La seconda metà dell’Ottocento segnò una svolta storica per gli Stati Uniti D’America. L’elezione di Lincoln scatenò la guerra di secessione, che vide combattere gli stati del Nord contro gli undici stati schiavisti del Sud. Dal 1861 al 1865 l’America era di fatto divisa in due, ma, per una strana ironia del destino, quelli furono anche gli anni della costruzione della Prima Ferrovia Transcontinentale: l’ambizioso progetto ferroviario che voleva unire la già sviluppata rete della costa est con gli stati della costa ovest.

Mentre la guerra civile divideva Nord e Sud, la ferrovia provava a unire Est e Ovest. Da queste forze contrastanti nascerà la nuova America, ponendo le basi alla superpotenza che conosciamo oggi.

Hell on Wheels è una finestra su quegli anni di grandi contraddizioni. La storia è ambientata nel periodo appena successivo alla conclusione della guerra di secessione. La Union Pacific è incaricata della costruzione della grande opera che collegherà l’Atlantico al Pacifico. Hell on Wheels è l’insieme itinerante di tende, fango e bordelli che segue i lavori. La vita non è semplice. I neri sono costretti ai lavori più pesanti, e di fatto sono ancora trattati come schiavi senza diritti.

Lavorano in silenzio, seguendo gli ordini del caposquadra bianco, ma allo stesso tempo in loro si rafforza la consapevolezza che i tempi stanno cambiando e che bisogna trovare il coraggio di contribuire, nel proprio piccolo, alla rivoluzione in atto. I contrasti razziali sono un tema ricorrente, trattato con grande delicatezza. La ferrovia dovrà attraversare territori da sempre occupati dagli Indiani, considerati inferiori dall’uomo bianco, proprio come i neri. Queste frizioni sfociano inevitabilmente in aspri contrasti, talvolta violenti, e sono la scusa perfetta per dipingere affascinanti personaggi d’altri tempi.

Thomas “Doc” Durant, a capo della Union Pacific, è l’uomo d’affari disposto a tutto pur di soddisfare i propri interessi e arricchirsi grazie al gigantesco progetto della ferrovia. È lui il deus ex machina, la persona in grado di far diventare realtà l’ambiziosa idea di unire Est e Ovest, oltrepassando le Montagne Rocciose. È lui che da un lato tratta con i politici e dall’altro tiene buoni i lavoratori, anche quando i soldi scarseggiano e la ribellione è dietro l’angolo.

Ma il vero protagonista è Cullen Bohannan, interpretato dal tenebroso Anson Mount. Ex militare in prima linea con i sudisti, le sue azioni sono motivate dalla sete di vendetta. La guerra gli ha portato via la moglie. La sua unica ragione di vita è trovare gli uomini responsabili della sua morte e toglierli dalla faccia della terra. Grazie al suo carisma e a una serie fortunata di eventi, passa dall’essere ricercato per omicidio a essere nominato supervisore dei lavori della ferrovia. Bohannan è un uomo del sud anomalo. Ha posseduto schiavi in passato, eppure i suoi comportamenti lasciano intuire un’apertura mentale decisamente maggiore rispetto ai suoi colleghi. I contrasti tra bianchi e neri sono sempre accesi a Hell on Wheels. I neri non sono accettati neppure nel bordello delle puttane. Bohannan sembra l’unico bianco capace di leggere gli eventi, di ragionare con la sua testa e metabolizzare gli storici cambiamenti in atto. Le convinzioni radicate sono dure da estirpare anche negli uomini più illuminati, ma la luce fioca che si intravede nei suoi occhi è la luce della speranza.

L’altro protagonista è Elam, punto di riferimento della squadra dei neri, da sempre in conflitto con se stesso, perché per metà bianco e per metà nero. La sua natura meticcia è l’emblema di una società che vuole cambiare, ma che allo stesso tempo ha paura dei cambiamenti. Elam rappresenta il punto di rottura con il passato e il suo coraggio di fare un passo avanti, comportandosi come un bianco e pretendendo fortemente di essere trattato come tale, è il simbolo dei tempi che viaggiano veloci. A bordo di una locomotiva.

Questa recensione è tratta da Players 12, disponibile gratuitamente dal nostro Archivio.



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Antonio Lanzaro

Nella sua giornata ideale vi sono cioccolato extra-dark, un divano su cui ronfare e un videogioco da completare al 100%. Nonostante il suo aspetto da scorbutico, non morde... a meno che non vi sia un obiettivo che lo richieda.

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