Che i Punkreas dimostrino coerenza e grande rispetto verso tutto quel pubblico che li segue con entusiasmo e convinzione da ormai più di vent’anni, nessuno può negarlo, soprattutto dopo aver ascoltato questa loro ultima uscita discografica.

Il lato ruvido è il risultato di una fase particolarmente fertile e ponderata per la band punk-rock – Cippa, Paletta e Noise, accompagnati dal fedele batterista Gagno e dalla new entry Andrea “Endriù” alla chitarra (sostituisce Flaco che ha lasciato burrascosamente la band) – hanno confezionato un album molto diretto, a tratti istintivo, impegnato ed irriverente che ancora stupisce per la freschezza di alcuni passaggi tuttora molto efficaci ed energetici, nonostante si rifacciano smaccatamente ai loro esordi.

“Con questo disco abbiamo cambiato marcia e l’abbiamo fatto ripartendo da quello che, in fin dei conti, è sempre stato il nostro lato migliore: il lato ruvido, semplicemente” dicono i Punkreas nelle interviste.

Analizziamo il disco più in dettaglio.
Si comincia con Salta, tipica traccia dalla ritmica compatta, incalzante ed irresistibile, che inneggia a quel casino sotto il palco che poche band come i Punkreas sanno ancora scatenare.
Sempre accompagnati da efficaci assoli di chitarra, si passa poi a temi sociali scottanti come quello dell’esodo dei migranti con Mediterraneo Coast to Coast e si continua con l’impegno in brani come 800588605 intenso e arrabbiato: il numero che dà il titolo al brano è il Numero Verde per segnalare gli abusi in divisa ed è gestito da ACAD, l’Associazione Contro gli Abusi in Divisa.

Mi piace affronta invece la mania dei i social network, descritti come una dipendenza, un bisogno insensato di approvazione sotto forma di like e faccine sorridenti, che spinge all’isolamento e alla distorsione dell’individualità.
Gustosissima Dal tramonto all’alba, con zombi impegnati a divertirsi e a fare baldoria ma, addirittura superlativa, Modena- Milano: sostenuta dalle sonorità folk-irlandesi dei Modena City Ramblers che tra violini e flauti in grande smalto, danno vita ad una riuscitissima fusion tra il rock ruvido ed immediato dei Punkreas e il repertorio folk dell’ormai conosciutissimo ensemble emiliano.

Per non tediarvi e lasciare a chi legge la scoperta di altri gioiellini tra i dodici pezzi che compongono Il lato ruvido, cito ancora soltanto la title track, incendiaria ma essenziale, nella quale ci si chiede che fine abbia fatto davvero Il lato ruvido di tutti quegli artisti, cantanti, musicisti che, una volta, esponevano le loro idee senza il timore di essere scomodi o di schierarsi e che ora, quando va bene, ci cantano d’amori e cuori infranti oppure, dio ce ne scampi, dei loro problemi esistenziali: “Dov’è il tuo lato ruvido? Quello che fa le scintille, fa rizzare la pelle, il sangue bolle e ribolle: non lo sento da tempo.”

Concludo con altre collaborazioni, tutte destinate a dare linfa vitale e nuovi sapori ai punk-rockers lombardi: ad esempio, il rap di Shiva Va bene così su tappeti di chitarre morbide, ma insinuanti e i testi del noto fumettista Tito Faraci nella conclusiva Picchia più duro, brano ai limiti del metal vero e proprio, il cui testo – il primo nella storia della band scritto da un componente esterno – sostiene la macchina ritmica e le chitarre sfasate del gruppo mentre ribadisce la necessità di resistere, picchiando sempre duro. (E a proposito di fumettisti lasciatemi sfogare un istante ricordando la collaborazione che la mia factory fumettistica propose tempo fa a Paletta e soci, peccato che affidare il progetto a Flaco si rivelò un passo falso, come gli eventi successivi hanno poi confermato, ma questa è un’altra storia…)

Aspettiamo il nuovo tour, dunque, con la band nella sua dimensione naturale, quella live, irresistibile, coi fedelissimi che fan casino e si lanciano dal palco sugli astanti e con qualche brano che ancora strappa la voglia di pogare. E scusate se è poco!

Punkreas Il lato ruvido



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