Quali sono state le migliori serie tv del 2017? La redazione di Players Magazine ha fatto brainstorming e poi ha deciso che la cosa migliore fosse che ognuno ne scegliesse tre, tra quelle che ha amato di più e che ha ritenuto più rilevanti. Nessuno sapeva cosa avrebbero scelto gli altri, quindi ci sono doppioni e non stupitevi se quella serie che per voi è la best ever non c’è. Ah, un dettaglio: Non facciamo distinzioni tra nuove serie e nuove stagioni di vecchie serie. Lo anticipiamo subito: Twin Peaks non l’ha scelta nessuno, ma visto che le abbiamo già dedicato ben tre articoli (pilot, mid-season e finale) non ci facciamo venire troppi complessi di colpa…E vediamole, quindi, le (nostre) migliori serie tv del 2017…

ELISA GIUDICI

Mindhunter, stagione 1

Difficile dare torto alla scrittrice Kameron Hurley quando individua nel filone inesauribile di prodotti culturali e commerciali che mettono al centro la figura del serial killer (spesso poi inquadrata come affascinante per la sua intelligenza e metodicità) una prova di quanto la nostra società dia più rilievo e attenzione agli aguzzini che alle vittime (specie se donne).
Difficile però rinunciare alla visione del grande ritorno di David Fincher con la summa di tutto ciò che definisce il suo stile, dalla fotografia metallica ai movimenti di camera simbiotici con quelli dei protagonisti. Mindhunter è una sceneggiatura che aderisce alla perfezione ai suoi tormentoni (i duo bromantico di investigatori uomini, crimini efferati, toni da thriller e finalmente personaggi femminili memorabili), senza cedere a quelli piuttosto invasivi della serialità post Netflix. Cadenzato, pacato ma implacabile, ha un solo difetto: finisce davvero troppo, troppo presto.

Crazy Ex-Girlfriend, stagione 3

Se l’esordio in TV della comedian e youtuber Rachel Bloom su CW era stata una novità degna di un Golden Globe (ma perseguitata da ascolti pessimi), alla terza stagione Crazy Ex Girlfriend – con il suo umorismo tra il pessimista e l’esistenziale e le trascinanti parodie musicali – ha mostrato una profondità insospettabile, anche per i suoi sostenitori della prima ora (come noi di Players). Dopo aver dato spessore narrativo persino ai comprimari e alle macchiette, lo show torna a farci ridere e disperare della sua protagonista, ormai diventata un personaggio di caratura tale da stabilire un prima e un dopo nella serialità televisiva. Purtroppo a godere di questa rivoluzionaria comedy sono solo per il manipolo di fedelissimi che segue la serie TV. Rimediate presto, o vi perderete una delle migliori comedy ora in onda.

Brooklin Nine-Nine, stagione 5

Se non mi sono sbilanciata nello scorso paragrafo con un “la miglior comedy in onda” non è solo per la consapevolezza di non avere il polso della situazione nel 2017, ma anche per via degli uomini del Novantanovesimo. Gli scalcagnati, adorabili e insospettabilmente sfaccettati poliziotti di Brooklyn Nine-Nine sanno essere romantici senza essere mielosi e ridicoli senza essere stupidi. Non manca nemmeno un tocco di procedurale classico, con casi che solo Jack Peralta & co possono portare a casa con tanta ironica eleganza.Quando la consuetudine fa perdere l’incisività del passato (siamo pur sempre alla quinta stagione), interviene l’affezione che lo spettatore nutre per il Distretto. Basta rivedere le prime stagioni (disponibili su Netflix con un doppiaggio davvero non male) per constatare come suoi abitanti abbiano avuto una curva evolutiva da far morire d’invidia tanti drama blasonati. Forse abbiamo davvero trovato un sostituto all’altezza del vuoto incolmabile lasciato da 30Rock.

ARIANNA MEREU

Tredici, stagione 1

A vedere i prodotti usciti nel corso dell’anno dedicati agli adolescenti problematici e al loro mirabolante potere di influire sulla realtà con la sola imposizione dei dispositivi mediatici, Tredici deve aver fatto scuola perché non se ne sono mai visti così tanti. Qui gli scopi della messinscena sembravano piuttosto nobili, ma non fatevi ingannare, è prevista una seconda stagione…

Feud, stagione 1

Senza ombra di dubbio la serie più cinefila dell’anno. Feud si distingue per la cura minuziosa di ambientazioni, costumi e scrittura, con due mostri sacri della recitazione a vestire i panni di altri due colossi della Golden Age Hollywoodiana: Jessica Lange/Joan Crawford e Susan Sarandon/Bette Davis. Scontro tra titane!

Rick & Morty, stagione 3

Giunti alla terza stagione non si può fare a meno di tirare le somme e, a patto di saperlo fare, il risultato non può che essere positivo perché questa non è solo la stagione migliore della serie animata, ma anche una delle migliori produzioni di genere fantascientifico apparse sugli schermi da tanto tempo. Se non vi si è sbriciolato il cervello all’episodio 3X07 siete dei cloni robot.

CLAUDIO MAGISTRELLI

BoJack Horseman, stagione 4

Se conoscete qualcuno che sostiene che la depressione sia una scelta, che basti voler stare meglio per guarirne o che si chiede come possa una persona ricca e famosa stare male, legatelo a una sedia e costringetelo a guardare la nuova stagione di BoJack. Dopo il tuffo nell’abisso dell’animo umano la serie Netflix continua a nuotare sempre più in profondità. Là dove non osano i Pixar.

Big Little Lies

Un cast quasi tutto femminile da capogiro, in cui persino Reese Witherspoon sfodera la performance della vita. Il setting più odioso tra tutti quelli immaginabili: Monterey, la California delle start up, delle ville sulla spiaggia, dell’alternativa vegan ed eco-friendly più per noia che per etica. Una serie di piccoli, superflui ed egoistici problemi quotidiani che convergono verso una vicenda più torbida. Un mix che dovrebbe repellere a pelle, invece finisce per risucchiare fino al climax finale per una volta all’altezza delle premesse.

The Handmaid’s Tale, stagione 1

Altra serie al femminile, dimostrazione di come la TV, forse anche grazie ai tempi produttivi più contingentati, sia ormai decisamente più avanti nella lettura del presente rispetto al cinema. Un futuro prossimo in cui le donne sono state spogliate dei loro diritti e riportate a un ruolo di subalternità, mentre le poche rimaste fertili sono costrette ad assolvere unicamente alla loro funzione riproduttiva. La migliore fantascienza dell’anno, senza troppi fronzoli né effetti speciali, ma con una fotografia da urlo.

MARA RICCI

Halt and Catch Fire, stagione 4

Iniziamo dalla fine: Halt And Catch Fire ha saputo regalare uno dei finali di serie più emozionanti, coerenti e soddisfacenti che io ricordi, una perfetta chiusura del cerchio per temi e personaggi che inizia proprio dalla prima puntata della quarta stagione. Un brillante finale per una serie che ha attraversato decadi per parlare, in fondo, sempre di “connessione”. La nascita dell’home computer, gli albori di internet, delle chat room, l’avvento dei primi motori di ricerca non sono stati un semplice stratagemma per sfruttare una rinnovata passione per gli anni ’80, ma sono stati elementi fondanti della narrazione sviluppata intorno a protagonisti che hanno raccontato l’ansia per essere i primi nell’innovare, nel traghettare il pubblico verso una nuova era: la “next best thing” come ossessione e via per affermare sé stessi, per raggiungere gli altri. Successi e fallimenti personali e professionali hanno viaggiano in simbiosi ma alla fine Halt And Catch Fire segna il trionfo sul fallimento. Senza nulla togliere a tutti i protagonisti, Cameron e Donna lasceranno un segno indelebile.

Ozark, stagione 1

Non cedete alla tentazione di lasciare il pilot a metà: la presentazione di un protagonista grigio, metodico e privo di attrattive è funzionale al racconto che sorprende e ribalta il giudizio iniziale, esattamente come il Marty Byrde interpretato da Jason Bateman. Ozark è un crime-thriller che attrae e avvince in progressione, è una tela seriale fitta ed elaborata all’interno della quale non trovano spazio banali riflessioni sul crimine, il male, la famiglia e la vita di coppia. Evito ogni riferimento alla trama che merita di essere distesa, puntata dopo puntata, sotto gli occhi degli spettatori.
Eccellenti interpretazioni e nota di merito per l’autore che ha saputo superare brillantemente una delle prove seriali più difficili in assoluto: la scrittura di bambini e adolescenti che risultino personaggi sensati e funzionali, perfettamente operativi all’interno di una storia adulta.

Star Trek: Discovery, stagione 1

Discovery è collocato 10 anni prima di Star Trek OS ma chi è interessato a riassaporare le suggestioni scientifiche, morali e filosofiche della serie originale farebbe meglio a rivolgersi a The Orville che, pure nel suo intento parodistico, risulta un omaggio sentito e genuino. Discovery, al contrario, deve ricordarci in ogni modo di essere “Star Trek” perché della serie che precede non solo ha pochissimo, ma sembra ambientata 100 anni dopo in termini di estetica e tecnologia. Eppure intrattiene. 50 minuti di onesto sci-fi in compagnia di una protagonista interessante e di un ottimo Jason Isaacs più, qui e là, qualche guizzo narrativo. Siamo a metà della prima stagione, c’è tempo per migliorare. Consigliatissimo come recupero invernale scacciapensieri e di buon mestiere.

MATTEO REGOLI

The Leftovers, stagione 3

Lo show più sofisticato del XXI secolo ha i volti di Justin Theroux e Carrie Coon e i dialoghi di Damon Lindelof, co-creatore di Lost e sceneggiatore del sottovalutatissimo Prometheus. Un racconto epico, un’odissea surrealista multi-strato che si presta a innumerevoli interpretazioni, una parabola sulla perdita, il dolore, la rinascita e l’amore, una profonda riflessione sul rapporto fra ragione e superstizione, fra scienza e spiritualità, fra sanità e follia.

Mindhunter, stagione 1

David Fincher torna in tv e segna il 2017 con una delle migliori serie di sempre, un dramma psicologico elegante dalle sceneggiature mature e dai dialoghi brillanti, che associa la nascita della profilazione criminale ad una lenta discesa a spirale nel ventre marcio della malvagità.

Fargo, stagione 3

La terza (e probabilmente ultima) stagione del pluripremiato show creato da Noah Hawley (ispirato all’omonimo film dei fratelli Coen) mescola il noir col dramma e aggiunge un pizzico di surrealismo per una ricetta segreta difficilmente replicabile: impreziosita dalle performance di un cast d’eccezione (in cui spiccano la Carrie Coon di The Leftovers ed Ewan McGregor in un indimenticabile doppio ruolo) offrirà dieci ore di riflessioni sulla famiglia e sull’invidia, sul perdono e la vendetta, sul caso e sul caos che domina l’universo.

MINDHUNTER

ANDREA CHIRICHELLI

Stranger Things, stagione 2

Alla fine della prima stagione non avrei mai voluto che ce ne fosse una seconda, perchè il finale, per quanto aperto, mi sembrava assolutamente perfetto e poi dai tempi di Lost ho sempre la paura che una serie bellissima all’inizio, come dire, svacchi terribilmente col passare degli anni e delle stagione. Stavolta, per fortuna, è andata bene. Anzi, meglio dell’anno scorso, perchè la seconda stagione di Stranger Things ha nettamente superato anche il pur ottimo esordio. Citazioni, virata sull’horror, protagonisti incredibili, tante belle idee di regia e valori produttivi fuori scala. Ecco, però adesso m’è tornata la paura per l’anno prossimo. Come si può far meglio di così?

The Leftovers, stagione 3

Una serie di cui si parlerà per anni, il riscatto di Damon Lindelof e una storia bellissima, con personaggi meravigliosi che finisce come meglio non si potrebbe. The Book of Nora, l’ultimo episodio, mi ha assolutamente devastato e il finale è assolutamente perfetto, cosa che non si può dire certo di molte serie (vedi sopra…). Adesso vado a rileggermi i due longform (questo e quello) che abbiamo pubblicato mesi fa.

Fargo, stagione 3

Assieme a The Missing, la migliore serie thriller di tutti i tempi. Un’opera densa di segni e significati, anche stavolta graziata da una cast incredibile (Carrie Coon è diventata la mia attrice preferita). Noah Hawley avrebbe potuto limitarsi ad una pigra trasposizione dell’opera originale e invece ha tirato fuori tre “opere al nero” di assoluto valore, chiare, dense, perfettamente intellegibili, che non irridono lo spettatore o lo distraggono facendolo guardare da un’altra parte perchè in realtà non c’è nulla da vedere (vero David? Furbacchione…)



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Redazione

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