L’addio di David Letterman la sera del 20 maggio 2015 fu uno di quei momenti che, a ragione, vengono salutati con l’espressione “la fine di un’era“. Letterman ha condotto con caustico umorismo uno degli show più leggendari di sempre, ha puntellato tre decadi della storia americana con le sue interviste, i suoi monologhi e un’innata impudenza. Tra il Late Night su NBC e il Late show su CBS il conduttore ha accumulato 33 anni di messa in onda realizzando 6028 puntate. Durante questo periodo Letterman ha vinto 16 Emmy Awards e ricevuto 112 nominations.
19.932 sono gli ospiti che ha avuto di fronte e non c’è celebrity o personalità di magnitudo talmente elevata che non sia stata o abbia ambito a essere ospite del Late Show. La lista è sterminata e spazia da presidenti (Clinton, i due Bush, Obama) a star (Madonna, Prince, Janet Jackson, Cher), attori (Julia Roberts, Tom Cruise, Tom Hanks, Robin Williams) e comedian, incluso Bill Hicks a cui rese un omaggio postumo, nel 2009, mandando in onda il segmento che lo stesso Letterman aveva censurato nel 1993 e contestualmente chiedendo scusa per quella decisione alla madre di Hicks, invitata in studio per l’occasione. Nel nostro piccolo ricordiamo l’incontro tra Letterman e Maurizio Costanzo nella puntata del 12 dicembre del 1984, i due finirono anche per gemellare i rispettivi talk suggellando il tutto con firme e contratti! (Materiale trovato qui).
Ma abbandoniamo il sentiero dei ricordi per tornare a oggi. David Letterman torna su Netflix con My Next Guest Needs No Introduction: sei puntate rilasciate a cadenza mensile, un ospite a puntata. Ad aprire le danze è l’ex uomo più potente del mondo e attualmente anche l’uomo più rimpianto nel mondo: Barack Obama.
La sensazione, a fine puntata, è che sia Letterman l’ospite di Obama: dei due è il conduttore a essere il più emozionato e maggiormente incline alla nostalgia. Dopo un’ora di chiacchierata resta l’impressione che Obama abbia accettato non solo per tornare ufficialmente in scena, ma anche per aiutare un amico a riacclimatarsi con un mondo a cui aveva dato un addio.
Obama è esattamente come lo abbiamo lasciato, con quell’innato dono di saper coniugare disinvoltura e autorevolezza senza che l’una vada a scapito dell’altra. La politica è il tema portante, ma nell’accezione più nobile del termine, ovvero la politica come strumento di inclusione e partecipazione per realizzare una società civile equanime, democratica e con giustizia e uguaglianza quali valori fondanti. Non è una conversazione utopica, entrambi sono ben consapevoli che il loro privilegio di essere lì è stato conquistato da donne e uomini come John Lewis – picchiato vessato, incarcerato 40 volte – e dal suo infaticabile attivismo politico.
Sebbene venga discussa l’ingerenza dei servizi segreti russi nel voto americano, i due non nominano, neanche in un velato riferimento, Donald Trump che riceve dunque il trattamento del silenzio, e d’altra parte un personaggio del genere non ha alcun ruolo nel modo di intendere la politica che a loro interessa discutere.
Naturalmente non poteva mancare Michelle Obama, presente in spirito attraverso i racconti di Obama come padre, marito e Presidente. Gli aneddoti vanno da quella volta in cui l’ex presidente ha ballato con Prince, al primo giorno di Università della figlia maggiore. Racconti e ricordi che partono da I sogni di mio padre, il libro autobiografico pubblicato prima della candidatura alle presidenziali: a dispetto del titolo, il testo è molto a proposito della madre di Obama e di quanto la sua visione del mondo abbia indirizzato il percorso di Obama nella vita come nella politica.
Nel corso della chiacchierata l’ammirazione totale di Letterman per Obama è manifestata senza remore e se questo da una parte rappresenta un sentimento con cui è facile empatizzare, dall’altra toglie la possibilità che in un momento qualsiasi dell’intervista Obama si trovi a rispondere a domande se non scomode, quanto meno audaci: adesso che non c’è più il ruolo presidenziale a recintare il campo d’azione tanto per l’intervistatore quanto per l’intervistato, sarebbe stato lecito aspettarsi una conversazione più spiazzante.
In definitiva una piacevole ora di intrattenimento con una delle personalità più carismatiche, rimpiante e amate che ci ha ricordato – non che ce ne fosse bisogno – perché l’essere il primo Presidente Usa di colore è solo uno degli elementi notevoli della sua persona.
I prossimi ospiti: Jay-Z, George Clooney, Malala Yousafzai, Tina Fey, Howard Stern.
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