serie 2021

La Regina degli Scacchi del 2021 è senza dubbio Squid Game. Così come lo scorso anno la serie con protagonista Anya Taylor Joy, a sorpresa, è diventata “la serie del momento”, quest’anno è toccato allo show sudcoreano raccogliere il testimone imponendosi all’attenzione di pubblico e critica, al punto da mettere l’autore e regista Hwang Dong-hyuk subito al lavoro su una seconda stagione originariamente non preventivata. Ma Netflix ha praticamente sbancato quest’anno grazie anche a Midnight Mass, Strappare Lungo i Bordi e Arcane.

Midnight Mass è un folk horror che conferma il talento di Mike Flanagan nel muoversi in reami dove albergano inquietudine e mystery. Strappare lungo i bordi è un distillato puro di Zerocalcare (Michele Rech), una sfida vinta in cui il medium non ha modificato il messaggio. Infine, Arcane è semplicemente la migliore serie tratta da un videogioco. Diciamo che Netflix si è fatta perdonare l’irricevibile live action di Cowboy Bebop (giustamente stroncato qui dal nostro Andrea) che di fatti è stato cancellato dopo la sola prima stagione. A suo modo, anche questo è un regalo di Natale.

Qui di seguito trovate, oltre le sopra citate, le serie del 2021 che secondo noi valgono la vostra attenzione. Ce ne sono alcune che erano attesissime, ma che pur avendo avuto un buon riscontro non hanno monopolizzato la conversazione, nonostante arrivassero dopo un’attesa di anni (Foundation). Altre serie si sono imposte come “serie che se non le segui sei tagliato fuori” solo alla terza stagione: è il caso di Succession che con la prima stagione si è fatto notare da alcuni (inclusi noi), con la seconda ha mietuto consensi più trasversali ed entusiasti, fino ad arrivare alla terza stagione grazie alla quale si è imposta come un succosissimo e intrigante show di cui tutti vogliamo assolutamente di più.

Gli Emmys 2021 hanno premiato in particolar modo la comedy Ted Lasso, e infatti trovate la seconda stagione tra le nostre serie dell’anno. Ma vi suggeriamo anche show che non vivono di clamore mediatico, come Evil che viene notata solo per essere una creatura dei coniugi King – molto più incensati per quel capolavoro che è The Good Fight – oppure The Flight Attendant, un notevole one woman show, Billions, un power game d’antologia, il nipponico Odd Taxi,  o The Nevers che se non fosse per il nome di Whedon, ormai marchio d’infamia, avrebbe raccolto molti più consensi e attenzione. Ma a voi scoprirle tutte. Buona lettura e buona visione!

NB La solita raccomandazione: è una lista, non una classifica.

serie 2021 ted lasso

Ted Lasso – stagione 2 (Apple Plus)

Nella prima stagione abbiamo fatto la conoscenza del protagonista, Ted Lasso (Jason Sudeikis), un allenatore di football che viene ingaggiato come allenatore di una squadra di calcio di premiere league.  La scelta bizzarra e autolesionista della presidente della squadra ha ovviamente una motivazione che scopriremo nel corso delle puntate, mentre Ted riuscirà, un po’ alla volta, a conquistare tutti con il suo incrollabile ottimismo e l’irresistibile candore. La prima stagione è stata un successo che ha portato – meritatamente – dritto alla conquista degli emmys nelle categorie più importanti.  Ma non c’è da sorprendersi: la scrittura è uno scrigno di battute, ironia e causticità, e perfino il look del protagonista ha fatto tendenza e proseliti. 

La seconda stagione conferma tutti i punti di forza della prima: la scrittura, uno scrigno di ironia e causticità, unisce sintesi e profondità nel rendere tridimensionali tutti i personaggi toccando una varietà di argomenti, dai rapporti di coppia, al razzismo, alla rivalsa sociale, fino a trattare quell’animale fantastico che è il matrimonio. La seconda stagione ha anche il merito di costruire il viIlain perfetto, l’antagonista che è sempre stato lì e a ripercorrere il suo arco narrativo dalla stagione passata non possiamo che dire: “ma certo!”.

Ted Lasso è a suo modo anche un piccolo studio dei meccanismi di (auto) difesa dell’essere umano, per una volta tanto non autodistruttivi. Il ritorno della serie, infatti, conferma anche quello che si poteva intuire dai primi episodi della passata stagione: il dirompente ottimismo di Ted è un’ancora che gli impedisce di salpare verso l’infelicità.

Physical – stagione 1 (Apple Plus)

Il titolo non è casuale. Physical, la hit degli anni 80 di Olivia Newton-John, ci indirizza subito verso quel periodo storico segnato, nei costumi, dall’avvento dell’aerobica, che è stata molto di più dell’allenamento di moda in quegli anni. L’aerobica ha rappresentato uno stile di vita e un’idea di donna e di empowerment femminile, nonché un impero economico: chiedete a Jane Fonda. La protagonista, Sheila (Rose Byrne) è quella che sulle prime appare come la classica casalinga frustrata che deve accudire l’ego di un marito, insicuro e vanitoso, con ambizioni politiche. La sua fuga dal quotidiano è rappresentata da un rituale autolesionista che sfocia nella bulimia.

Questo finché casualmente scopre un nuovo modo di allenarsi in palestra. Tra proteste e politiche ambientaliste nella San Diego degli anni ’80, attraverso Sheila entriamo in relazione con altri personaggi, soprattutto femminili, e il loro corredo di aspirazioni e afflizioni. Il punto di forza della serie, a metà tra comedy e drama, è nel non seguire la traiettoria che sembrava tracciata già all’inizio, ma nell’avventurarsi verso soluzioni narrative molto più appaganti. 

Midnight Mass (Netflix) – Arianna Mereu

L’ultima collaborazione tra Mike Flanagan e Netflix – dopo le due fortunate stagioni di The Haunting (2018-2020) – segna un passo importante per la carriera e la poetica del regista statunitense che, grazie allo spazio concesso dalla narrativa seriale, sembra riuscire a esporre con più puntualità il messaggio composito della vicenda raccontata in Midnight Mass, superando il classico racconto dell’orrore per sviscerare i sentimenti e la spiritualità.

Mettendoli sullo stesso piano, Flanagan affronta la religione, il folclore e il cinema come analoghi racconti mitopoietici tanto suggestivi quanto sensibili al credo (e alla sospensione d’incredulità) dei singoli fruitori. Il risultato è – al netto di qualche lungaggine – un prodotto suggestivo ed evocativo che ci dice molto su come gli esseri umani affrontano la paura della morte e che, per certi versi, ricorda la meravigliosa prima stagione di True Detective (2014). Potete leggere la recensione qui.

Maid (Netflix) – Arianna Mereu

Ispirata al libro di memorie di Stephanie Land – autrice impegnata sul tema della povertà negli Stati Uniti e scrittrice di Maid: Hard Work, Low Pay and a Mother’s Will to Survive (2019) – e da poco rilasciata su Netflix, la serie Maid (2021) racconta con onestà e originalità la storia di una ragazza madre in lotta con il proprio infausto destino e strenuamente decisa a emanciparsi dalla propria condizione di miseria. Tra assistenzialismo ricattatorio, fatto di rigida e frustrante burocrazia, e duro lavoro, consistente in mansioni poco edificanti e mortificanti relazioni umane, Alex tenterà in ogni modo di realizzarsi come donna e approntare un futuro migliore per sua figlia.

La messa in scena di Maid, che racconta una storia non certo nuova o ricca di colpi di scena, appare interessante per la sua capacità di mostrare il lato oggettivo della realtà mediante la pressione costante degli eventi avversi, e quello squisitamente soggettivo attraverso il filtro di una narrazione sospesa e immaginifica (fatta di sovrimpressioni e situazioni simboliche), in grado di mettere in luce quella fonte interna di vitalità da cui attingere energia e speranza inesauribili.

Strappare Lungo i Bordi (Netflix) – Claudio Magistrelli

È al primo posto delle classifiche di Netflix da quando è uscita, se ne parla senza sosta da allora (anche se spesso per i motivi più sbagliati, accidenti a dar corda a chi senza la polemichetta non esisterebbe) e ha lanciato oltre l’altissima orbita dove già si trovava la carriera di Zerocalcare. Non c’è bisogno di dire molto di Strappare lungo i bordi perché è già stata detto quasi tutto. Vale la pena però sottolineare come Zerocalcare sia riuscito nella per nulla banale impresa di coniugare il suo stile e la sua impostazione narrativa a un nuovo medium, senza perdere pezzi per strada: nella sua serie c’è tutta l’amara riflessione, ma anzi continuando a tirare quei cazzotti alla bocca dello stomaco che i suoi fumetti assestano tra una battuta e un riferimento nerd.

serie 2021 squid game

Squid Game – stagione 1 (Netflix) – Arianna Mereu

Diventata in breve tempo un vero e proprio caso mediatico, la serie sudcoreana Squid Game – rilasciata su Netflix e recentemente doppiata anche in lingua italiana – resta, a prescindere dal suo valore intrinseco, una visione irrinunciabile di questo 2021. Costituita da nove incalzanti episodi, Squid Game riesce a mantenere la curiosità dello spettatore servendosi di una misurata scansione degli eventi e di un uso sapiente del cliffhanger, strategie narrative della serialità piuttosto classiche (ma sempre funzionali) che restituiscono della minimale trama le spietate meccaniche – morali e sociali – del “gioco al massacro” a cui si prestano gli sprovveduti concorrenti protagonisti.

La serie, offrendo una riflessione ben più costruttiva della violenza mostrata per arrivarci, riesce perciò nell’intento di proporre una lettura propositiva delle dinamiche relazionali vigenti all’interno della società contemporanea, proponendosi come una cover adulta de La Fabbrica di Cioccolato di Roald Dahl. Potete leggere la recensione qui.

Odd Taxi (Crunchyroll) – Andrea Chirichelli

Odd Taxi è ambientato in una metropoli popolata da animali antropomorfi, Odokawa, un tassista-tricheco di 31 anni, si trova suo malgrado coinvolto un intricato intreccio di violenza, rapimenti, minacce ed estorsioni. Attorno a lui si muove un bestiario variegato e accomunato da infiniti problemi personali. La serie è nella sua essenza una piccola storia con un grande cuore, e ricca di personaggi e dialoghi memorabili. Trovate la recensione di questo capolavoro tutto da scoprire qui.

The Flight Attendant – stagione 1 (HBO Max, Sky)

The Flight Attendant è una serie che richiede una bella dose di sospensione dell’incredulità, ma nel farlo tiene fede alla sua parte di accordo offrendo uno spettacolo gustoso e accattivante e mettendo in scena un riuscito mix di thriller e spionaggio veicolati dal mezzo di una surreale dark comedy. È sempre difficile tornare in attività dpo aver interpretato per tanti anni un personaggio amato e popolare come quello di Penny in The Big Bang Theory, ma Kaley Cuoco dimostra di avere la stoffa per trasformare una serie in un one woman show: il suo. Ne abbiamo parlato qui.

serie 2021 the good fight

The Good Fight – season 5 (CBS all access, Amazon Prime e TIMVision)

Dato un qualsiasi argomento di rilevanza sociale, politica ed economica i coniugi King lo esamineranno per smontarlo e rimontarlo in modo tale da evidenziare peculiarità e paradossi per rappresentare una realtà che può essere osservata e compresa solo attraverso una lente di ironia e irriverenza. La quinta stagione ospita, tra le sue linee narrative, un notevolissimo esperimento di fantascienza sociale che, preghiamo, non diventi profetico come è accaduto ormai per troppe distopie. 

Loki (Disney Plus) – Claudio Magistrelli

Qui su Players Loki ha beneficiato di una doppia recensione. Per Claudio la serie si è rivelata una promessa mantenuta in grado di funzionare sia come stand alone, sia come tassello in un mosaico più grande, gestendo con estrema sicurezza e classe l’enorme quantità di rimandi e inside joke (come potete leggere qui); per me che vi scrivo, al contrario, Loki è partita con un notevole potenziale di cui è rimasto solo uno straordinario Tom Hiddleston che trasforma quello che ha a disposizione in puro spettacolo, sia sul versante comedy che su quello drama, fornendo l’ennesima prova di essere il miglior attore del MCU.

The Nevers – stagione 1 (HBO Max, Sky)

Joss Whedon sarà anche una persona che si è comportata in modo indegno sul lavoro, sfoggiando per altro un’ipocrisia di dimensioni visibili dalla Luna, ma quando mette mano a una serie gioca in una categoria diversa rispetto a quasi tutti gli altri. Se avete amato tutti i suoi precedenti lavori, apprezzerete anche The Nevers in cui ritroverete tutti i suoi tratti distintivi incluso Il linguaggio che in Whedon è sempre un elemento fondante della narrazione stessa, mai un vezzo – se non nella sua manifestazione più superficiale – ma sempre una forza creatrice. La serie è un sci-fi steam punk ambientato nella Londra Vittoriana con una protagonista Amalia True (Laura Donnelly) che può stare al fianco delle migliori protagoniste femminili del Whedonverse. Aspettavo talmente tanto questa serie, che l’ho recensita settimanalmente come si usava fare nell’era pre-Netflix. Ho parlato del pilot qui.

Evil – stagione 2 (CBS)

I coniugi King sono ormai una certezza, e anche quando sembra di no è solo perché non abbiamo pazientato abbastanza, ed è questo il caso di Evil. Dopo una prima stagione interessante, ma ondivaga, ecco che i difetti dell’anno precedente vengono contenuti, i pregi valorizzati. Nella seconda stagione di questo bizzarro supernatural thriller che mixa fede, scienza e attualità socio-politica, i King tornano a fare quello che meglio riesce loro: offrire il perfetto connubio tra trama orizzontale e verticale con la consueta dose di sferzante ironia. Se la prima stagione vi ha deluso, vi consiglio caldamente di dare una seconda chance alla serie: probabilmente vi divertirete tanto quanto la coppia di autori perché è evidente in più di un’occasione che loro si sono divertiti da matti.

serie 2021 succession

Succession – stagione 3 (HBO, Sky)

Shakespeare che incontra Freud che incontra una glossy soap che incontra Suits al suo meglio (stagione 5). Una girandola di predatori insicuri e feroci che vivono imbevuti di amore & odio nei confronti dell’augusto, tirannico e titanico genitore, Roy Logan, il patriarca della famiglia protagonista della serie. Un piacere vedere personaggi abiettamente intriganti dannarsi l’anima per dimostrare di essere degni del loro patrimonio genetico, e di non essere solo una combinazione biologica. Menzione d’onore per Kendall, il principe ereditario tormentato da una primogenitura posticcia – è infatti il secondo in linea di successione anche se viene trattato come fosse il primo – che non lo qualifica in nessun modo se non nell’essere solo cronologicamente il primo tra i papabili.

Billions  – stagione 5 (Showtime, Sky)

La quinta stagione non parte benissimo a causa di una sorta di status quo ripristinato nel season finale della quarta. Questo ha comportato la neutralizzazione di uno dei personaggi più interessanti, Taylor, e del ritorno del vecchio antagonismo tra Axe (Damien Lewis), lo spregiudicato, iper competitivo miliardario gestore di edge funds, e il procuratore Chuck Rhodes (Paul Giamatti), uno stratega dotato di acume politico e tenacia. Nella quinta stagione entra in scena un nuovo player, carismatico, affascinante e soprattutto più raffinato e smaltato dei due contendenti, ed è anche grazie a lui che verso la fine Billions torna al suo meglio, con una mossa sorprendente tipica di una serie che tra i tanti pregi ne ha uno che spero faccia proseliti: la capacità di riconoscere quando una storyline ha fatto il suo tempo e chiuderla lasciandoci con l’idea che ne avremmo visto volentieri un po’ di più, piuttosto che aspettare la stanchezza del pubblico. No, non muore nessuno: gli autori di Billions non sono così pigri.

La Casa di Carta – stagione 5 (Netflix) – Arianna Mereu

Con l’uscita su Netflix della seconda parte – la prima era stata rilasciata sulla piattaforma a settembre – la quinta e ultima stagione de La Casa di Carta (2021) si conferma uno spettacolo spassoso, avvincente e – tenendo conto delle declinazioni kitsch che hanno contribuito a codificare e consolidare l’universo creato da Álex Pina – allestito con coerenza e mestiere. La scrittura, agile e centrata, riesce a imprimersi sulla scena in maniera sempre vincente, finanche rinegoziando – mediante una strategica operazione di recupero e introduzione delle nuove informazioni grazie ai flashback dedicati al personaggio Berlino – l’evoluzione e il peso degli eventi narrati.

Sul piano del ritmo l’andamento oscilla costantemente tra un’azione celere (mostrata attraverso una regia d’impatto) e un’epica picaresca davvero irresistibili, con un finale che definirei tanto conciliante quanto brillante per quella che resta la miglior stagione della serie spagnola.

Foundation – stagione 1 (Apple Plus)

Apple mette in campo soldi ed esperienza (l’autore è David Goyer) per adattare la Trilogia delle Fondazioni di Asimov, impresa finora mai tentata, nonostante il testo sia un grande classico della fantascienza (ma ne parliamo meglio qui). La strada scelta è quella di inserire azione e avventura là dove i testi sono composti da dialoghi e riflessioni, e affiancare al materiale di partenza una storyline originale, quella dei cloni dinastici il cui arco narrativo mostra il lento, ma inesorabile crollo dell’Impero. Grandi valori produttivi, ottimo cast, perplessità sulla resa post mortem di Hari Seldon, ma in complesso un ottimo prodotto soprattutto valutato attraverso il filtro di un’attualissima indagine geo-politica.

Arcane – stagione 1 (Netflix)

Arcane è un ottimo adattamento di un videogioco, ma fermarsi a questo sarebbe a dir poco riduttivo. La serie si fonda sulla lore di League of Legends e – come recita la sinossi – parla del delicato equilibrio tra la ricca città di Piltover e i bassifondi di Zaun. In tanti la chiamano “la città del progresso” ed è la patria di molte delle menti più brillanti di Runeterra, ma la creazione dell’Hextech, che permette a tutti di controllare l’energia magica, minaccia questo equilibrio.

La serie è character driven, ma Fortiche – lo studio francese che ha realizzato Arcane – ha creato un mondo affascinante, vivido e dinamico mescolando in modo insolito ma efficace animazione 3D e 2D. Godibile e fruibile da tutti, anche da chi – come la sottoscritta – non conosce il videogioco.

 

 

 

 



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Mara Ricci

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