev in Party like Russian o per la magniloquenza dell’iniziale Heavy entertainement, tanto non c’è scampo: si ritroveranno a canticchiarle con il ritornello ben stampato in testa nei momenti più noiosi della loro giornata!
Per gli aficionados del Robbie post Take That non c’è comunque da preoccuparsi, il beat, i cori e la pop song tipici del suo sound fanno capolino in molte occasioni e, a tenere a bada le intemperanze musicali del nostro mattacchione, c’è sempre il fido Guy Chambers, che con Robbie ci ha regalato tanti brani memorabili nel corso della sua carriera.
Che volete farci, “Robbie lo sbruffone” è fatto così: “Vi darò di tutto e anche di più” è il suo motto ed è proprio ciò lo rende simpatico a mezzo mondo (compreso il sottoscritto), facendo di lui una delle popstar più amate del pianeta, cui si perdonano bizzarrie ed eccessi di tutti i generi e, dettaglio non da poco, che come vocalist non sia niente di eccezionale…
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